A proposito di Renzi, sono stato testimone oculare di un fatto avvenuto giusto un anno fa (ne parlai qui). Stavo trascorrendo un week end a Firenze quando, durante una passeggiata per le vie della città, giunsi in Piazza della Signoria dove era in corso una cerimonia pubblica presenziata dall’allora sindaco. Nei pressi, una scolaresca attendeva di vedere Palazzo Vecchio e, a un certo momento, i bambini, tutti intorno ai dieci anni, cominciarono a vociare “Matteo! Matteo!”. Renzi si avvicinò, s’intrattenne con loro e le insegnanti per un buon quarto d’ora, si fece scattare alcune fotografie, quindi s’interessò che qualcuno potesse accompagnarli durante il percorso di visita. I suoi modi apparivano un po’ da piacione, va bene, però notai con favore che erano freschi, spontanei, quelli di un giovane padre di famiglia e non da stratega della comunicazione. Tantevvero che, pur essendo passato mezzogiorno, si attardò a conversare cortesemente con alcuni fiorentini che lo avevano fermato all’ingresso del Palazzo.
Ciò che voglio dire è questo: se si pretende di valutare l’operato di un politico, bisogna essere pragmatici e addebitare fatti concreti. Non ho dubbi che molte delle decisioni del governo presieduto da Renzi non piaceranno agli italiani e probabilmente neppure a me. Attaccarsi però alle filastrocche dei bambini mi sembra una critica pregiudiziosa del tutto inconsistente. Infantile, appunto.