Mawlamyine

Creato il 04 marzo 2016 da Cristina

Randagia nel mondo

MAWLAMYINE 8 9 10 AGOSTO

Arrivare

Mi sono trattenuta a Nyaungshwe un giorno in più, per via delle forti piogge che hanno isolato il paese a sud della capitale. La mia idea iniziale era di andare da Nyaungshwe direttamente a Bago, infine ho deciso di dirigermi a Yangon, in ripresa dagli allagamenti, con un bus notturno, e da lì a Mawlamyine, sicura ed all’asciutto. Il Myanmar mi dà l’idea di essere il classico posto dove rischi di rimanere bloccato per giorni, e preferisco non rischiare. Un pick up mi preleva direttamente agli NK Villa, e mi conduce al terminal a Taunggy, dove, alle 18.30, mi ritrovo sprofondata in una comodissima ed ampia poltroncina reclinabile su un bus vip Shwe Nan Taw. A bordo ci rifocillano con panini preconfezionati e bibite, ma lungo la strada è d’ordinanza la sosta ad un “autogrill” per il rito della cena degli autisti, al che tutti ne approfittano per ingozzarsi nuovamente.

Approdiamo verso le 6.30 nell’enorme stazione di Aung Mingalar di Yangon. Due piazzali, da quello che vedo, ma potrebbero essere di più,  e centinaia di bus. Trovare quello per Mawlamyine sarebbe un ago in un pagliaio, per cui chiedo informazioni e ricompenso con 500 MMK l’anima pia che giunge in mio soccorso.

Il bus, un extraurbano ordinario, con aria condizionata, parte alle 8 e giungo a destinazione verso le 13 (6000 mmk). Un mototaxi mi porta in città, sul lungomare, per 1000 MMK

Dormire

Sul bus mi sono fatta una panoramica di quanto la città ha da offire in quanto a pernottamenti, focalizzandomi sulla Breeze Guesthouse, in quanto economica, sul lungo mare, e non troppo distante da alternative poco più care. L’edificio, pur in bella posizione, è piuttosto sciatto. Mi fanno vedere alcuni sgabuzzini tetri e umidi, (18 USD) percorrendo un lungo corridoio buio come un cunicolo. Penso agli scarafaggi : non ci siamo. Allora saliamo al piano superiore, dalla cui lunga balconata si apre un magnifico panorama, e la brezza spazza via l’odore di chiuso ed umido. Mi mostrano una stanza microscopica, con la moquette sporchissima e due finestre con vista spaziale, 12 USD. Notando la mia esitazione, mi offrono prima uno sconto, e poi mi mostrano la lavagna delle prenotazioni, come per dire “su, dai, non fare la schizzinosa, come vedi altri ci hanno privilegiato”. Mi dirigo al Sandalwood. E’ leggermente più costoso, ma tutta un’altra cosa.

I letti sono morbidi, hanno materasso degno di questo nome, un buon odore. Potevano evitare di piastrellare tutto di bianco come un ospedale, ma almeno è pulito. 22.5 USD con colazione. Alla reception c’è un impiegato che parla uno splendido inglese, sorridente, gentilissimo, ed informatissimo. La clientela è composta da lavoratori asiatici in trasferta, e backpackers leggermente meno spiantati

Mangiare

La prima sera, sabato, su consiglio dell’efficiente receptionist vado sul lungomare, in direzione sud, dove hanno allestito centinaia di tavoli, bancarelle, ed un maxischermo che trasmette le partite inglesi. Mi sa che tutta Mawlamyine è lì, gruppetti di uomini, famiglie, ragazzi. Si mangia pesce, specialità tipo trippa e frattaglie varie, e poi i classici risi e zuppe.

Il turnover è impressionante, i cuochi lavorano senza sosta, i camerieri rapidissimi fra i tavoli prendono le ordinazioni, e si esibiscono in spericolati equilibrismi con i piatti di portata. Riso fritto 1500 MMK

Presso il Grandmother & Grandfather, frequentato anch’esso da gente del posto, oltre a stranieri, per 2000 MMK mangio una zuppa di noodles cinese. La vista è bellissima, i tavoli esterni danno l’impressione di stare a mare, e la brezza mitiga un po’ il calore.

Il Daw Yoe, raccomandatomi dal receptionist e dalla Lonely Planet mi ha un po’ deluso. Curry birmano unto e pesante.

