Ospiti in studio a coadiuvare il conduttore Luciano Garofano comandante dei Ris e Ilaria Cavo, giornalista televisiva specializzata in cronaca giudiziaria.
“Ci tengo a spiegare perché non ho mai voluto gridare la mia innocenza, semplicemente perché volevo che prima fosse dichiarata da un giudice. Ora che mi hanno assolto vorrei che le persone capissero cosa vuol dire essere accusato, non solo ingiustamente ma con una cosa aggiuntiva e cioè l’aver fatto del male ad una persona a cui ho voluto bene”.
La vita di Chiara Poggi è stata interrotta da qualcuno che non è ancora stato scoperto. Una ragazza che voleva un futuro, appena laureata, sognava di diventare manager, una figlia modello, chi poteva voler male ad una ragazza così? C’erano ombre nella sua vita? A chi ha aperto la porta quella mattina, al sua ultima mattina di vita?
Essendo dalla parte accusatoria, Garofano afferma che pur rispettando la sentenza è necessario cercare tracce peritali, perchè in appello ci si troverà di fronte a sorprese sulla dinamica dell’omicidio che non sono ancora state sviscerate e approfondimenti scientifici che daranno esiti diversi. Anche Ilaria Cavo dichiara che in questa vicenda ci sono elementi ancora da approfondire, come lo stesso movente che potrebbe essere collegato ad una discussione imprevista, avvenuta in seguito a presunte scoperte fatte da Chiara nel computer di Alberto.
A distanza di tempo (avevo già riassunto la puntata di Matrix del 12/04/2010: La Tv, scava nella cronaca nera. Il caso STASI appassiona) riguardando il viso calmo dell’intervistato si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un ragazzo di natura riservata, forse un po’ timido che può risultare freddo ma al contempo genuino, un ragazzo che deve forzatamente difendersi. – “ Ho avuto paura, la paura di subire un’ingiustizia, in carcere quattro giorni sembrano pochi, ma sono lunghi, per una persona che è innocente, ero solo e ho pianto dentro di me”!
Di questo caso mediatico ci restano le ultime parole dell’intervista di Stasi:
”La convinzione della mia innocenza è stata la mia forza maggiore”.
Sicuramente rivalutare un processo dopo venti anni, rende tutto molto più difficile, nonostante ciò le analisi del DNA e di altri reperti, possono essere effettuate in modo più scrupoloso rispetto al passato, la sensibilità delle tecniche oggi a disposizione potrebbero condannare o scagionare il signor Busco che peraltro non è ancora stato realmente accusato. Intorno a questa vicenda ruotano sempre gli stessi personaggi, il datore di lavoro e il portiere che si è suicidato lasciando un messaggio inquietante : Venti anni perseguitato senza nessuna colpa!
Anche se la difesa ha puntato tutto cercando di screditare il testimone smontando i suoi ricordi, gli unici imputati restano loro, ma senza la testimonianza di Frigerio sarebbe molto difficile constatare la colpevolezza dei due imputati. “ Finalmente tutto è terminato, la sentenza ha dimostrato la verità, la giustizia ha trionfato e la condanna è stata una liberazione. Quello che dice Olindo non mi interessa, io ho sempre detto al verità”!
Ciascuna di queste persone deve fare i conti con quel senso di giustizia innata che impegna ogni singolo individuo a tenere un comportamento onesto, corretto e non lesivo nei confronti dei propri simili. Un comportamento morale a cui ciascuna coscienza è chiamata a rispondere.