Me and men. Chiacchiere di paese e tortini glassati.

Da Pamirilla
   


Qualche sera fa sono uscita con un tipo che chiameremo, per non comprometterlo, S.
S. si autodefinisce felicemente sposato ma nonostante sia sposato e per giunta felice non disdegna la compagnia femminile, opportunamente varia e naturalmente discreta.
Per quale fine lo lascio immaginare alla vostra fervida immaginazione.
D’altro canto da un bel po’ carezzavo l’idea di provare uno dei ristoranti più rinomati e chic della zona e che naturalmente non mi posso permettere quindi approfitto dell’invito visto che la scelta del ristorante tocca a me.
Vi preciso subito che l’equazione cena uguale favori sessuali, per quanto socialmente scontata, per me è del tutto priva di senso e se ne sono fatti da sempre una ragione tutti quelli che mi hanno portata a cena raggiungendo il solo obiettivo di cenare. E godere,ovviamente, della mia brillante compagnia.
Ma lui ancora non lo sa.
Il ristorante offre un’atmosfera raffinata ed intima ma non è imbalsamato o pretenzioso.
Le portate sono così buone che ci deliziamo ad ogni boccone, il vino è eccellente e io mi prendo un bel fascio di complimenti per la scelta del posto perfetto come se la cucina fosse merito mio.
La serata la passiamo chiacchierando e ridendo e fin qui è un successo che neanche il conto riesce a turbare.

Naturalmente i conti che io ed S. ci facciamo in testa sono ben diversi.
Ma lui ancora non lo sa.
Allora dopocena?
Dopocena concerto.
Mi guarda vagamente sconcertato ma disponibile ad assecondarmi in ogni capriccio.
Il chiostro della badia, immerso nel buio screziato di stelle, è la cornice onirica e incantata dentro la quale dondolarsi sulla musica.
Io, che sapevo già cosa aspettarmi più o meno, mi godo l’incanto lievemente offuscata dal vino.
S. invece è sopraffatto dalla sorpresa, felice come un bambino.
Lo spettacolo è bello e raffinato, che io conosca personalmente i musicisti aggiunge un po’ di charme alle mie quotazioni.
Alla fine del concerto S. mi guarda come se gli avessi regalato la luna.
Ritornando indietro sfioriamo i borghi illuminati nella notte, il profumo del grano, il canto dei grilli. Chiacchieriamo pacatamente e S. mi guarda come fossi la sorpresa dell’uovo di Pasqua che non ti aspettavi.
Ci salutiamo , lui con il sorriso da orecchio a orecchio mi dice “E’ stata una serata bellissima, una serata così speciale non la passavo da tempo!” Mi guarda come se gli avessi regalato la luna e anche svariate stelle, ma si sarà accorto che non gliel’ho data?
Al concerto intanto ho lasciato, senza accorgermene, una secchiata di chiacchiere lì a fermentare. Non mi era davvero venuto in mente che andarci con qualcuno di sesso maschile si sarebbe rivelato gesto tanto audace e provocatorio. Qualche sospetto mi era venuto però quando persone che mi vedono e frequentano di rimbalzo da mesi, mi hanno per la prima volta rivolto la parola con esagerato entusiasmo.
Qualche giorno dopo Orio mi chiede del mio nuovo fidanzato.

Mi guardo intorno cercando di essere meno distratta del solito e vedo che non è solo il barbiere che mi guarda con l’occhietto più vispo del solito. Una sera mentre torno a casa un certo M. mi ferma e imbastisce una conversazione dall’apparenza casuale ma che indaga un po’ su….beh, indaga un po’.
Qualche giorno dopo un altro M. mi ferma e più esplicitamente dichiara che gli piaccio, l’occhio trigliesco e bavetta percepibile al lato destro della bocca. Mi inquieta e scappo come una pre adolescente timida e turbata dai “fatti della vita”.
E poi dai secchi di chiacchiere in fermentazione sento un brontolio. Lieve ma insistente.
Su di me e Orio.
Orioooo!!!!!!!!!!!!!
Quello che mi lasciava sulla Setteponti in mezzo al temporale??????? (era qui)
Questo è troppo.

“Lo sai che grazie alla tua fama hai compromesso la mia reputazione?!!!!!” gli dico indignata ma lui ha gravi preoccupazioni.
“Sto per morire, lo sento, sono sicuro che morirò tra pochissimo” si porta afflitto la mano sul cuore
“Sei il solito ipocondriaco”
“No, no, stavolta muoio davvero. Lo sento che il cuore non va bene.” Figurati la testa, aggiungerei.
“Si certo, hai fatto testamento?”
“Ma davvero ho questa fama?” allora mi avevi sentito, eh?! E anche se cerca di nasconderlo lo vedo, tra le pieghe della faccia, il compiacimento di essere ancora considerato il tombeur de femme del paese.
“Eh, mi hai rovinato la reputazione!!!” che già traballava parecchio, ma questo lo ometto.
“Ah, visto…le chiacchiere….e invece io e te…..”
Già, ma che cacchio di consolazione è?!!!!!
Non so se è per consolarmi ulteriormente che mi invita a rimanere a cena mentre prepara da mangiare.
Pasta aglio, olio e peperoncino. Senza sale perché ha la pressione alta ed è in procinto di morire di infarto.
“Grazie, torno a casa mia”
“Sicura?”
“Si, ho il pollo al forno con le patate.”

Mentre il pollo cuoce tiro fuori dal frigo, stizzita, le uova ed il burro. Brontolo. E peso farina e zucchero.
E poi penso di fare un quattro quarti ma mi distraggo brontolando e faccio un pasticcio.
Buonissimo.  


Tortini fondenti con glassa al limone

Per 10 mini tortini

125g di farina
125g di zucchero semolato
125g di burro
2 uova grandi
1 limone
50g di zucchero a velo
Acqua q.b.

Se fosse un quattro quarti dovreste montare tuorli e zucchero e poi aggiungere il burro, infine montare le chiare ma io mi sono distratta brontolando e quindi monto le uova intere. A questo punto dovrò montarle molto bene poi, nell’aggiungere il burro, fare attenzione che non sia ancora freddo anche se molle perché smonterebbe tutto. Infine aggiungo la farina setacciata a pioggia, sempre continuando a montare con le fruste. Inforno a 180° per circa 20 minuti. Quando i tortini sono freddi li glasso. Preparo la glassa sciogliendo lo zucchero con il succo di limone e aggiungo poche gocce d’acqua fino a raggiungere una consistenza vellutata e sufficientemente morbida da spandersi bene.
Una goccia di rosa…..qualche pallina……
Come pasticcio non è niente male: un tortino veramente fondente sotto il croc della glassa limonosa….uhm……altro che chiacchiere!

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