Medusa's Labyrinth è un piccolo survival horror distribuito in modo del tutto gratuito: una scelta vincente, che gli permette di distinguersi dalla massa nel tortuoso labirinto di Steam.
Versione analizzata: PC
Giuseppe Arace ha iniziato a venerare i videogiochi e il cinema quando, a soli 4 anni, è rimasto folgorato dalla schermata d'avvio del Sega Mega Drive e dai titoli di testa di Toy Story. Nato con un pad tra le braccia, vorrebbe morire con un Oscar. Non ama molto i social network e bazzica raramente solo su Google Plus.
La dicitura "free to play" che accompagna moltissimi giochi, specialmente nella selva selvaggia del settore mobile, non deve trarre in inganno: benché si tratti di titoli scaricabili liberamente senza alcuna spesa iniziale, questo non significa che gli sviluppatori abbiano deciso di investire tempo e risorse in nome di chissà quale generosità filantropica. È la logica del guadagno a dominare il mercato, e il profitto è (e sempre sarà) il traguardo finale di una simile politica di distribuzione. Quel che cambia, semmai, è il metodo con cui si tenta di raggiungere questo obiettivo. Vi sono, infatti, opere che generano introiti tramite invasive pubblicità in game, altre che sfruttano il modello freemium (con due versioni differenti del medesimo prodotto: una gratuita dai contenuti risicati e una completa a pagamento), ed infine altre ancora che utilizzano subdole microtransazioni (una vera e propria miniera d'oro, come nel recente caso del discutibile gioco di Kim Kardashian). I ragazzi del giovane team Guru Games, invece, preferiscono seguire la via dell'onestà intellettuale. Il loro survival horror in prima persona Medusa's Labyrinth è completamente gratuito, senza trucco e senza inganno: una schietta dichiarazione d'intenti, una piccola prova di talento da parte di uno studio di sviluppo che esordisce nello store di Valve (dove la formula free to play è molto meno inflazionata rispetto a smartphone e tablet) col solo scopo di mostrare le proprie potenzialità. E l'obiettivo, per quanto ci riguarda, è stato centrato.
"LOST LIKE THE SOUND OF MY STEPS"
La mitologia greca è materia fertile per innumerevoli spunti narrativi. Eppure, a farla da padrona in Medusa's Labyrinth non è tanto il racconto, poco più che abbozzato, quanto il fascino indiscutibile ed evocativo di un'epica atmosfera. Palcoscenico per questa brevissima avventura sarà un isolotto sperduto nelle terre dell'antica Grecia, in cui ci muoveremo avvolti da un senso di angosciante lirismo. Ben presto ci accorgeremo che, nonostante un fascinoso panorama che si estende a perdita d'occhio, il percorso da seguire sarà estremamente lineare, con mura invisibili che non vengono neanche mascherate alla buona da qualche elemento scenico. Prendendo confidenza con controlli molto elementari, che ci permettono di accovacciarci, correre e saltare, inizieremo così ad esplorare l'ambientazione, recuperando il primo di una serie di messaggi scritti da chi, prima di noi, viveva in queste terre ora deserte. La storia di Medusa's Labyrinth rimane volutamente fuori campo: l'aver inserito pagine di testimonianze da cercare in lungo e in largo si rivela solo un ingenuo escamotage pensato per stimolare un'analisi capillare delle aree di gioco. Più che a questi frammenti di diario, spetterà quindi all'isola delineare, dettaglio dopo dettaglio, il background narrativo. Le statue di alcuni uomini pietrificati ed il simulacro di un Minotauro, stanziato all'ingresso di un maestoso tempio, rappresentano gli indizi visivi di una leggenda che viene raccontata poco alla volta da uno scenario tanto bello quanto mortifero. Il cuore dell'esperienza di Medusa's Labyrinth inizia proprio non appena varchiamo la soglia della dimora della gorgone, con la sua architettura labirintica e claustrofobica. La mappa è piena di cunicoli e passaggi nascosti, ma l'illusione di potersi perdere è, purtroppo, solo apparente perché, se imbocchiamo lievi deviazioni dal percorso base, finiremo col trovarci intrappolati in vicoli ciechi, chiusi da travi di legno o cumuli di pietre. La sensazione di smarrimento sa essere tuttavia opprimente al punto giusto, merito soprattutto di una sapiente gestione dei giochi di luce e dell'accompagnamento sonoro. Per non perderci nell'oscurità completa avremo come compagna di viaggio una fiaccola da alimentare con costanza tramite piccoli bracieri, necessità che, alle volte, ci costringe anche a ritornare sui nostri passi non appena notiamo che il fuoco inizia ad affievolirsi. Oltre alla torcia, ci armeremo ben presto di un piccolo arco con una faretra avida di frecce, il cui utilizzo ci è parso invero decisamente futile per la maggior parte dell'avventura. La sola esplorazione caratterizza, infatti, i tre quarti della progressione, durante la quale la presenza del mostro è suggerita da inquietanti rumori e dal tonfo prepotente dei suoi passi. Nella parte finale, invece, la minaccia si palesa apertamente e le meccaniche di gioco iniziano a somigliare a quelle di un survival horror à la Amnesia, in cui dovremo muoverci quatti quatti, per poi nasconderci, all'occorrenza, in angusti angolini, dai quali sbirciare finché la creatura non ci perde di vista o si allontana.
È chiaro quindi che il fulcro di Medusa's Labyrinth ruota tutto intorno all'efficacia della sua ansiogena atmosfera, sorretta da un buon uso degli script che incalzano e stordiscono in più di un'occasione, e trovano la loro acme in un finale alquanto beffardo. Ma, è bene precisarlo per evitare fraintendimenti, l'offerta della piccola opera Guru Games è profondamente limitata, sia per quanto riguarda la durata complessiva che per quanto concerne le dinamiche di gameplay. Siccome l'intero gioco può essere completato in una mezz'ora abbondante, è naturale che molte delle caratteristiche che gli sviluppatori avrebbero voluto introdurre siano soltanto accennate. Poco male, in realtà. Gli intenti del team sono chiari sin da subito: Medusa's Labyrinth è uno short game che mira ad incutere un pizzico di oppressione e inquietudine, giocando abilmente con i topici stilemi dell'orrore videoludico. Contribuisce in tal senso una più che buona direzione artistica, che sopperisce alla non eccelsa qualità visiva, e soprattutto l'uso di una musica dal carattere forte e deciso, che accompagna l'esplorazione del labirinto con effetti sonori suggestivi ed assillanti.
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