Mathieu Amalric al Kino, ospite speciale della ottava edizione della “Primavera del cinema francese”

Creato il 18 aprile 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Ospite speciale della ottava edizione della Primavera del cinema francese che si è tenuta al Kino dall’8 al 10 Aprile è stato l’attore e regista Mathieu Amalric, recentemente sugli schermi cinematografici con il suo ultimo lavoro, Tourneé, premiato a Cannes per la regia, in cui compare davanti e dietro la macchina da presa.

Nella pellicola Amalric veste i panni di un impresario che porta in giro per la Francia uno spettacolo di Burlesque, con un intento umano preciso, che però si trasforma in un viaggio on the road che strapperà via l’anima anticonformista di questo gruppo assortito. L’incontro con il critico francese Cyril Neyrat si è sviluppato più che nella struttura classica di un’intervista, come un focus stretto sulla genesi del film.

Amalric rivela le tappe che, nell’arco di un decennio, hanno portato alla lenta elaborazione della produzione e della creazione dello script. Interessante scoprire come non fosse il mondo degli spogliarelli il primo input che aveva dato il via all’idea del film. Il concept di base invece era proprio la libertà e la voglia di osservare i retroscena del mondo dello spettacolo in maniera disincantata e affascinante allo stesso tempo.

Mostrando clip inedite degli outtakes del film, il regista spiega come si sia cercato uno stile documentaristico, a tratti si potrebbe definire jazzistico, che lasciava molto spazio all’improvvisazione. La scelta di girare con una sola camera e piazzarla sul limite tra il palcoscenico e il retropalco acclara la specifica intenzione della prospettiva che si voleva scegliere per lo spettatore.

Amalric riflesse su se stesso come filmaker e uomo di cinema poliedrico (è stato in passato anche montatore, direttore della fotografia e molto altro) e sulle sue influenze per un film del genere, tra le quali emerge chiaramente Bob Fosse ma anche John Cassavetes per la leggerezza spontanea della regia. Senza voler necessariamente ricercare dei significati dietro la sua opera, il regista cerca di non forzare la mano sul proprio lavoro di sceneggiatura, rivelando una libertà di realizzazione che si respira frequentemente anche nella visione del film. Quasi come uno sfogo personale, spiega come lui e i suoi realizzatori abbiano voluto mettere in Tourneé tutto ciò che non hanno avuto il coraggio di fare nella loro vita, la trasgressione che però non viene urlata e resa morbosa, né vanamente pruriginosa, ma un sano sfogo del flusso di coscienza.

Gianluigi Perrone


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