Questo sabato, Matesi ci presenta una recensione che tutte aspettavamo: “Il duca di ghiaccio” (serie Bedwin), di Mary Balogh.
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Comprai questo romanzo quando fu pubblicato in Italia per la prima volta, cioè ormai nove anni fa, e per me da allora è stato il massimo rappresentante del regency: prezioso e indimenticabile. Opinione, questa, molto diffusa fra le lettrici di romance.Mi sono quindi molto stupita qualche giorno fa, quando, sbirciando le recensioni su Amazon, ho scoperto che alcune persone gli assegnano addirittura una stella. E mi sono chiesta come sia possibile questo singolare fenomeno.Probabilmente ciò dipende dal fatto che il romanzo è il sesto (più due cosiddetti prequel) della serie Bedwyn. I romanzi di una serie, per essere apprezzati nella giusta misura, devono essere letti tutti e nell’ordine in cui sono stati scritti, dal momento che sono incentrati su una famiglia, questa volta formata da quattro fratelli e due sorelle, che ritornano più o meno tutti nei vari volumi. Ciò vuol dire che i vari caratteri vengono sviluppati nel corso di tutta la serie, ma approfonditi soprattutto nel titolo dedicato ad ognuno.Le cose sono ancora più complesse per Wulfric, il fratello maggiore e capo della famiglia, il cui carattere viene costruito nel corso di tutti i romanzi precedenti, dove svolge spesso la funzione di deus ex machina, ennesima incarnazione dell’inglese aristocratico ed imperturbabile, che sembra freddo (come il ghiaccio) ma non lo è affatto, solo si è dovuto assumere enormi responsabilità ad appena 17 anni.Quindi le lettrici imparano a conoscerlo ed amarlo titolo dopo titolo, in attesa del volume conclusivo. Dove si sgelerà.Per quanto mi riguarda, questo romanzo fu il primo in cui caddi in preda alla cosiddetta "sindrome della suocera": ormai affezionata a Wulfric in modo quasi morboso, sognavo per lui una donna superiore: una alta (tenete presente che io sono bassa), dignitosa, regale, irraggiungibile, insomma qualcosa di eccezionale, talmente eccezionale da non riuscire neanche a immaginarla bene. Insomma, qualcosa di più ... DI PIÙ.Nessun essere umano potrebbe arrivare a quelle vette. E bisogna aggiungere che una donna così Wulfric l'avrebbe forse sposata, ma amata certo mai.La scelta della Balogh è stata molto migliore e senza dubbio molto più intelligente della mia: è proprio vero che spesso le madri non capiscono qual è il bene dei loro figli (maschi). Non una come lui, ma una del tutto diversa e complementare. Una con cui potrà essere un uomo pienamente felice e non solo un duca. P.S. Se qualcuna, in questo momento, si sta preoccupando per mia nuora, si tranquillizzi. Aristotele aveva ragione quando attribuiva a teatro e letteratura una funzione catartica. E quindi, dopo aver sfogato sui personaggi romanzeschi i miei istinti peggiori, nella vita reale mi sforzo di essere la migliore suocera possibile. O almeno quella più sopportabile.