Mattino

Da Loredana V. @lorysmart

Basta quel finissimo filo di luce che filtra dalle persiane non perfettamente abbassate a destarmi.

Non serve guardare il cellulare per vedere che ore siano: so già che è l’alba, circa le 5 del mattino, un grande silenzio intorno.

Mi alzo piano, per non destare mio marito che dorme, anzi, ronfa beatamente, e socchiudo la porta della stanza dietro di me.

In questi momenti mi piace andare sul terrazzo, annusare il profumo dei gelsomini che sono ormai pienamente sbocciati, poi prepararmi il caffè, doppio, ben forte, amaro…

Il chiarore dell’alba ormai lascia il posto all’incendio dell’aurora, dietro le alture del Colle, mentre la luce delle ultime stelle (una forse è Venere? Non ho mai imparato a distinguerle) si spegne lentamente, ma una leggera falce di luna permane ancora sospesa nel cielo.

È difficile esprimerlo, ma in questi momenti mi sembra quasi di percepire la presenza di quanti non ci sono più. Dal balcone vedo le finestre della casa dove abitavo da ragazza: le tapparelle sono sollevate, chi ci abitava si è trasferito e l’appartamento è ancora vuoto, ma io vedo ancora mia madre che annaffia le sue piante, la testa bianca di mio padre che legge il giornale, immagino me stessa in camera mia mentre studio o ascolto i miei dischi preferiti… Presenze, fantasmi, spiriti: chi lo sa?

Intanto anche il cielo ha perso il suo rosseggiare: un azzurro sbiadito, qualche nuvola…ed intanto iniziano i rumori mattutini: automobili che passano, porte che sbattono, passi veloci di gente che si affretta al lavoro.

L’incanto è finito, si torna alla realtà.

Se una mattina iomi accorgessi che con l’alba sei partitocon le tue valigie verso un’altra vitariempirei di meraviglia la cittàMa forse dopo un po’prenderei ad organizzarmi l’esistenzami convincerei che posso fare senzachiamerei gli amici con curiositàe me ne andrei da quaCambierei tutte le opinionie brucerei le fotocon nuove convinzionimi condizionereiforse ringiovanireie comunque ne uscireinon so quando (quando)non so comeMa se domani iomi accorgessi che ci stiamo sopportandoe capissi che non stiamo più parlandoti guardassi e non ti conoscessi piùio dipingerei di colori i murie stelle sul soffittoti direi le cose che non ho mai dettoche pericolo la quotidianitàe la tranquillitàDove sei, come vivi dentro?C’e’ sempre sentimentonel tuo parlare pianoe nella tua manoc’e’ la voglia di tenerequella mano nella miaTu dormi e non pensareai dubbi dell’amoreogni stupido timore e’ la prova che ti doe rimango e ti cerconon ti lascio piùnon ti lascio più


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