Maureen O’Hara
Ci ha lasciato una delle ultime stelle della “vecchia” Hollywood, l’attrice irlandese, naturalizzata statunitense, Maureen O’Hara (all’anagrafe M. Fitz-Simons, Dublino, 1920), morta lo scorso sabato, 24 ottobre, nella sua casa di Boise, in Idaho.
Dotata di un forte temperamento, in perfetta simbiosi con un fascino ben definito, cui offrivano risalto la chioma rossa e gli splendidi occhi verdi, O’Hara è ricordata in particolare per le interpretazioni offerte nei film di John Ford, come How Green Was My Valley (1941, Come era verde la mia valle, ispirato all’omonimo romanzo di Richard Llewellyn, 1939) e soprattutto The Quiet Man (1952, Un uomo tranquillo), dove teneva caparbiamente testa a Duke John Wayne, dando vita a dei duetti memorabili, replicati in certo qual modo, riecheggiando La bisbetica domata di Shakespeare, anche nel western McLintock! (Andrew V. McLaglen, 1963).
La sua carriera ebbe inizio da giovanissima, una serie di esperienze in radio e all’Ireland’s National Theatre di Dublino, per poi esordire sul grande schermo nel 1938, grazie all’attore Charles Laughton, che ebbe modo di notarla nel corso di un provino.
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Partecipò quindi a due film minori di produzione inglese (My Irish Molly, Alex Byce, Kicking the Moon Around, Walter Forde), mentre l’anno successivo recitò in Jamaica Inn (La taverna della Giamaica, Alfred Hitchcock). Nell’interpretare ruoli che le consentivano di offrire opportuno spazio al suo carattere forte e determinato (ad esempio la zingara Esmeralda ne The Hunchback of Notre Dame, 1939, William Dieterle, dal romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, 1831) Maureen O’Hara diede inoltre prova di una notevole versatilità, spaziando in generi diversi.
Si possono quindi ricordare titoli come Dance, Girl, Dance (1940, Dorothy Arzner), Black Swan (Il cigno nero, 1942, Henry King), protagonista insieme a Tyrone Power, il primo dei numerosi “film di pirati” cui prese parte, fra i quali Sinbad the Sailor (Simbad il marinaio, 1947, Richard Wallace) e Against All Flags (Contro tutte le bandiere, George Sherman, 1952), con, rispettivamente, i mitici Douglas Fairbanks Sr. ed Errol Flynn.
Molto bella anche la sua interpretazione nel thriller The Fallen Sparrow (Il passo del carnefice, 1943, Richard Wallace) e certo indimenticabile il ruolo di Doris Walker in uno dei classici natalizi per antonomasia, Miracle on 34th Street (Il miracolo della 34ma Strada, 1947, George Seaton), così come quello, almeno a parere di chi scrive, di Beatrice Severn in Our Man in Havana (Il nostro agente all’avana, 1959, Carol Reed, dall’omonimo romanzo di Graham Green, 1958). A partire dagli anni ’60 Maureen O’Hara iniziò a rallentare la sua attività cinematografica, preferendo spesso il piccolo al grande schermo, dove fece ritorno nel 1991 (Only The Lonely, Cara mamma mi sposo, Chris Columbus). Hollywood, al contrario del pubblico, l’ha premiata tardivamente, come fin troppo di sovente accade, conferendole l’Oscar alla Carriera nello scorso febbraio.