Mattia Preti, il Cavalier calabrese

Creato il 24 maggio 2013 da Artesplorando @artesplorando

Mattia Preti, Vanitas

Mattia Preti, maestro seicentesco, non è un artista particolarmente noto, ma la qualità della sua pittura lo colloca in testa alla schiera dei caravaggeschi, e quest'anno si celebrano i 400 anni dalla sua nascita. Sono questi i principali motivi per cui ora la Reggia della Veneria a Torino promuove la mostra  Il Cavalier calabrese Mattia Preti. Tra Caravaggio e Luca Giordano. L'esposizione si snoda attraverso oltre 40 capolavori provenienti da circa 25 prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane, maltesi e inglesi, presentati insieme ad importanti dipinti di Caravaggio e Luca Giordano che documentano le fonti, le influenze e gli esiti dell'originale ricerca pittorica di Preti. Ed è per questo che ne approfitto per parlarvi di lui.Mattia Preti, detto il Cavalier Calabrese, nacque a Taverna (Catanzaro) nel 1613.
Giunse a Roma agli inizi degli anni 30 entrando in contatto con la pittura di Caravaggio e dei caravaggisti. Importanti per la sua formazione furono i suoi viaggi ricordati dalle fonti ma di cui non si ha notizia certa. Quasi sicuramente si trovò nell'Italia settentrionale dove si accostò alla pittura emiliana dei Carracci, di Lanfranco, del Guercino e alla pittura veneta del Veronese.
Alla fase romana della sua attività appartengono gliaffreschi in S. Giovanni Calibita e nell'abside di S. Andrea della Valle dove eseguì gli affreschi con Storie di S. Andrea; nel 1652 eseguì l'affresco in San Carlo ai Catinari a Roma rappresentante L'elemosina di San Carlo.
L'anno successivo il pittore si trovò già a Napoli dove eseguì grandi serie di affreschi e numerose pale d'altare diventando personalità di spicco nella città.
Storie della vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d'Alessandria, le due redazioni del Figliuol prodigo che oggi si trovano al museo di Capodimonte e a Palazzo Reale a Napoli, il San Sebastiano per la chiesa di S.Maria dei Sette Dolori e la Madonna di Costantinopoli nella chiesa di San'Agostino agli Scalzi.
Nel 1661 l'artista si stabilì a Malta dove, come pittore ufficiale dei Cavalieri dell'Ordine, fu impegnato nella decorazione della cattedrale di S. Giovanni a La Valletta con Storie del Battista e in numerose tele per le chiese dell'isola.
Morì nel 1699 a La Valletta. 

Mattia Preti, ritorno del figliol prodigo

Tra il 1657 e il 1659 eseguì gli affreschi votivi per la peste, oggi perduti, sulle porte della città; eseguì il ciclo, sul soffitto della chiesa di San Pietro a Maiella, con
Personalità complessa, ebbe una sostanziale organicità di stile. Il suo eclettismo apparente è dato, infatti, dal desiderio di raggiungere rapidamente larghi effetti decorativi sulla traccia dei Veneti dell'ultimo Cinquecento; l'elemento vitale del suo stile sta invece nel proporsi, con chiara visione pittorica, il fondamentale problema chiaroscurale, che, sulle orme del Caravaggio, attraverso G. B. Caracciolo (il Battistello), da un lato, e il migliore Guercino e il Lanfranco, dall'altro, rappresentò sempre la ragione prima della sua arte. Il suo luminismo si attua (anche attraverso complessi propositi di composizione) sempre più decisamente nelle tele raccolte, dove la costrizione dello spazio sembra intensificare nella fantasia dell'artista, nello stesso tempo, il valore chiaroscurale e il sentimento drammatico.

Mattia Preti, san Sebastiano

Quel che più conta in lui, è sempre una particolare esigenza di semplificazione, che, provenendo dalla riforma caravaggesca, assume attraverso il Battistello una materia pittorica più ricca, dal Guercino invece una mobilità di chiaroscuro, del tutto diversa, però, dalla stessa maniera del maestro. Una certa rudezza quasi paesana, unita a una spontanea larghezza di squadro nel comporre fanno comunque di lui uno dei più grandi pittori italiani del Seicento.

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