Melanzane ripiene...di genetica famigliare: genetica e cibo sulla Via della Seta

Da Palepinkradish @palepinkradish
Marian Keyes scrive che l'abilità di saper cucinare salta una generazione ed è così che Clair, protagonista di Watermelon, si trova ad avere una madre con una dispensa piena zeppa di prodotti per il microonde mentre lei si diletta in piatti di ogni tipo.
Dunque se la Keyes nel suo romanzo cita fonti scientifiche, chi sa cucinare in maniera del tutto istintiva e lo fa con un buon risultato avrebbe dei geni, quelli arrivati dai nonni, che lo rendono abile a prescindere dagli anni di duro allenamento al seguito di mamme o padri (magari chef) che lo hanno circondato.
Poi è ovvio che anche il duro allenamento ripaga dove la genetica non è riuscita.
Mia nonna paterna, per esempio cucinava e per quello che ricordo di lei molte cose buone e tradizionali. La mia nonna materna era invece una tipa da philadelphia e prosciutto cotto: leggero e veloce. Mia madre ha imparato a cucinare perchè a mio padre piace mangiare molto.
Io cucino da quando sono bambina e mia sorella ha aperto da poco un ristorante. E se avessimo preso tutte e due (mia sorella ed io) dalla bisnonna? Quella sì che, dalle storie che si mormorano, "aveva due mani d'oro"!
E sembra anche che il legame tra genetica e cibo non si limiti alla lettura del Dna per dirci se sappiamo prendere in mano un cucchiaio.
Recentemente, infatti, ho letto che c'è qualcuno che si è chiesto quanta sia l'abitudine a guidare la scelta dei cibi che facciamo, la tradizione gastronomica del nostro Paese e dei popoli sparsi per il mondo e quanta, invece, questa sia influenzata da altri fattori.
Così, mentre io preparo le melanzane ripiene di genetica famigliare e mi chiedo da chi "ho preso e non appreso", un folto gruppo di ricercatori, genetisti, antropologi e fotografi cerca di rispondere a queste questioni in maniera scientifica con il progetto MarcoPolo.
Nel 2010 questo gruppo parte attraverso la Via della Seta (quella antica che corre dalla Russia alla Cina e di cui io sono innamorata) per incontrare comunità isolate che conservano da secoli tradizioni alimentari specifiche.

Altri geni sono coinvolti, oltre che nell’amaro, nelle scelte dei vari cibi e che l’olfatto, così come la vista e l’udito giocano un ruolo importante nella scelta e nell’appetibilità di un cibo. Come Terra Madre, ci siamo concentrati sulla parte riguardante l’educazione sensoriale, tema per noi centrale. I risultati della ricerca saranno interessanti per capire come la memoria culturale influisce, attraverso un’evoluzione millenaria, sul cibo prodotto e consumato oggi, passando dalla genetica”(cit.)

Fattori genetici legati proprio al cibo, e in particolare alla piacevolezza e ai gusti che abbiamo, influenzerebbero le nostre scelte e quindi anche in parte la tradizione gastronomica, come spiega Nicola Pirastu in questo video.
Chissà che genetica e risorse naturali sul territorio non si siano influenzate nei secoli a vicenda definendo per bene i gusti e per esempio le preferenze delle comunità indiane per l'agrodolce o le spezie e i nostri per l'olio d'oliva.
Mi sembra eccezionale poter pensare che sia scritto nel nostro codice gentico se preferiamo l'amaro o il dolce, l'agrodolce o il piccante.
E proprio sulla Via della Seta che MarcoPolo, il progetto, ha la fortuna di incontra delle comunità interessantissime che conservano ancora abbastanza in-contaminati (da McDonald e sushibar) gusti e tradizioni e, lì, possono raccogliere dei dati utili a definire quali geni sono responsabili del gusto.
Io che sono un appassionata di questa parte del Mondo e, che per motivi vari ritorna nella mia vita a più riprese, ho apprezzato leggere di questa ricerca che me la fa conoscere sotto aspetto molto particolare.
Chissà che non si riesca presto a dire addirittura per quale cibo siamo "programmati", quale ci fa stare meglio e avere una dieta salutare e super personalizzata!

Intanto io vi lascio la ricetta di queste melanzane ripiene di genetica familiare.
Sono quelle che preparava mia nonna paterna per la famiglia di mio padre quando, in tempo di guerra, si trovavano facilmente solo questi semplici ingredienti. Mia madre, che non è neanche originaria della zona e da dove viene lei non sognavano minimamente le melanzane, ha imparato a farle durante 50 anni di matrimonio.
Adesso tocca a me. Credo di possedere qualche gene di quella nonna e magari anche della bisnonna materna.
Ingredienti per Melanzane ripiene
6 melanzane lunghe medie
Ho cercato qui di tradurre in "quantità" quello che di solito è l'occhio e l'abitudine a guidare. Come vedete nelle foto non c'è molto pomodoro e anche il pane non deve essere troppo.
6 Melanzane lunghe
150/200gr di pane vecchio secco
200gr di pomodorini o pomodori maturi
Sale per salare le melanzane
3 cucchiai rasi di Origano secco
2 spicchi d'aglio
2 cucchiai di Olio di Oliva
Sale per condire la farcia
Pecorino grattugiato (q.b)
Olio d'oliva per la teglia
1. Lavare e tagliare a metà le melanzane. Svuotarle fino a ricavare delle barchette sottili almeno 2cm altrimenti si seccheranno troppo. Salare l'interno delle barchette di melanzane e metterle in uno scolapasta su un lavandino. In questo modo perderanno tutta l'acqua e, in caso, quel sapore amaro. Dimenticarsele lì, coperte con uno strofinaccio per qualche ora del pomeriggio.
2. Farcitura: tagliare il ripieno che avete tolto dalle nostre melanzane a pezzettini piccolissimi. Tagliare l'aglio e i pomodorini. Bagnare il pane vecchio in acqua e quando sarà morbido strizzarlo e mescolarlo con le melanzane a pezzettini, i pomodorini e l'aglio. Aggiungere l'origano, il sale e l'olio.
3. Ungere generosamente la teglia e accendere il forno a 200°. Strizzare le melanzane che avevamo lasciato a scolare e riempirle con la farcia del punto 2. Disporle nella teglia una vicina all'atra ma non una sopra l'altra. Spolverare (secondo quanto piace) con il pecorino grattugiato ogni singola melanzana e con un filo d'olio.  Mi raccomando, ci vuole l'olio affinchè cuociano bene ma non significa che bisogna affogarle. Cuocere in forno per 40'/45', nel piano più basso per i primi 15 minuti poi nel centro e, verso la fine, nel piano alto per farle gratinare. Anche qui dipenderà da voi, a noi piacciono ben cotte e croccanti (come vedete in foto).
E se a mia nonna anche a 93 anni venivano divinamente io spero di seguire, almeno per questo, la sua strada e che i geni qui si siano incontrati nel modo giusto come dice la Keyes.
Bon appetit!

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