Matteo Renzi, l’uomo di mezzo (Sarantis Thanopulos)

Da Rene1955

Il nostro pre­si­dente del Con­si­glio è la rap­pre­sen­ta­zione vivente, assai pre­oc­cu­pante, di un gover­nare indi­pen­dente dalle (poche) cose che si fa e dalle (molte) cose che si devono fare. La fidu­cia dei cit­ta­dini è sosti­tuita dalla curiosa per­ce­zione psi­co­lo­gica, non esat­ta­mente una con­vin­zione, che non esi­sta altra solu­zione. Sul piano delle qua­lità per­so­nali il pre­si­dente Renzi ha, per dirla in gergo uni­ver­si­ta­rio, tutte le «mediane»: né bello né brutto, né sim­pa­tico né anti­pa­tico, né colto né incolto, intel­li­gente piut­to­sto che stu­pido, esperto di tutto e di niente. Par­te­ci­passe a un con­corso, un’idoneità acca­de­mica, in qual­siasi mate­ria, sarebbe sua di diritto. La dif­fi­coltà enorme che devono affron­tare i suoi cri­tici è la loro con­vin­zione che lui esi­sta. Ben inteso una per­sona reale chia­mata Mat­teo Renzi è pre­sente tra di noi e fa la sua vita. Respira, man­gia e beve, si gode i pano­rami, ha le sue pre­oc­cu­pa­zioni e le sue intui­zioni, sogna e fan­ta­stica, ama i suoi figli e sua moglie e ne prende cura. Non è peg­gio di tanti ed è meglio di molti.

Le qua­lità che più gli hanno per­messo di fare strada nella vita pub­blica sono la fede asso­luta in sé e la spre­giu­di­ca­tezza. La sua fac­cia da bravo ragazzo fa stare tran­quilli i suoi con­cor­renti, quando dovreb­bero essere molto irre­quieti. Tut­ta­via nulla di que­sto gli avrebbe per­messo di andare molto al di là della pur impor­tante carica di sin­daco di Firenze, se le cir­co­stanze della vita sociale e poli­tica non aves­sero fatto di lui «Il Segno dei Tempi».

Come segno dei tempi nel campo poli­tico, si intende abi­tual­mente la for­tuna di certi movi­menti o uomini i quali seguono le cor­renti che le cir­co­stanze socioe­co­no­mi­che e cul­tu­rali creano in un dato momento. Lavo­rando in super­fi­cie e evi­tando di affron­tare ciò che si agita in pro­fon­dità, con un approc­cio che esalta la tat­tica e rifugge la stra­te­gia, vanno a gon­fie vele fin­ché la cor­rente a cui si adat­tano va per il suo verso. Con­trad­dirli pone i corag­giosi che vi si avven­tu­rano nella posi­zione sgra­de­vole di chi «rema contro».

Remare con­tro, per quanto fati­coso possa essere, non è un’impresa impos­si­bile ed è la pre­messa, a volte dall’esito felice a volte no, di ogni vera tra­sfor­ma­zione.
Se tutti remas­sero secondo la cor­rente del momento la vita sarebbe un’agitazione ingan­ne­vole, un incre­sparsi dell’acqua in super­fi­cie. L’opportunismo che paras­sita ogni epoca, sguaz­zando nelle sue con­trad­di­zioni, è un nemico del cam­bia­mento da non sot­to­va­lu­tare ma non imbat­ti­bile. È rap­pre­sen­ta­tivo del quieto vivere, pro­spet­tiva peri­co­lo­sa­mente illu­so­ria, ma non merita vera­mente l’appellativo sini­stro di «Segno di Tempi».

Quest’ultimo ha un signi­fi­cato diverso dall’adagiarsi alle cir­co­stanze, sfrut­tando i van­taggi a breve ter­mine che ciò com­porta. Indica una situa­zione, che annun­cia cata­strofi, in cui l’inerzia di un’epoca, il nucleo oscuro di immo­bi­lità che resi­ste alle tra­sfor­ma­zioni, si impa­dro­ni­sce degli uomini (delle loro emo­zioni e pen­sieri) e li para­lizza. Si vive incan­tati, pen­sando di muo­versi, ma il tempo non scorre. Mat­teo Renzi è inca­strato nello sfondo mel­moso della sto­ria è più si agita, più si impi­glia. Pren­der­sela con lui o difen­derlo non ha molto senso. Si rischia di restare impi­gliati insieme a lui.
I tempi di oggi vivono nella sospen­sione dello scam­bio reale con l’altro. Costui o è demo­niz­zato e fatto fuori nel modo più radi­cale pos­si­bile (in silen­zio o con cla­more) o è esor­ciz­zato nella sua diver­sità, assi­mi­lato nella nostra imma­gine e cor­ret­ta­mente posi­zio­nato in un mondo di cloni. Sve­gliarsi è pos­si­bile e neces­sa­rio per­ché que­sta “nut­tata” non è fatta per passare.

da manifesto.info