Nel 2014 infatti la Rai è a un totale di ricavi di 2.450 milioni, dei quali 1.569 generati dal canone: alla quota teorica di 2.870 milioni con l'incasso totale del nuovo contributo scavalcherebbe Sky Italia (2.690 milioni) e anche le attività italiane di Mediaset, che a livello aggregato somma 3.374 milioni, dei quali però quasi mille vengono generati in Spagna.
La stima di R&S Mediobanca sul canone in bolletta si basa sul nuovo importo previsto di 100 euro e un' evasione al 5% rispetto all'attuale 30,5%. Un'evasione che, evidenzia il rapporto, è molto differenziata nel Paese: il tasso di mancati pagamenti è al 26% al Nord (il minimo in Alto Adige e in Friuli, ma a Milano s'impenna al 42%), al 29% nel Centro, al 37% nel Sud e al 40% nelle Isole. Le province più virtuose del 2014 sono Ferrara (17% di evasione), Rovigo (18%) e Bolzano (25%), mentre quelle che segnano il più alto tasso di evasione sono Crotone (56%), Napoli (55%) e Catania (53%), con Roma in una posizione mediana al 38%.
Secondo il Focus sul settore televisivo basato sui bilanci dal 2010 al 2014, la Rai ha il canone più basso fra i maggiori Paesi europei: i 113,5 euro del 2014 sono inferiori ai 133 della Francia, ai 175,3 del Regno Unito e ai 215,8 della Germania, ma in alcuni di questi casi si tratta di un tributo più articolato rispetto al semplice canone per l'emittenza pubblica. Anche in rapporto al prodotto interno lordo pro-capite, il contributo risulta comunque nettamente più alto in Germania, più basso in Italia e Francia, intermedio nel Regno Unito, un dato che "per la Rai è parzialmente compensato dalla pubblicità, che invece manca nella Bbc e nella Rtve (Spagna) ed è limitata per quantità e fasce orarie in Francia e Germania", specifica R&S Mediobanca. In ogni caso la Rai negli ultimi cinque anni ha cumulato perdite nette per 287 milioni, nonostante la plusvalenza dal collocamento in Borsa di Rai Way. Peggio ha fatto La7 che nel quinquennio ha sommato perdite per 444 milioni nonostante il recente miglioramento, mentre Mediaset ha sommato utili per 323 milioni e Sky Italia per 86. Anche la redditività per Mediaset rimane tonica: l'anno scorso il rapporto tra margine operativo netto e ricavi è migliorato per il Biscione del 7,6% rispetto al 7,5% del 2013 rimanendo nettamente il migliore tra i big, con Sky che è risalita al 2,6% mentre la Rai è crollata a un rapporto negativo del 4,4%.
Nel panorama delle tv italiane, solo Sky Italia nel periodo 2010-2014 ha aumentato la forza lavoro (+8,6%, pari a 212 unità), mentre la contrazione degli organici è stata del 6,3% per La7, del 3,3% per Rai e più contenuta all'1,5% per Mediaset. Insieme a Discovery Italia, Sky Italia ha incrementato la forza lavoro anche nel periodo 2013-2014 (rispettivamente +31,3% e +2,3%). È quanto emerge dallo studio di Mediobanca r&s sul settore tv in Italia. La caduta della forza lavoro ha coinvolto in misura più intensa i giornalisti Rai (-6,8%) e meno quelli di Mediaset (-1,7%), mentre sono in aumento quelli degli altri operatori (+17,6% i giornalisti di La7 e +8,5% quelli di Sky). Quanto alla composizione dei dipendenti, nel 2014 La7 segna la maggiore incidenza di giornalisti (23,1% contro il 14,6% della Rai, il 12,9% di Sky e l'8,3% di Mediaset).
Per quanto riguarda audience e share, prosegue il trend di redistribuzione delle quote di ascolto dalle reti generaliste ai canali tematici: nel quinquennio 2010-2014, da una parte è in crescita costante il numero dei telespettatori che seguono programmi televisivi trasmessi sia dai canali di nuovi operatori (+4,8%. Discovery), sia dai canali specializzati digitali di Rai e Mediaset, dall'altra sono in calo le quote di ascolto delle reti generaliste (più marcata per Mediaset -9% più contenuta per Rai -7,7%). La7 è l'unico canale generalista ad invertire la tendenza segnando un incremento di share (+0,6 punti nel quinquennio). In generale, per quanto riguarda La7, è l'unica rete a incrementare i ricavi pubblicitari nel 2010-2014 e nel 2014 non ha debiti finanziari. Tuttavia, nel quinquennio ha sempre chiuso in rosso.