MILANO — Si chiama Maurizio Di Palma, 34 anni, incensurato. È lui il paracadutista che all’alba di giovedì mattina si è lanciato dalle guglie del Duomo di Milano ed è atterrato in piazza tra lo sgomento dei passanti.
Base jumper professionista, non è noto al grande pubblico ma tra gli appassionati è una vera celebrità. Al suo attivo ci sono oltre 2.500 imprese spericolate, tra lanci da grattacieli, viadotti e location d’eccezione.
Ma giovedì 4 Luglio 2013, data in cui Maurizio De Palma ha progettato il lancio dal Duomo di Milano, due pattuglie della polizia in Piazza Duomo non le aveva calcolate, nonostante il lungo periodo di preparazione.
E infatti, scrive Andrea Galli sul Corriere della Sera, “decisa per le cinque del mattino l’ora del lancio, si è sporto ed è tornato indietro, per aspettare; dieci minuti dopo di nuovo sbirciatina e idem come sopra; mezz’ora, quaranta minuti, niente, gli agenti non se ne andavano”E così?” E così Maurizio De Palma alle 6.15 di mattina si è lanciato.
Intervistato da Andrea Galli per il Corriere della Sera, Maurizio Di Palma spiega che “alle 6.15 esatte mi sono buttato. Non potevo rischiare, ormai sotto cominciava a esserci troppa gente”.
“Una bravata”, l’ha definita lui stesso con gli investigatori, come tante ne ha compiute sino ad oggi, ma che rischia di costargli cara.
La squadra che era con lui la mattina del lancio -due donne e due uomini compreso un fotografo esperto in scatti nel cielo Max Haim- spiega Andrea Galli, “negavano alla polizia, lesta a piombar loro addosso, d’esser lì per riprendere, immortalare, godersi l’amico Di Palma: insistevano anzi nel sostenere che fossero capitati per caso, da turisti nella folla, vicino al Duomo e che altrettanto casualmente avessero posizionato a terra un cavalletto sopra il quale avevano montato la videocamera. Peccato che intorno vi fosse il deserto, interrotto dal borbottio dei furgoni di chi consegna la mozzarella alle gastronomie e dal tonfo dei pacchi di giornali accanto alle edicole”.
Di, seguito, l’intervista di Andrea Galli al paracadutista Maurizio Di Palma:
“Se non è stata una «bravata», se è stata una missione vera, cosa diciamo, che siete dei terroristi?
«Perché al plurale»?
Lei e gli altri quattro.
«Ma sono saltato solo io».
Questo s’era capito. Non poteva lasciarlo in pace, il Duomo?
«Ah, era una fortezza inespugnabile. E da lombardo… Io sono nato a Pavia, non lontano da Milano, anche se mi sono trasferito in Trentino…».
Vive a Dro. Il sindaco del paesino sostiene che lei è fissato con il base jumping, in particolare da un punto che attira appassionati e miete vittime… In più, vicino a questo posto, lei vorrebbe addirittura costruirci una struttura d’accoglienza ma lo stesso sindaco le ha negato il permesso… Di Palma: nella sua Dro non le danno del pazzo furioso, dell’invasato, del mitomane, ma quasi...
«Ho scelto il Trentino proprio per volare. Ho alle spalle migliaia di lanci. Migliaia».
Non rida della domanda: lo fa per l’adrenalina?
«Io mi gioco la pelle e, anticipo una sua eventuale seconda domanda, non c’è null’altro, null’altro di simile».
Il piccolo Maurizio nasce con la passione del volo?
«Da subito».
Esistono gli aerei. Poteva diventare pilota.
«Voglio volare fuori dalle norme codificate, dalle regole, dagli schemi. Motivo per il quale divento militare con la Folgore, nella Folgore mi fermo per tre anni, inizio con il paracadutismo, fin quando scopro il base jumping».
E non ne esce più.
«Ho girato il mondo. Sa dove andrò ora? In Cina, sul secondo ponte più alto del pianeta».
Perdoni l’insistenza: il Duomo non poteva risparmiarselo? Lo sa che per colpa sua i responsabili dei controlli passeranno guai?
«C’è chi fa meglio il proprio lavoro e chi lo fa peggio».
Qualcuno magari rimarrà senza impiego.
«Non è un mio problema. Guardi, io sono tornato a timbrare regolarmente il cartellino».
In che senso?
«Faccio il tornitore. Sono partito da Milano diretto alla ditta, in provincia di Trento, e ho come da contratto attaccato il turno alle 13. Dalle 13 alle 21».
Ma in azienda non ha ricevuto la notifica della denuncia della polizia?
«A metà giornata mi è arrivata una telefonata. Dalla Questura. Me l’aspettavo, lo sapevo».
Lei non si pente e non si scusa, par di capire.
«Ho passato una notte bellissima. Unica».
Com’era la città da lassù?
«Il silenzio meraviglioso delle guglie voi tutti non l’avete mai ascoltato in vita vostra. Impagabile. I suoni degli artisti di strada che andavano spegnendosi piano piano. Una magia, è stata una magia».
Ha ascoltato e cos’altro?
«Sono stato sveglio. Su un ponteggio. Non ho mangiato, bevuto».
Di Palma: sposato, figli?
«Ho una compagna. Un figlio lo stiamo per mettere in cantiere. La finirò con ‘ste minchiate, no?».
Forse. Ma «’ste minchiate», chi gliele finanzia?
«Esistono gli sponsor. Poi, vuoi i video del Duomo? Costano… Io speculo? No… Paghi e volo. Devo stipendiare gli avvocati. Ho la sensazione che Milano me la farà pagare».