Secondo un’indiscrezione diffusa dall’agenzia Radiocor, Mediaset sarebbe tra i pretendenti a rilevare il controllo di Telecom Italia Media a cui fa capo La7. Infatti il gruppo di Cologno Monzese avrebbe presentato una doppia manifestazione di interesse per l’acquisto degli asset della controllata Telecom: la prima riguarda l’emittente televisiva La7, la seconda – attraverso Ei Towers – l’infrastruttura per le frequenze. Mediaset non ha commentato l’indiscrezione. I soggetti che stanno guardando a Telecom Italia Media – nell’asta gestita da Mediobanca e Citigroup – sono oltre dieci con tre potenziali acquirenti per La7: il gruppo Cairo, Discovery Channel e, appunto, Mediaset. L’asta sugli asset media del gruppo Telecom entrerà nel vivo a fine mese quando sono attese, entro il 24 settembre, le prime offerte concrete a carattere non vincolante.
Su Twitter il direttore del TgLa7 Enrico Mentana, con un passato alle spalle a Mediaset in primis come fondatore nel 1992 del Tg5, ha scritto: “Mediaset compra La7? Solo un’offerta di disturbo. Ma quando cambia l’editore è inutile gridare al lupo. Fosse Mediaset lascerei: ne bis in idem”. Invece sul proprio sito internet, Gad Lerner, conduttore de L’Infedele, ha scritto: “Dubito assai che possa avere un seguito la manifestazione d’interesse di Mediaset per l’acquisto di La7. Sarebbe una lesione clamorosa del già scarso pluralismo dell’offerta televisiva generalista in Italia; ma, prima ancora, per quel che ne capisco, costituirebbe un’infrazione evidente alla normativa antitrust vigente. Insomma, tenderei ad escludere che Berlusconi venga ad accomodarsi nel nostro “postribolo televisivo”. Evitiamo psicodrammi: “Le mani di Berlusconi su La7″, ovvero il titolone odierno de “L’Unità”, è davvero eccessivo, nella sua premura. Piuttosto non facciamo di ogni erba un fascio: fra gli altri investitori e manager che manifestano interesse per La7 vi sono ottimi professionisti come Urbano Cairo, Claudio Sposito, Marco Bassetti, che in passato hanno lavorato nell’orbita Mediaset, ma non per questo vanno etichettati come prestanome berlusconiani. Altrimenti dovremmo liquidare come tali anche Mentana e Santoro solo perchè hanno lavorato su quelle reti”.
Il quotidiano L’Unità oggi in edicola lancia l’allarme informazione in questo articolo di Rinaldo Gianola dal titolo Gli amici di Silvio in prima fila per La7 sul futuro di La7 e sulle offerte in corsa per l’acquisto della tv di Telecom alla vigilia della delicata campagna elettorale del prossimo anno: “Al voto col nuovo editore tv. In primavera si vota. Si sa quanto contano i mezzi di informazione e le tv in particolare nelle battaglie elettorali. Entro la fine del 2012, cioè prima che inizi la campagna per il voto, Telecom intende vendere La7. Chi sarà il vincitore? Berlusconi direttamente oppure qualche suo vecchio amico? Per carità, non bisogna fare i processi alle intenzioni, però ci si può preparare a quello che potrebbe succedere dopo il 24 settembre. Prima della notizia di un interessamento diretto di Mediaset si era manifestato quello della cordata guidata dal Fondo Clessidra, amministrato da Claudio Sposito, un manager assai noto, sempre alla ricerca di investimenti profittevoli, che in passato è stato a lungo amministratore delegato della Fininvest, la holding di famiglia di Berlusconi. Accanto a Sposito c’è Marco Bassetti, ex guida di Endemol, la società per l’ideazione e la produzione di format e programmi, nel cui capitale è rimasta per qualche tempo anche Mediaset che, tuttavia, ha poi abbandonato scontando una cara minusvalenza. Nel pacchetto di mischia di Sposito ci sarebbe pure Tarak Ben Ammar, investitore e produttore cinematografico tunisino, uomo vicino a Berlusconi e alla Fininvest per affari, consulenze e investimenti. Ben Ammar, inoltre, gode di una particolare posizione in questa vicenda: siede nei consigli di