Viene da chiedersi, dinanzi a tanta tragicità, in che modo e ricorrendo a quali espedienti Christa Wolf abbia stravolto il mito. Ebbene: la scrittrice tedesca assolve Medea, consegnandoci una madre premurosa, ingiustamente accusata di un crimine che non ha commesso. Un romanzo ‘corale’, quello della Wolf, costruito sull’avvicendarsi di sei voci, ciascuna delle quali aggiunge un tassello all’intricata e indefinita trama. Un capro espiatorio, la ‘nostra’ Medea, in una città che «ha fondamenta sopra un delitto». E allora, lettori, che pensare di Medea? Un’occasione, il mito, per riflettere sul presente, seguendo un percorso che, pur passando per epoche e momenti storici differenti, si ricollega alla realtà che ci circonda. Non dimentichiamo che Christa Wolf vive gli anni difficili della caduta del muro di Berlino. Medea è l’espressione più compiuta di una Germania percorsa da profondi conflitti storici, politici, culturali e sociali? O, più semplicemente, la donna tradita bramosa di vendetta? «Siamo noi che ci degniamo di scendere fino agli antichi, sono loro che vengono a noi? Fa lo stesso. È sufficiente tendere le mani». Con questa riflessione e poche, pochissime notizie su un romanzo totalmente fuori del comune, lascio ai lettori il piacere e la curiosità di accostarsi a un mondo apparentemente lontano, ma incredibilmente vicino.
Alba Quarato
Christa Wolf, Medea. Voci, Edizioni e/o, 1996, € 7.50