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Matteo Renzi: l'ennesimo ritardatario della "sinistra" italiana

Creato il 12 aprile 2013 da Nicola_pedrazzi @Nicola_Pedrazzi
      Tutti quei giornalisti che si chiedono «ma con Renzi sarebbe andata diversamente?» si pongono il quesito sbagliato (o, per meglio dire: stanno facendo una domanda del cazzo). Perché ci sono state le primarie, e "la base" ha detto Bersani. Il comma 8 dell'articolo 18 dello statuto del PD (esiste davvero) recita: «Qualora il Partito Democratico aderisca a primarie di coalizione per la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri è ammessa, tra gli iscritti del Partito Democratico, la sola candidatura del Segretario nazionale». Tradotto: Bersani era l'unico legittimo rappresentante del PD alle primarie della coalizione Bene Comune (PD, SEL, PSI, Centro Democratico), ma la buona politica per una volta è riuscita ad andare oltre alle regole - quei maledetti codicilli che l'azzeccagarbugli utilizza contro il povero Renzo e che Ghedini utilizza da anni per difendere Berlusconi. Il Renzi ha potuto così giocare la sua partita; a mio giudizio si è trattato di una partita corretta, poiché la decisione di lasciare libero il primo turno e di far votare al secondo turno solo chi aveva votato al primo è anzitutto giusta, e solo collateralmente ha favorito il vecchio Segretario. Vabbè chissenefrega, sta discussione è morta. L'ho rispolverata solo per far passare un concetto: ammesso che Renzi sia il nuovo vincente, è stata "la base" della sinistra italiana a bocciarlo, non la dirigenza del partito in cui il baldo giovane conta di fare carriera (detto senza alcuna vena polemica). In conclusione: ancor più della dirigenza, è la base elettorale del centrosinistra che avrebbe bisogno di essere rottamata.
      Ma veniamo al piccolo Renzi. Perché non ha vinto? Perché "la base" (e tre...) lo ha rifiutato? Per capirlo basta guardare il video della sua partecipazione ad Amici di Maria De Filippi del 6 aprile scorso. Quella giacchetta di pelle e quel pantaloncino attillato per l'occasione non possono andare giù a nessuno che abbia un minimo di senso del fake. Non vanno giù al salsicciaro del Festival de l'Unità e non vanno giù nemmeno a me. Tuttavia Renzi ha ragione: non si vincono le elezioni solo parlando alle gente dei gazebo; bisogna aprirsi, andare dove la gente guarda, senza paura di sporcarsi. Nel momento in cui mi schifo - per me e per tanti altri zovan della mia età quel programma è IL MALE, l'icona del telecinquismo da cui abbiamo sempre voluto distinguerci - capisco che dal punto di vista politico il ragionamento fila. Ed infatti un buon centro-sinistra in gran parte rinnovato (ma autoreferenziale dal punto di vista della comunicazione) è riuscito a "non vincere" anche queste elezioni. Bravi.
      La sinistra italiana è colpevole di un ritardo imbarazzante. Non solo perché Bersani doveva candidarsi alle primarie del 2007 contro Veltroni - fece un passo indietro "nell'interesse del partito" (interesse de che? Quelle primarie furono una farsa e crearono il mito delle primarie inutili) - ma soprattutto perché, anche questa volta, la sinistra è rimasta vittima del suo limite culturale novecentesco: per governare bisogna appoggiarsi al centro. Vinceremo. Se i voti non bastano, ci aiuterà Monti, tanto anche lui crede nella Costituzione, e il gioco è fatto. Peccato che il centro non esista più - ma vaglielo a spiegare a Bersani e al salsicciaro, che il "compromesso storico" non è più una strategia politica. Nell'Italia di oggi esistono principalmente diverse esigenze di radicalità - e in tutte le direzioni, non per forza a sinistra; una domanda di rappresentanza variegata ma aggregabile che chiedeva solamente di essere soddisfatta attraverso un progetto (programmatico ma soprattutto comunicativo) completamente nuovo - o meglio: inedito, vergine, mai provato.
      Da questo punto di vista, Renzi ospite da Amici offre l'ennesima cartolina di una "sinistra" che anche quando si fa scaltra arranca, possibilmente dietro a un treno già passato. Eccolo, il cavallo su cui puntare al prossimo giro, la soluzione al grillismo dilagante.

      Si tratta della foto sulla testata del suo sito internet: un autentico capolavoro. Dominano la scena i colori democratici: il bianco e il rosso; il porpora di una carta da parati fiorentinamente gigliata d'oro è elegantemente ripreso da uno stralcio di tricolore sulla sinistra, dal rosso della matita e dalla parte superiore della cover obamiana dell'IPhone - I-Phone, matita, tricolore: ascolto e prendo nota per la Patria; al contempo una lampada riscalda lo sfondo, mentre una candida camicia, specchio dell'anima che morbidamente racchiude, ammicca ai bianchi elementi dei due computer. A proposito di computer: sulla sinistra quello pubblico, "di servizio" (nà merda pazzesca) sulla destra quello personale (il top): significa che un buon sindaco non spende i soldi dei cittadini per i propri comodi, o è un'allegoria del pensiero renziano sul pubblico e sul privato? Probabilmente entrambe le cose. Fatto sta che l'intero quadro risolve su un tavolo cristallino, specchio dell'anima che luminosamente riflette, un svolta fredda che esalta il grigio metallizzato del MB Pro e giustifica il blu, altrimenti isolato, della bandiera europea - a questo punto solo lo sguardo di uno stolto non correrebbe alla parte inferiore della cover obamiana dell'I-Phone.
      Una domanda mi sorge spontanea. Ma "la sinistra" non poteva sviluppare questa finissima estetica pop prima che la peggiore estetica pop del mondo Occidentale (quella berlusconiana) ci distruggesse la vi(s)ta?

      Oggi, caro Matteo, questa foto non solo non fa più effetto, ma fa ridere da quanto sono sgamabili le sue intenzioni. L'estetica di oggi è un'altra - paradossalmente molto più vicina a quella della sinistra originaria, senza le virgolette:


      Bianco su nero: "L'immagine è zero, la sete è tutto", recitava lo spot di una bibita a mio giudizio sottovalutata. Grillo ha ascoltato la nostra sete. Pensiamo davvero che lo mettano in difficoltà tecniche comunicative del 1994?
      Non sapremo mai come sarebbe andata con Renzi candidato premier (secondo me uguale). Ma è abbastanza evidente che Renzi è l'ennesimo esempio di una "sinistra" culturalmente in ritardo e mai di moda - anche se, in nome della moda, si è messa le virgolette.

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