Un'annotazione per mano di Guy Debord, sul retro di una busta, sulla quale aveva scrupolosamente annotato, via via, tutto quello che aveva bevuto il 9 maggio 1962, tra le 14 e le 6 dell’indomani mattina. Un miscuglio permanente di vino (rosé), di birra e di superalcolici (Calvados, Cognac) per un totale di tre litri di vino, due litri di birra e sei bicchieri di superalcolici (cioè mezzo litro). Ovvero, 5 litri e mezzo di alcol in sedici ore. Una media costante di circa 33 cl di alcol all'ora.
Eppure, come lui stesso scriverà, anni dopo, nel Panegirico: «D’altra parte sono un po’ sorpreso, io che ho dovuto leggere così spesso, al mio riguardo, le più stravaganti calunnie o critiche molto ingiuste, di costatare che circa trent’anni, e più, sono passati senza che mai un malcontento abbia denunciato la mia ubriachezza come un argomento, almeno implicito, contro le mie idee scandalose; con un’unica eccezione, peraltro tardiva, di uno scritto di alcuni giovani drogati in Inghilterra, che intorno al 1980 diceva che oramai ero abbrutito dall’alcol, e che pertanto avevo smesso di nuocere.»