“Emma MacNeil (Gibson) è un’oceanografa americana che sta compiendo delle ricerche sui movimenti migratori delle balene presso le coste dell’Alaska. Quando un elicottero militare perde il controllo precipitando contro un ghiacciaio, Emma riesce a salvarsi quasi per miracolo. Ma la scienziata non si accorge che la terribile esplosione ha causato il disgelo di due animali preistorici conservati per millenni in stato di ibernazione: un mastodontico squalo e una gigantesca piovra. Le due creature vagano per gli oceani in cerca di cibo seminando terrore e distruzione. Emma si metterà sulle loro tracce aiutata dal suo vecchio professore, da uno scienziato asiatico e da un rude ufficiale governativo”
Massacrato dalla critica ufficiale ed adorato dai nostalgici di b-movies anni ’50 (c’è persino chi ha parlato di un nuovo Ed Wood), il lavoro di Perez è a ben vedere un astuto giocattolo cinematografico, dall’apparenza ingenua e superficiale, che rispecchia tutti i difetti comuni di molte produzioni low budget: fotografia approssimativa, abuso di location in interni, dialoghi ridicoli ed effetti digitali/ottici miserabili. In più la presenza immancabile di una “vecchia gloria”, nel caso specifico un granitico Lorenzo Lamas.
Ma la beffa è dietro l’angolo, perché il budget non è risicato come si penserebbe (produce la Asylum, che non è la Universal ma nemmeno la Troma) e soprattutto perché Perez sa il fatto suo; ben conosce la cinematografia cui fa riferimento e sa benissimo che, dopo lo sdoganamento critico operato da Quentin Tarantino, tematiche smaccatamente trash/camp/kitsch fanno tendenza e vantano invidiabili fette di pubblico. Siamo di fronte ad un’ottima pellicola emulativa: imperfetta, anacronistica e scoordinata proprio come gli assurdi modelli di riferimento. Un meticoloso divertissement che prende goliardicamente per i fondelli lo spettatore persino attraverso il montaggio, che ricicla più volte e senza ritegno fotogrammi ed intere sequenze (lo speronamento della nave ammiraglia è uno dei molteplici esempi) e vanta raccordi che definire di cattivo gusto è riduttivo.
Il cast è chiaramente in sintonia con l’intera operazione, tanto da far brillare Lamas per tecnica attoriale.
In conclusione, lo si detesti o meno, Mega Shark Vs. Giant Octopus diverte non poco e lascia ben sperare, insieme a titoli come Bitch Slap (2009), Pervert! (2005) e Monster Island (2004), in una frizzante, nostalgica e tanto auspicata new wave exploitation.