Puoi stingere gli occhi, concentrarti sui ricordi, rivivere in rewind il tuo viaggio, ma sempre lì ritorni: in quel senso di azzurro che ti pervade, ti solleva e ti resta dentro per giorni.
Desidero tornare.
Sei anni dall'ultimo viaggio sono tanti e non so veramente cosa aspettarmi.
Athene all'epoca era una città appena uscita da un'Olimpiade.
Nulla lasciava presagire quello che da lì a poco l'avrebbe travolta.
Adesso non ne parla più nessuno, ma il fallimento di un paese non è roba per vecchi.
Neanche per giovani.
Parto con un'ansia mista ad emozione perché so che Athene la vedrò solo en passant, essendo il mio viaggio direzione sud.
Non conosco la Grecia come vorrei, non ho visitato le isole e probabilmente le lascerei per ultime dovendo scegliere.
Qualsiasi luogo gremito di turisti smaniosi mi fa venire voglia di stare a casa mia.
La prima grande sorpresa me la riserva la compagnia aerea.
Volo con Aegean da Roma su un aeromobile nuovissimo, comodo, personale delizioso e sorridente e, stupore, ancora il servizio pasto compreso nel prezzo. Non per niente è la compagnia europea più premiata e ciò mi mette di buonissimo umore.
Arrivo che il sole è già calato. Con i miei compagni di viaggio dobbiamo raggiungere Kalamata e lo facciamo in auto.
Per deformazione professionale ho bisogno di darvi un'idea di dove si trovi Kalamata, nota ai più per le sue magnifiche olive grosse e carnose.
Parliamo di Peloponneso ed in particolare della Messenia.
Il Peloponneso è quella penisola che rappresenta il sud del paese ed ha la forma di una piccola mano a 4 dita.
E' collegato al resto del continente dallo stretto di Corintho, che è proprio il posto dove ci fermiamo per una piccola pausa ristoratrice. Abbiamo ancora due ore di viaggio per raggiungere la nostra destinazione, situata tra il mignolo e l'anulare della mano in questione.
Nel piccolo paese di Antica Corintho non c'è praticamente nessuno, se non sparuti capannelli di uomini locali che guardano la partita di turno dei Mondiali.
I ristoranti sono ancora tutti aperti, ma vuoti ormai. Le dieci di sera di un giugno inoltrato: mi immobilizzo di fronte al Tempio di Apollo illuminato nel buio e mi domando perché non ci sia la fila per ammirare questa bellezza. La domanda si perde nel silenzio della notte.
Però quando ti svegli è come avere fatto un salto nel tempo e nello spazio.
Luoghi sconosciuti che ti si aprono di fronte nella loro quotidianità, facendoti venire la voglia di stropicciarti gli occhi per essere sicura che lì, adesso, ci sei proprio tu.
Il centro storico è minuscolo, pulito, tranquillo ed integro. I monumenti non sono molti ma tra loro emerge lo splendore della chiesa Bizantina dei Sacri Apostoli, in pietra color della sabbia.
La gente ed i bambini siedono intorno alla chiesa, sulle sue scale ed i suoi muretti e si rilassano all'aria fresca del tardo pomeriggio. Qualcuno fa la fila per uno spuntino prima di cena.
I greci ci assomigliano: nel senso dell'accoglienza e nel piacere del convivio. Ma anche nella voglia di divertirsi e condividere.
Non per niente sui loro menu, le mezas, ovvero gli antipasti hanno una lista infinita perché a tavola si può stare anche solo per chiacchierare spiluccando dai piattini.
Ceniamo all'aperto, sotto un pergolato di cappelli da Abat Jours colorati ed allegri.
L'effetto è completamente opposto. Non ci sono molti turisti. Pochi direi.
Ma la gente del posto è in strada, si incontra, è nelle botteghe. I negozi destinati ai locali, hanno vetrine colme di prodotti a basso costo. Abiti con linee ormai passate, tessuti sintetici, poveri.
Poi svolti l'angolo e ti si apre la bottega di spezie, carina, con la commessa sorridente e complice che parla volentieri in inglese e ti accompagna nel giro sciorinando il nome di tutte le polveri ed il loro utilizzo. Tu saccheggi il negozio e lei ti regala Ouzo e tavolette di sesamo al miele.
