[…]Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
Perchè dalle loro parole non diramarono fulmini
Non se ne vanno docili in quella buona notte[…]Dylan Marlais Thomas
Aprendo questa piccola plaquette di Maurizio vedo che non ci sono parole che ci iniziano alla lettura e dunque a prepararci alle sue parole, ma si arriva al centro di esse passando per una dedica che mi tocca particolarmente.
Mi domando fin troppo spesso, se questo non sia un modo di donare/dedicare parole parlare a chi è andato via, mostrare quella parte di noi che resta sconosciuta forse a volte ed è come dice Maurizio nel primo lampo poetico, dove dice:
“Si va con la poesia
incontro alla morte[…]”
Si attraversa il libretto di Landini in punta di piedi, onorando ogni immagine che sento camminarmi addosso, piccoli disegni che lasciano impronte:
“L’agguato è tutto
nella luce dello sparo;il mattino qualunque
sanguina gli anni indietro senza sbiadire”
La lettura per me, che ho un lutto/assenza infinitamente presente, arriva dritta al cuore assieme a domande sospese, quelle cose rimaste a mezz’aria, riaffiorano piano, nei versi di “Sprovvista” trovo il simbolo a me caro, che invece di sciogliersi – persiste ed è proprio la Neve:
“[…]di botta in bianco ci
pesa la neve, si va tutti in
letargo[…]”
Come se si fermasse ogni cosa per poi ripetersi di anno in anno, i gesti caldi tornano di volta in volta, raccolti come abbracci, anche se non rivestono abbastanza:
“[…]casa per casa io guardo
bussare e cadere
pezzi vissuti d’intonaco”
C’è una richiesta che si respira ad ogni pagina e la prima parte si chiude con quel pesante senso di perdita che è anche di aria che manca come se ci trovassimo:
“[…]in qualche sole
fermo”
La seconda parte, (-sonnia), mi è apparsa l’epilogo di una via crucis del dolore, una scala a scendere, filamenti collegati – sette frammenti rosario di una doloranza che permae e commuove.
Ottima questa piccolo immenso lavoro di Landini.
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