Impressioni

Come tutte i luoghi che hanno riferimenti letterari, e che hanno ospitato scrittori, Mawlamyine mi aveva inizialmente incuriosito, anche se era stata esclusa dall’itinerario per problemi di tempo. Il ripescaggio della città dove vissero Kipling e Orwell, scampata ai tifoni, è stato un colpo di fortuna ai danni dell’allagata e isolata Bago. Complice anche il ritornato bel tempo, ne sono stata favorevolmente colpita. La  Mahamuni Paya e la Kyaikthanlan Paya, sicuramente non all’altezza della Shwedagon, si riscattano quando si considerano i panorami offerti. La vista di cui ho goduto è la migliore in Myanmar. Isole sul mare scintillante, pagode dorate sui pan di zucchero ricoperti di rigogliosa vegetazione. In aggiunta a ciò, grande facilità ad interagire con la gente del posto, anche monaci, che si avvicinano per praticare l’inglese. Gli interni della Mahamuni Paya sono spettacolari, sembra di stare in uno scrigno, un caleidoscopio, uno sfavillio di specchi e di pietre preziose che si riflettono come migliaia di piccoli soli e stelle. Al calar della sera, poi, l’atmosfera diventa veramente magica, il grande basamento e le sale si affollano di devoti intenti nei loro rituali di offerta e di preghiera. Forse qui ho vissuto appieno le sensazioni che invece mi sono mancate a Yangon.

E’ piacevole passeggiare sul lungomare, e ci sono alcuni edifici coloniali un po’ malandati, ma affascinanti.

Escursioni

HPA AN – BUS

Per colpa delle piogge, e per paura di rimanere bloccata, non ho dedicato a Hpa An il tempo che si merita, ossia almeno 2 o 3 giorni. Approfittando del cielo sereno, ho preferito la gita in giornata, dopo aver appreso che è collegata a Mawlamyine da una serie di bus pubblici. Partenza 8.45 su bus scalcagnato che mi ricorda quello per Hsipaw, oramai una vita fa, 1000 MMK.

Le due ore di percorrenza, nonostante i sedili sderenati e scomodossimi, non mi sono pesate per niente. Le strada percorsa è fiancheggiata da panorami straordinari, forse fra i più belli visti, sontuosi faraglioni calcarei ricoperti di boscaglia, una vegetazione esplosiva, un delirio verde, nuvole di panna e sprazzi di cielo azzurro che si riflettono nella pianura ancora parzialmente allagata

Purtroppo il tempo è tiranno. Concordo con un mototaxi (7000 MMK) una visita velocissima alle due attrazioni maggiori, il Monte Zwegabin e Kyauk Kalap, tralasciando le famose Saddan Caves che sono ancora allagate.

La scalinata che porta accesso al monastero in cima allo Zwegabin si trova ai Lumbini Garden, dove mi aspetta il mio taxista. Il pallido sole ha di nuovo lasciato spazio ad una pioggerellina di tipo britannico, fine fine, e non c’è anima viva in giro. Sparse nel parco un migliaio di statue di Buddha, ed un grazioso laghetto. L’idea iniziale era quella di arrivare un giorno prima e dormire al monastero, ora purtroppo l’unica cosa che mi resta da fare è una breve ascesa della ripida e scivolosa scalinata, per qualche foto ricordo, prima di ripartire al volo.

Il sole ritorna a far capolino verso le 13, quando raggiungiamo Kyauk Kalap, una pagoda in equilibrio su una falesia sottilissima. Alla base, un piccolo monastero, chiuso per preghiere e meditazione dalle 12 alle 13. Tempismo perfetto, dunque Non ne ho approfittato, ma leggo che i monaci offrono pasti vegetariani ai visitatori. E’ possibile aggirarsi fra i piccoli caseggiati che ospitano i religiosi. Il panorama di cui si gode è straordinario, nuovamente, so che mi ripeto, fra i migliori del viaggio.

Dopo un veloce raid nell’unico supermarket di standard europeo che io abbia mai visto in Myanmar, Phoe Lamin, dove compro vari tipi di junk food per pranzo, a malincuore lascio la bella cittadina intorno alle 14.30, sempre con tariffa 1000 MMK. Ci sono bus sino alle 16, a quanto pare, ma, anche se vorrei trattenermi qui ancora a lungo, preferisco non rischiare.

Consigli

Leggendo in rete gli itinerari, raramente vedo comparire Hpa An. Stra-consiglio invece di includerla, perchè ne vale davvero la pena

Partire

Bus per Kyaikto alle 9.20 (7000 MMK)

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