Se vi siete sposati da poco avrete già ricevuto la lettera dell’Agenzia delle Entrate. E’ il Fisco che vi scrive, non per farvi gli auguri ma piuttosto che chiedervi informazioni su come è andato il vostro matrimonio: bene, direte voi, la sposa era bella, lo sposo elegante, gli invitati contenti e, al momento del sì anche la nonna si è emozionata. Ma non è questo che occorre rispondere. Il Fisco, ha, infatti, deciso di rivolgersi alle famiglie per conoscere tutto il resto: dove avete fatto le vostre spese e quanto avete pagato. Bisogna dichiarare tutto: dai fiori all’estetista, dal ristorante al parrucchiere. Tutto. Con nomi e cognomi.
Dopo le dichiarazioni dei redditi arriva la dichiarazione di nozze. E allora, carissimi sposi, mettete da parte confetti, fotografie e viaggio di nozze e comunicate al Fisco nomi e cognomi delle persone che, in qualche modo, hanno contribuito a rendere unico il vostro giorno. Nono solo: vuole sapere anche quanto avete pagato e se avete avuto o meno la ricevuta fiscale. Un po’ come se conoscere il nome del fioraio o accertarsi di aver ritirato la ricevuta fiscale dal sarto fosse il vostro pensiero fisso.
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La spesa per affrontare un matrimonio può anche arrivare a 25.000 euro e, secondo il Fisco, gran parte di essa non è coperta da nessun documento fiscale. E’ così, allora, che l’Agenzia delle Entrate estrapolerà dall’Anagrafe Tributaria l’elenco delle giovani coppie o comunque di quelle che hanno contratto matrimonio dal 2006 in poi. Per loro è in partenza una lettera che pone l’obbligo in capo agli sposi di restituire agli uffici il modulo opportunamente compilato.
Attenzione, però perché rispondere al Fisco è obbligatorio. Per gli inadempienti è prevista una sanzione pecuniaria. Nessun documento da allegare in copia: solo nomi, indirizzi e importi di spesa. E’ questo un modo alternativo e insolito per contrastare l’evasione fiscale. E allora che dire? Che se il Fisco non riuscirà a debellare l’evasione almeno avrà gettato le basi per avviare l’attività di wedding planner.