Ne avrò incontrati a decine: solitari ed in gruppo.
I primi, mano alzata, mi stavano avvertendo di un qualche rallentamento.
O (mentalità tipica italiana) di una postazione dei carabinieri.
I successivi confermano: ci deve proprio essere qualcosa per strada.
Ricambio la dritta: salutando a modo mio.
La foto viene da qui.
Percorro diversi chilometri.I segni continuano, ma non vedo niente.
Vedo nello specchietto un motociclista che era in ritardo per la merenda, e quindi stava pestando sculettando tra le curve. Un attimo e me lo ritrovo accanto, piegato e con una gamba che tentava di speronarmi.
Non faccio in tempo a mettere a fuoco tutta la scena, che era già sparito dietro la curva successiva.
Un certo dubbio comincia a farsi strada.
Incrocio un gruppo: forse un motoraduno. Saranno a decine, tutti in fila, ordinati come un trenino.
Avete presente il nuoto sincronizzato? Ma senza acqua e senza ragazze?
Ad uno ad uno, con un tempismo perfetto da ola calcistica, mi fanno tutti lo stesso gesto.
Ed io ricambio allibito.
Torno a casa e chiedo all'Oracolo di Google.
Cavolo: si tratta di un saluto.
Indice e medio della mano sinistra, quella della frizione (non sia mai che si molli l'acceleratore).
A volte un lampeggiamento, o una gamba alzata: ma quella, la destra, quando si sorpassa.
Esiste un vero e proprio codice. Anche qui.
Interessante.
Non è solo un saluto. E' un rito. Si tratta di un segno di appartenenza ad una vera e propria famiglia.
E quando, qualche volta, mi sono fermato a bordo strada per scattare una foto, i motociclisti, molti, anche stranieri, si sono preoccupati di chiedermi se era tutto ok. Se avevo bisogno di aiuto.
No, grazie. Allora, la prossima volta, pollice su in segno di ok. Così, almeno, non ci tocca rallentare.
Strano: la moto rende un pochino migliori le persone.
Peccato ci tocchi scendere.
Se mi incrociate, stavolta, medio ed indice.