Si dovrebbe recuperare
il proprio tempo.
Lentamente.
Cercarlo tra le pieghe
della frenesia di essere fare diventare cercare.
Afferrarlo, senza
lasciarselo scappare.
Siamo fatti per
mangiare il presente, non per perderci nel passato o in un futuro ancora da
scrivere.
Ce lo dicono queste
giornate di primavera.
Me lo diceva nonno,
quando arrivavano i giorni belli e lui saliva sul tetto del chiosco a ripulirlo
dai resti dell’inverno.
C’è un odore
particolare in città, ora.
Un profumo acre e
dolciastro. Di fiori bianchi e di foglie.
Circondavano tutto il
bar e in mezzo, sul retro, i rami si aprivano in un passaggio che dava sul
prato adiacente. Amavo passare là, era come tuffarsi in un altro mondo.
E poi ci sono i
rumori. Di tazze messe nel lavello. Di brusii. Di ruote strusciate sull’asfalto.
Ricordi.
Da conservare, senza
lasciarsene vincere.
Foto di oveclipse
http://oveclipse.deviantart.com
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