Il valore di suo rimane molto forte, grazie al taglio dei costi e in attesa di un ritorno della pubblicità: da novembre il rialzo è stato dell'80%. In ogni caso qualcosa si sta muovendo e si guarda sempre in direzione di Parigi: Vivendi, che comunque in Borsa è rimasta stabile, ha oltre 10 miliardi di liquidità e i suoi vertici - che hanno detto di «non essere una banca» - intendono usare questa cassa.
Finora il numero uno Vincent Bolloré, da sempre in ottimi rapporti con il mondo di Berlusconi anche sugli equilibri in Mediobanca, attendeva che si risolvesse il suo ingresso come primo azionista di Telecom. Ma i tempi rimangono incerti, specie per le lungaggini delle antitrust sudamericane che devono dare il via libera al passaggio di testimone con gli spagnoli di Telefonica per questioni di concorrenza in quei mercati. E allora si starebbe accelerando sull'operazione Premium, nella quale è già presente con l'11% la stessa Telefonica, che ha 'quotato' la pay tv 900 milioni.
L'ipotesi per Vivendi è di entrare con una quota molto consistente: a queste cifre per i francesi non è un grande esborso e per Mediaset un buon affare, anche per alleggerire i conti della controllata che ha acquistato i cari diritti della Champions League per le prossime tre stagioni, ora più difficili da far rendere economicamente a causa della scarsa competitività delle squadre 'made in Italy' (Juventus a parte), che si traduce in un numero molto inferiore di partite con team italiani rispetto al passato.
Il tema delle acquisizioni dovrebbe essere trattato dal prossimo Cda di Vivendi convocato per il 12 maggio così come è scontato che, all'opposto quello della possibile cessione di almeno una parte di Premium, sarà uno degli argomenti dell'assemblea di Mediaset di metà settimana.