La rete è una memoria sterile. Tutto rimane ma tutto affoga in un flusso sovraccarico di informazioni, e così nulla rimane. Tra qualche anno di quest'epoca disgraziata rimarrà ben poco, giusto tre nomi in croce che da tempo ormai immemorabile consumano la nostra resistenza: al centro il Padreterno, un pupazzo di cera e asfalto costretto in questi giorni di "più tasse per tutti... quelli che non possono permetterselo" a un TSO per evitare troppi crolli imbarazzanti sulla sua figura ormai in decomposizione; alla sua destra il Figliol Prodigo padano, dalla cui bocca offesa pendono sempre meno adepti, perché la bava non tiene all'infinito, prima o poi cede alla gran massa di stronzate emesse in anni e anni di occupazione abusiva in suolo laziale, a suo dire terra straniera; infine, un po' in disparte, il Ribelle (anzi, Vibelle) con la calcolatrice in mano, l'ideologo della Finanza Creativa, il Mago delle Crisi a Scomparsa (ora non c'è, ora c'è, voilà). I libri delle scuole che rimarranno - quelle private insomma, a cui il foraggio non può essere negato nemmeno in tempi di Crisi - rimarcheranno l'opera di questi nobili, eroici traghettatori nella tempesta, e scarteranno tutto il resto. Non citeranno gli esecutori materiali del disastro, scarti tossici da seppellire al più presto. Paniz, Scilipoti, Papa, Romano, Verdini, Scajola, Brancher, Brunetta, Bondi, Razzi, Pionati, Calearo, Ronchi, Stracquadanio, Mauro, Buonanno, Bricolo, Capezzone, Barbareschi eccetera eccetera saranno entità impalpabili che la rete ogni tanto rigurgiterà per un riflesso involontario, ma che nessuno ricorderà più. Nei confronti di questa desolante nullità non occorre tirare in ballo strani meccanismi di rimozione: semplicemente svaniranno. Ma noi dobbiamo impedire questa amnesia con tutte le nostre energie. Perché ci sarà un giorno in cui riusciremo a rialzarci, questo è certo, ma non sarà quello in cui spariranno. Sarà il momento in cui, voltandoci indietro, ricorderemo che un certo Paniz, tanto tempo fa, dichiarò in nome del popolo italiano e di un cospicuo vitalizio la demenza del proprio capo, o il delirio di una certa Rosi Mauro che chissà come si ritrovò seduta sullo scranno della presidenza del Senato. Ricorderemo, e lo faremo tutti, nessuno escluso, con tutto il disprezzo possibile e tanta, tanta vergogna. Allora, e solo allora, potremo finalmente guardare avanti.
Potrebbero interessarti anche :