Esci, volendo ritornare.
Ma com'è un paese in crisi? Cosa succede alle persone?
Qualcuno mi risponde che in campagna non è cambiato poi molto.
L'agricoltura, le terre, la pesca: chi ha la fortuna di avere un terreno ed una barchetta, ha tirato avanti in maniera più o meno dignitosa. Lo sguardo è di chi sta affrontando una prova, ma lo fa senza paura.
L'idea della rinuncia al benessere in un luogo come questo è paradossale.
Probabilmente l'impressione che ho è fasulla, ma se dovessi trovarmi al posto di questa gente, forse avrei il loro stesso sguardo.
Il nostro è nuovissimo, inaugurato da 15 giorni.
Non smetto di guardarmi intorno con occhio professionale e sbircio il listino prezzi di questa struttura che ha belle camere con piscina privata in terrazza: è metà di giugno ed il costo della camera non supera gli 85 euro. Colazione inclusa. E si parla di un quattro stelle superiore.
Ad agosto restiamo nei 150 euro.
Quando poi da Kalamata ci spostiamo a Koroni, con un viaggetto di c.ca un'ora, capisco che nella mia seconda vita scapperò qui.
E forse ci farò il nido.
Superiamo una stazione di servizio con tre pompe di benzina, vecchia ed un po' sgarrupata.
Sulla pompa centrale, una gentile signora ha appoggiato un vaso di gerani.
Mi viene da ridere di tenerezza. In ogni situazione si cerca di migliorare e trovare il bello.
L'accoglienza a Koroni è di quelle che lasciano il segno per sempre e da cui cercherò di trovare ispirazione nei momenti grigiastri.
Non riesco a non provare un senso di enorme privilegio per essere qui, adesso.
Si tratta del Diplos, una pasta tirata sottile, arrotolata come un diploma e fritta in olio profondo. Il dolce viene poi cosparso di miele e frutta secca. Con la sua voce gentile mi spiega che il dolce è arrotolato perché la felicità non possa scappare. Io trovo la cosa talmente piena di poesia e romanticismo che, nonostante sia colma di cibo fino all'orlo, ne prendo uno con gratitudine.
Per oggi credo di aver già ricevuto la mia dose di felicità.
E' una pensione molto spartana, gestita da due pescatori dai modi spicci e concreti.
Le camere andrebbero sicuramente ristrutturate, i bagni rifatti. Ma quando apro la finestra questo è quello che vedo, e non mi importa più di niente. La spiaggia è deserta, poco più in basso.
Il mare ha una trasparenza che non vedevo da tempo. Resto in terrazza e sogno.
Piccola, splendida e quasi sconosciuta, ha un passato recente piuttosto doloroso, visto che durante la seconda guerra mondiale l'intera città fu occupata da Tedeschi ed Italiani che privarono delle case i propri abitanti.
Eppure il centro storico è ancora integro e meravigliosamente suggestivo.
Pochi turisti passeggiano lungo il porto mentre scende il tramonto.
Mi guardo intorno, prigioniera del senso di azzurro.
Mi soffermo davanti ad un negozio buio, nel quale scorgo un anziano signore seduto su uno sgabello, circondato da montagne di carta, giornali, riviste, oggetti di vario genere appoggiati ovunque disordinatamente. Non ci sono mobili, molte cose sono sparse per terra.
La porta è vecchia, i vetri rotti, nessuna insegna. E' un edicola.
Passo oltre sorridendo...qual'è il problema?
Che è quello che mi vedo servire, perfettamente al dente!
Mentre torniamo verso l'Hotel, diamo uno sguardo agli annunci di vendita case.
Con maggiore attenzione del solito. Per la prima volta mi succede di pensare che qui potrei davvero viverci. Lontano dalla pazza folla, lontano da bisogni creati.
Semplicemente immersa nell'azzurro e nella semplicità.
E già nella mia mente faccio progetti che mi tolgono la malinconia della partenza.
Il distacco non sarà così complicato.
Tanto, prima o poi torno.