Meet my husband/27: Mr. Keats goes to Stanford

Da Silviapare

Ieri sera siamo andati a Stanford, dove Mr. K partecipava a un incontro su arte e scienza allo Stanford Art Institute
Siamo partiti un po' prima, perché potessi dare un'occhiata al campus di Stanford, che non avevo mai visto. La prima cosa che noto - dopo che siamo usciti dal terrificante ingorgo perenne di San Francisco, la città tanto moderna che a traffico sta messa come Istanbul - è che nei 56 km che separano SF da Stanford il clima cambia drasticamente. Nell'atmosfera che circonda la prestigiosa e ultracostosa università, situata nel cuore della zona più ricca del pianeta, è stata indubbiamente costruita una cupola climatica sotto la quale vengono riprodotte le condizioni perfette per una sana e prospera vita umana: temperatura sui 25°-26°, aria asciutta, gradevole brezzolina che spande nell'aere profumo di mirto e lavanda. Il cambiamento è così brusco e inaspettato che mi viene immediatamente mal di testa.

Rodin, The Burghers of Calais (detto anche "Ma dove ci avete messi?")

Il campus è tutto un fermento di nuove costruzioni (il settore tecnologico dell'università si sta espandendo a una velocità impressionante), ma noi ci dirigiamo verso il Quad, la parte originaria e più famosa. Qui mi aspetta una sorpresa: sembra di stare a Siviglia. C'è un viale di palme lungo lungo che pare Hollywood, e in fondo c'è un giardino con erbetta impeccabile e roselline adorabili e bambini perfetti che giocano con cagnetti perfetti, e gli edifici... mah. Stile coloniale. Io la trovo una pacchianata orrenda, d'altronde non so quanto gusto avesse il signor robber baron Leland Stanford, però si sa, io sono europea e di questa architettura tradizionale (?) americana non me ne intendo. Certo che pure la chiesa con i mosaici... vabbè. Però naturalmente qua e là sono sparse sculture meravigliose, sembra che abbiano comprato un intero museo di Rodin per metterlo in giardino, e poi c'è un opera del mio amatissimo Andy Goldsworthy, e poi c'è un fantastico museo che però non vediamo perché dobbiamo andare nel fichissimo edificio

La sobria chiesetta

ultramoderno (questo sì bello) dove si svolge la serata con Mr. K.

Mr. K ha parlato di alcune sue opere, come il mercato immobiliare oltre la quarta dimensione, la pornografia per le piante, il tentativo di ricreare Dio in laboratorio, i documentari di viaggio per le piante (del quale si è parlato anche sul New Yorker). Il pubblico, come sempre, si è molto divertito.
Infine abbiamo cenato in un diner, sempre sotto la cupola profumata alla lavanda, dove abbiamo incontrato l'hamburger più caro del mondo.

Andy Goldsworthy, Stone River

Mr. K e i documentari per le piante


Il Bubbly Burger



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