Sul letto matrimoniale, restaurato con laccatura bianca, spigoli in legno e decorazioni in bronzo dorato originali dell’epoca rilucidate, era adagiato un copriletto in tessuto matelassé.
Per rispondere alle regole dell’arredamento in stile shabby chic, i mobili non erano coordinati tra di loro.
Il comodino era stato ricavato da un antico comò da bagno, mentre l’armadio a due ante era stato riverniciato in colori pastello e i piedini erano stati decorati con motivi floreali.
Nella stanza, era presente anche uno scrittoio restaurato e laccato color verde salvia con effetto velatura e decapatura sopra il quale una brocca smaltata conteneva delle rose gialle.
Di fianco all’armadio, una libreria ospitava indistintamente testi consumati e altri più recenti, ma pur sempre vissuti.
Matteo si avvicinò per scrutare meglio quei volumi.
Camilleri e Montalbán, ma anche Indridason e Larsson, passando per Conan Doyle, Agatha Christie fino a Grisham, Cornwell e Alessia Gazzola.
Tutti quegli autori, e altri meno noti, erano lì, insieme, a condividere le loro parole, le loro storie, i loro personaggi. Non esisteva un ordine, una catalogazione precisa, una collocazione per autore, anno, tema. Un caos letterario talmente esasperato che regalava quiete.
Almeno, questa era la sensazione che ne ricevette Matteo.
Curioso, no? C’erano anche i libri scritti da lui. Quella era la stanza del giallo, del noir, del poliziesco, dei thriller di tipo medico/legale. E lui si trovava a casa. Aveva bisogno di sentirsi così.
L’incontro con Matilde, quei pochi attimi carichi di tensione, rabbia e risentimento, troppo a lungo repressi, lo avevano destabilizzato.
tratto da LA LOCANDA DELLE EMOZIONI DI CARTA
di Viviana Picchiarelli
a cura di Costanza Bondi
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