L'unico modo per venirne fuori è inserire nel racconto, i motivi per cui in una certa situazione non possiamo che fare in un solo modo. Magari usando delle metafore, degli esempi.
Ecco allora che:
L'insegnante è come il comandante di una nave, controlla che tutto a bordo funzioni bene. Che la rotta sia quella giusta. Ed è quando ci guida verso un porto ancora sconosciuto, verso qualcosa che dobbiamo ancora esplorare, che non va disturbato, va lasciato parlare e agire fino all'arrivo. Perchè è una strada che conosce solo a memoria e se s'interrompe rischia di non travare mai il luogo di arrivo. Sarà solo in quel momento, quando giunto alla meta stanco e dovrà riposare, che gli altri abitanti della nave potranno prendere loro il comando e guidare, e uno alla volta ogni passeggero, si cimenterà nel compito di guidare, di condurre (il ragionamento).
Ai bambini è piaciuta la metafora del comandante, hanno conservato le domande alla fine, quando io davvero stanca per lo sforzo espositivo e della carica emotiva che ha richiesto il far comprendere determinati passaggi, ho restituito loro la parola. Ma non c'è tempo per riposare, perchè ogni domanda richiede la moderazione delle risposte, l'aggiustamento dei concetti o la rifinitura della spiegazione. Ecco l'insegnamento è questo: tra il racconto, l'emozione del far comprendere, il piacere di raccogliere nelle risposte dei bambini i segni dell'aver compreso. Un processo continuo, stancante, anche pieno di insidie a volte. Ma quando finito il racconto gli alunni guardano tutti con un mezzo sorriso, come a dire ecco questo aspetto non lo avevo colto ancora, ecco che siamo giunti alla nostra vera meta.
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