Bianco, completamente bianco. 120 metri di lunghezza, 19 di larghezza massima, 5,500 tonnellate. Scafo e sovrastruttura sovrapposti a specchio, un profilo a pesce, una torre rastremata da incrociatore: sembra appena essere salpato da un film di fantascienza o di 007. Sembra pronto ad attraccare nei nostri sogni più eccitanti. Sembra? Tutto questo A lo è già. Una realtà che si appresta a diventare un’icona di un nuovo modo di disegnare i megayacht: un Nautilus del XXI secolo.
Non per nulla dietro le sue forme c’è la matita, anzi, come piace dire a lui, il cervello in 3D di Philippe Starck, il più versatile, il più prolifico, certo il più pop dei designer da vent’anni a questa parte. Di A ha detto: “Il committente è un tipo intelligente. Mi ha dato carta bianca salvo dirmi che voleva un’imbarcazione rivoluzionaria. Ci ho pensato un po’ su. Trovo il mondo dello yachting arcaico, ripetitivo, sebbene devo ammettere che le cose negli ultimi anni stanno cambiando. Le barche simbolizzano la volgarità e il potere del denaro. Al contrario per me uno yacht, anche un mega come questo, deve essere umano, moderno, stiloso, deve incontrare il nostro lifestyle.A è tutte queste cose insieme e molto ancora. In linea con il pensiero contemporaneo, è in armonia con la natura. A ispirarmi le sue linee è stato il ritmo delle onde: un’intuizione che ha impiegato porche ore a diventare un progetto fatto e finito”.
Per realizzare questa emozione bianca ci si è rivolti a un cantiere tedesco di collaudata tradizione, Blohm + Voss di Amburgo, che ha lavorato senza cambiare un minimo particolare della versione di Starck. Gli interni sono sovradimensionati, esprimono lusso, ma senza ostentazione: merito dell’accordo monocromatico che vige in ogni ambiente, dei materiali usati (legno, acciaio, vetro, cuoio e onice) e anche all’arredamento ricco ma essenziale pensato come un unicum stilistico al quale contribuiscono i mobili, tra cui, accanto a pezzi firmati dallo stesso Starck, campeggiano classici del design moderno. Uno stile mixato ma con tale rigore concettuale da apparire, pre contrasto, naturalmente unitario. Insomma, uno degli ennesimi giochi di prestigio del designer francese.