Ora, il Biscione diventa a tutti gli effetti un player di pari taglia rispetto alla Rai sia in termini di numero di mux a disposizione sia in termini di quota di mercato relativa. Ma visto l'eccessivo peso di Mediaset in termini di raccolta pubblicitaria (a fine 2012 aveva una quota del 56,71% rispetto al 19,71% della tv di Stato e del 5,63% della pay Sky Italia, ndr), il gruppo di Cologno Monzese ha dovuto accettare condizioni, o per prassi presentare impegni vincolanti, per la gestione dell'infrastruttura. Mediaset non potrà lanciare sul quinto multiplex nuovi canali gratuiti in chiaro e neppure i cosiddetti time shifted, ossia quelli in differita (di un'ora o più rispetto alla programmazione standard), per non alterare gli attuali equilibri del mercato pubblicitario, tra l'altro alquanto sbilanciati a suo favore. Semmai potrà ampliare la gamma dell'offerta in alta definizione (Hd) o in caso prevedere la programmazione di nuovi canali a pagamento o di nuova generazione (Dvb-t2). L'altra opzione per Mediaset è fungere da fornitore per conto terzi, aprendo l'ultimo mux ai canali di altri broadcaster. Ma questa pare un'opportunità lontana per il Biscione che con la forte concorrenza che già si ritrova (oltre a Sky nel pay e la Rai, c'è da fronteggiare La7 di Cairo e la scalpitante Discovery con 12 canali) difficilmente farà il gioco della concorrenza.
Andrea Montanariper "MF-Milano Finanza"