La gente si rassegna al mal di piedi, ma la vita ha in serbo di meglio
Il microuniverso di Miranda July, con questa pellicola al suo esordio, è intriso dalla difficoltà di comunicazione e dall’isolamento nel quale sono rinchiusi i suoi singolari personaggi. Miranda è Christine, una dei protagonisti: una folle artista senza successo, lavora come autista per persone anziane, ma ha solo un cliente, e come ogni artista confonde continuamente, nell'arte come nella vita quotidiana, la realtà conla fantasia. Incontrerà Richard, commesso di scarpe in crisi coniugale.
Due solitudini che s'incontrano e dispiegano le loro assurdità con i bambini che osservano straniati ed alienati gli adulti del tutto folli. E' un teatro beckettiano, dell'assurdo, che si perde nei difetti del cinema indipendente: discorsi banali, stile trascurato. Ma toccanti le scene che rievocano la caducità umana: Richard brucia la mano che non ha saputo ricomporre la sua famiglia, il pesciolino rosso che si cerca a tutti i costi di salvare, una gara di pompini, il bacio impossibile fra il bambino nero e la donna della chat.
Lirismo, poesia e scandolo, come i biglietti pornografici rivolti alle due adolescenti, qui sesso e amore non viaggiono all'unisono, è l'amore che comunica e il sesso ne esce svilito, ma è un istinto del tutto naturale, primordiale, al quale tutto è permesso senza falsi tabu'. Questo punto di vista, che voi lo condividiate o meno, dopo un po'diventerà, senza che ve ne accorgiate, anche il vostro:l'oscenità di alcune scene se all'inizio vi farà rabbrividire, poi vi divertirà. Questo è vero talento, anche un benpensante accetterebbe la scabrosità di questo film, che definirei uterino, vaginale, pensato da una donna e quindi mai volgare. E profondamente consolatorio: La gente si rassegna al mal di piedi, ma la vita ha in serbo di meglio.