Padova, oggi. Quando Guo Xiaoping, capo della banda dei pugnali parlanti e affiliato della temibile triade 14k, decide di dare la scalata alla malavita locale, scalzando Rossano Pagnan e famiglia, e dallo scontro tra i due nasce una piccola guerra, la misteriosa Mila Zago, infallibile killer a contratto, è pronta ad uscire dall’ombra per offrire i suoi servigi ai leader di entrambi gli schieramenti. E, data la sua inspiegabile preparazione tecnica, i boss -orgogliosi, certo, ma con l’occasione anche prudentemente pragmatici- non si fanno problemi ad avvalersi del suo aiuto. Ma c’è qualcosa che nessuno dei due sospetta: non è la sete di denaro a muovere Mila in quella che, man mano che la narrazione avanza, assume sempre più i contorni di una “missione”, ma il bisogno di chiudere i conti con un tragico passato…
In uscita in questi giorni per E/o, La ballata di Mila, di Matteo Strukul, inaugura la nuova collana “Sabot/age”, diretta da Colomba Rossi, curata da Massimo Carlotto e programmaticamente volta a “sabotare il quotidiano” trattando “temi inquietanti eppure rigorosamente taciuti”(2). Per rispondere alle richieste dei curatori di collana, l’autore, qui alle prese con la la sua prima prova narrativa, ma di certo né esordiente, né tantomeno outsider(3), prende spunto da un articolo relativo alla diffusione della mafia cinese in Veneto(4) per dedicarsi ad una cruenta rilettura de La sfida del samurai, senza preoccuparsi di occultare o camuffare i suoi modelli letterari(5), senza lasciarsi intimidire dal doppio confronto con Kurosawa e Leone(6), e intrecciando dinamiche (criminali) reali ed esagerazione pulp, attenta informazione e forsennate acclerazioni tipicamente action, gusto per il guignolesco, omaggi ai classici e trovate argute. E il risultato di questa miscela – declinazione personale dei capisaldi del manifesto SugarPulp(7)- è un romanzo veloce, ipercinetico, rumoroso, spigliato, nutrito di cultura pop, che concilia con successo stile e modi americani e caratteri strettamente locali.
Il romanzo La ballata di Mila di Matteo Strukul è edito da E/o.
(1)Matteo Strukul, La ballata di Mila, E/o, Roma 2011, p. 119.
(2)Dal comunicato stampa emanato dall’editore.
(3)Matteo Strukul, padovano, classe 1973, ha per anni affiancato agli studi di giurisprudenza prestigiose collaborazioni giornalistiche, il lavoro come addetto stampa per l’editore padovano Meridiano Zero, e l’impegno saggistico: suoi sono i volumi Il cavaliere elettrico. Viaggio romantico nella musica di Massimo Bubola e Nessuna resa mai. La strada, il rock e la poesia di Massimo Priviero (Meridiano Zero, Padova, 2008 e 2010). Nel 2009 ha fondato, con l’amico Matteo Righetto, il movimento Sugarpulp.
(4)L’articolo, uno stralcio del quale è posto in epigrafe, è uscito sul “Mattino di Padova” il 19 ottobre 2010.
(5)La rivendicazione della forma cinematografica, di un certo stile e di una serie di atmosfere “americane” è, oltre alla territorialità, elemento portante del manifesto Sugarpulp (http://sugarpulp.it/manifesto/).
(6)Ma anzi triplo, perché Strukul, che di pulp è un vero cultore, avrà avuto ben presente il remake Ancora vivo, firmato da Walter Hill e interpretato da un inarrivabile Bruce Willis, o addirittura quadruplo, se tra i riferimenti si vuole includere anche il recente Sukyaki Western Django di Takashi Miike. C’è da dire, però, che la revisione qui proposta dell’“uomo senza nome”, la fatale Mila -personaggio dalla chiara derivazione cinematografica e in parte “infedele” al modello originario (l’autore si lascia andare e, nel corso della narrazione, le fornisce un passato)- è ben più originale di quella offerta nelle varie riletture precedenti.
(7)“Sugarpulp […] è un modo di scrivere che mescola il linguaggio cinematografico della sceneggiatura con i profumi di sangue e zucchero della Bassa, dei campi di mais, delle case coloniche, le osterie, i colli, gli ippodromi, il mito della Romea e del Delta”, si legge nel manifesto, e, se nei romanzi di Matteo Righetto (Savana Padana (Zona, 2009) e Bacchiglione Blues (Perdisa, 2011)) questo aspetto locale si manifestava prepotentemente anche nei dialoghi, in La ballata di Mila, Strukul risponde al programma del movimento con la scelta di un pretesto narrativo (scelta forse in parte imposta, connessa alle richieste dei curatori di collana, ma portata fino in fondo attraverso un attento e accurato lavoro di ricerca, i cui risultati sono sapientemente inseriti all’interno della narrazione) strettamente legato al territorio, e attraverso la cura delle ambientazioni.