amministrazione di Mediobanca (cioè l’advisor di Telecom per la cessione de La7) e di Telecom Italia, la società che vuole vendere la tv. Non c’è che dire: Ben Ammar è uno che ha capito al volo quali sono i posti che contano in Italia e come mantenerli nel nostro capitalismo di relazione. Ma sarebbe un errore pensare che la partita della tv di Franco Bernabè sia già decisa. C’è una lunga trafila da seguire, bisognerà valutare le offerte reali, ammesso che arrivino, e poi Telecom prenderà la decisione. È possibile che qualche operatore straniero, come Liberty media, Discovery Channel, Sky, magari Al Jazeera di ritorno o Sky Italia decida di avanzare un’offerta non solo per la tv ma anche per le infrastrutture, il secondo ramo conferito alla nuova srl di Ti Media che viene messa in vendita. Potrebbe spuntare un altro ex collaboratore di Berlusconi: Urbano Cairo, uomo della pubblicità e dell’editoria, proprietario del Torino calcio. Cairo è stato l’assistente personale di Berlusconi, un uomo di fiducia assoluta perché a quei livelli vuol dire iscrivere a scuola i figli del capo o negoziare gli affari più delicati. Cairo è stato tra i responsabili di Publitalia e poi della Mondadori Editore Pubblicità, prima di mettersi in proprio, di andare in Borsa con la sua Cairo editore e di comprarsi il Toro. «Cairo ha un bel vantaggio sulla concorrenza» spiegano fonti vicine all’operazione, «conosce già La7 e il suo business in quanto raccoglie la pubblicità per la rete, ha dimestichezza con la tv e l’editoria, in più dimostra di saperci fare perchè ha una performance positiva nella raccolta pubblicitaria anche in un momento di crisi». Il 24 settembre si vedranno le offerte e se i candidati presenteranno carte convincenti a Bernabè che, pur non essendo riuscito a valorizzare la tv come desiderava, intende raccogliere un sensibile beneficio dalla cessione. In verità l’uomo giusto per La7 ci sarebbe. È Carlo De Benedetti, editore dell’Espresso-Repubblica. Lo scorso anno sondò Bernabè, ma non se ne fece nulla. In Telecom dicono che l’Ingegnere voleva tirare sul prezzo. Quante vale? Oggi La7, dopo l’ultima campagna acquisti, sta diventando una piattaforma informativa che offre telegiornali, talk show, approfondimento e intrattenimento di livelli qualitativi assai diversi. Questa progressiva trasformazione non ha prodotto per ora risultati clamorosi sul fronte degli ascolti (share medio 2011: 3,8%), né ha contribuito a migliorare i conti di Ti Media che nel 2011 ha chiuso con una perdita di 83 milioni (54,4 milioni nel 2010) e nel primo semestre 2012 ha registrato un «rosso» di 35 milioni di euro, il doppio dei 18,5 milioni persi nello stesso periodo dell’anno passato. In Borsa il titolo Ti Media si muove attorno ai 16 centesimi e la capitalizzazione è di soli 237 milioni. L’indebitamento netto supera i 200 milioni alla fine del primo semestre. Uno dei problemi che si porrà nel prossimo futuro, ammesso che la tv passi di mano, è se il nuovo editore vorrà mantenere fede alla missione informativa abbracciata da La7 oppure no. Nella formazione ci sono Lerner, Gruber, Mentana, Formigli, le sorelle Parodi, Porro&Telese, arriverà la squadra Santoro, più altri collaboratori tutti legati all’informazione. Per La7 targata Telecom questa è la direzione scelta per i prossimi anni. Le svolte de La7 sono spesso sorprendenti e repentine. Nell’estate 2001 quando stava per partire la prima stagione de La7 con alcuni prestigiosi acquisti, il controllo di Telecom passò da Roberto Colaninno alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera che ridimensionò le ambizioni e il progetto. Al governo era appena salito Berlusconi. I neoacquisti Fazio, Ferrara e Lerner vennero compensati con generose indennità e contratti ad personam, così poterono consolare le loro ansie professionali e moralizzatrici. Ora La7 si prepara a voltar pagina un’altra volta”.