L’Italia potrebbe aver trovato il terzino del futuro: gioca nel Milan con la maglia numero 2 e risponde al nome di Mattia De Sciglio, vent’anni. Cresciuto nel Cimiano, entra fin da giovanissimo a far parte del vivaio rossonero, completa tutta la trafila ed esordisce in prima squadra in Champions League nel novembre 2011, nel match vinto per 2-0 a San Siro contro il Viktoria Plzen. Insomma, un battesimo europeo degno di chi ha il Milan e il suo dna da coppe nel sangue. Mattia comincia a maturare e nel corso della stagione 2011-2012 colleziona qualche presenza anche in campionato, segnalandosi fra gli addetti ai lavori per un carattere tranquillo e sempre dedito al proprio compito.
In estate, dopo la chiamata di Cesare Prandelli per l’amichevole con l’Inghilterra, il club di via Turati investe molto sul suo futuro, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di arrivare a fine novembre in questa situazione. Anche grazie agli infortuni di Abate ed Antonini, infatti, il 20enne veste costantemente la maglia da titolare con prestazioni sì altalenanti, ma sempre colme di grinta e sacrificio per la squadra. Doti che possono portarlo lontano, soprattutto se accomunate alla necessaria tranquillità che un giovane deve sempre e comunque mantenere per esplodere in una società storicamente ai vertici del movimento calcistico italiano.
Necessaria tranquillità, sì. Perchè dopo un avvio promettente, De Sciglio si è leggermente eclissato anche a causa del periodo no degli uomini di Allegri. Prima l’errore in fase di marcatura che è costato il gol vittoria di Samuel nel derby, poi alcune prestazioni incolori a centrocampo nei tre incontri nei quali il tecnico toscano ha sperimentato la difesa a tre ed infine, punto più basso, il disastro con la Fiorentina. Un mese no, tuttavia, può capitare a tutti, figuriamoci a chi ha alle spalle meno di venti presenze nel massimo campionato e in una situazione delicatissima, con il Milan vicino alla zona retrocessione. Brillare sarebbe stato complicatissimo, ci è riuscito solamente il coetaneo Stephan El Shaarawy il quale, più che la classica ‘eccezione che conferma la regola’, si sta dimostrando un vero e proprio fuoriclasse. Mattia, però, che di talento ne possiede pressoché altrettanto, ovviamente in zone del campo differenti, ha saputo rialzarsi.
Prima l’assist per il vantaggio del suddetto Faraone nel successo contro l’Anderlecht, poi la prestazione monstre di domenica sera contro la Juventus. Asamoah, fino ad ora spina del fianco per tutte le difese del campionato, è uscito dal big match letteralmente annichilito dall’intelligenza tattica e dal senso dell’anticipo del numero 2 rossonero, tra i migliori in campo nell’impresa contro la capolista. Adesso si prospettano mesi fondamentali, sia per il club di via Turati che per lo stesso terzino: bisogna salvare una stagione già compromessa ed emergere ulteriormente fra i prospetti più interessanti della Serie A. I due fatti sono strettamente collegati, un’eventuale crisi del Milan renderebbe tutto più complicato per De Sciglio. Il quale, però, lavora costantemente con forza di volontà e sacrificio per migliorarsi sempre di più, in attesa di un’altra chiamata dalla Nazionale e, perchè no, una vera e propria investitura da parte dell’allenatore in seconda Mauro Tassotti, che lo guida come un figlio. 1980-2012, la storia potrebbe ripetersi. Basta la necessaria tranquillità.
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