Alcune case editrici hanno deciso da qualche mese di stampare meno libri: era ora. Già qualche anno fa le cifre erano impressionanti: ogni giorno circa 200 libri erano stampati: in questo Paese, dove chi legge non è certo la maggioranza. Un perfetto esempio di un sistema che attendeva solo la mazzata per finire, o almeno per tornare a interrogarsi sulla sua funzione, il suo scopo.
Si potrebbe pensare che quanto accade sia un male perché comunque più voci sono il segno di una voglia di partecipare, di esserci. Non ne sarei così sicuro: tra quei duecento che si pubblicavano in precedenza (e che adesso hanno scelto la strada o dell’autopubblicazione, oppure dell’ebook), quelli che meritano attenzione sono una manciata appena.
D’altra parte, pretendere un’auto-riforma sarebbe ridicolo. È come il tale che precipita dal centesimo piano di un grattacielo: arriva al ventesimo e pensa che fino a quel momento, le cose non vanno poi così male.
Il progresso, o il cambiamento, arriva quasi sempre da estranei, da elementi che non appartengono al sistema. Finché gli arabi non portarono dall’India i numeri (che noi chiamiamo arabi, ma è un errore), per noi era naturale utilizzare la numerazione romana.
Ci si abitua.
E l’abitudine è una brutta faccenda. Esiste un antidoto? Non credo, tutto dipende da quanto valore diamo a noi stessi: se pensiamo di non contare nulla, vivremo di abitudini. Viceversa se teniamo al nostro valore e desideriamo aumentarlo, staremo sempre all’erta.
Per prima cosa, eviterei il discorso sul profumo della carta, che come un lamento greco ancora si leva verso il cielo. Cosa è meglio: l’odore delle lasagne, o le lasagne? Il libro vive della storia che racchiude, il resto è folclore. E da anni il libro ha perso il suo rapporto con la carta, da ben prima che arrivassero i libri elettronici. Buona parte degli autori scrive davanti allo schermo di un computer, poi passa il file in formato .doc (ma .odt è così brutto?) all’editor e/o editore che dir si voglia, costui lo invia a chi si occupa dell’impaginazione… E finalmente il libro diventa cartaceo. Ma l’asetticità del file non impedisce affatto di comprendere se la storia c’è, oppure no.
Si torna nella mischia. E come dico spesso, è bene tornarci con una testa sul collo. Succede qualcosa di analogo con la musica: adesso non basta presentare il nuovo singolo, è necessario fare i tour. Non importa se sei famoso: guarda Springsteen. Ha oltre sessant’anni e sale ancora sul palco, e ci mette la stessa passione di quando ne aveva ventidue. Potrebbe impegnarsi di meno? Forse, ma non lo fa. Ha iniziato a scrivere musica quando si incidevano i 33 giri; è passato attraverso i CD, adesso i suoi brani sono su iTunes.
La lezione non è (solo) andare dove va il mercato, ma puntare sempre di più sulla qualità, sul talento, e il mercato non potrà ignorarti per sempre. Non è detto che arrivi il successo (i grandi numeri), ma difficilmente chi investe su ciò che ha (il talento appunto), non otterrà un riscontro, prima o poi. Lo diceva anche la zia Flannery (O’ Connor).
Pubblicare, ma non solo. Non significa che devi evitarlo: bensì che è solo il tassello di una strategia. C’è troppa roba in giro, e un editore deve tenere in considerazione altri elementi. Certo la storia, la sua forza, la scrittura, restano il centro di tutto. Però non è sufficiente essere il Sole perché la vita sbocci sulla Terra. Mi rendo conto che l’ego di tanti sarà ferito, però così è.
Venticinque anni fa potevi lasciar fare all’editore. Adesso le cose sono cambiate, e il ruolo di chi scribacchia deve adeguarsi ai tempi. Per esempio: chi scrive deve aver cura dei suoi file, e quindi conoscere la procedura per eseguire un backup a regola d’arte. Internet non è una faccenda da guardare dall’alto in basso, così come non lo è il treno, l’automobile o l’aereo. Anche qui, un piccolo sforzo per imparare come muoversi con disinvoltura. Però ricorda: sul Web evita il rumore, produci valore. O taci.
Siccome il Web è un ambiente, come il bosco o il mare, impara ad averne cura. In quale maniera? Osserva le sue evoluzioni, riconosci i suoi pregi e i suoi difetti, cerca di trans profitto e condividilo con gli altri. Se ignori cosa accade: “Perché io mi occupo di cose ben più serie”, nessun problema: presto potresti trovarti nella medesima situazione di chi nel Medioevo andava in battaglia con l’armatura, mentre gli archibugi diventavano sempre più popolari. Adesso quell’armatura è in un museo, bucata; se il suo proprietario avesse avuto più curiosità o interesse per il mondo che gira (e gira sempre, eccome), adesso quell’armatura non avrebbe alcun buco.
Qualunque sia l’idea che hai su ebook e compagnia, Web e dintorni, non puoi ignorare quello che accade. Meglio cercare di capire, sempre.