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di Clint Eastwood (Usa, 2014)
con Bradley Cooper, Sienna Miller
durata: 133 min.
LA RECENSIONE DI "DOPPIA W"
Esistono film di cui non ti dimentichi, uno di questi è American Sniper. Possono passare mesi, eppure il senso di indignazione non passa, ci si aspettava di più da registi del calibro di Clint Eastwood.
Se all’uscita della sala ti ritrovi a straparlare e non in modo positivo, è il caso di sfogarsi e dire perchè, secondo te, è il caso di evitarlo.
American Sniper è un film normale, ma con tante cose che però non funzionano.
Alcune potrebbero anche sfuggire ad occhi meno attenti e interessati, ma a chi pecca di testardaggine e ha aspettative alte no, e questo ne è il risultato, una recensione di 4 motivi per evitarlo:
I Dialoghi
Dialoghi aggravati da un’adattamento fatto alla bene in meglio, dove tante cose sono andate “lost in translation” , un doppiaggio mediocre e frasi spesso fuori sincrono. Purtroppo non smetterò mai di dirlo…Secondo me il doppiatore di Bradley Cooper ha una voce troppo diversa da lui, voce che stona con ogni personaggio che doppia. In più la pochezza delle frasi e il vuoto dei discorsi, diciamocelo, aria fritta, alla sole cuore amore. Ok è un film di guerra e non c’è bisogno di dialoghi profondi, no scusate ho appena detto una cavolata! Platoon, Full Metal Jacket, The Hurt Locker, Salvate il soldato Ryan, Apocalypse Now e tutti gli altri, scusate non volevo…
Eccessivo Patriottismo, e stereopatizzazione
Quando il film che vai a vedere è di uno dei registi e attori più patriottici di sempre (Clint Eastwood) un pò te lo devi aspettare, ma quì si supera un pò il limite. Clint la fa un pò fuori dal vasetto e dipinge il suo protagonista come un mix di Rambo e Gesù Cristo sceso in terra, oltre che mancare totalemente di sensibilità e rispetto della vita, elogia l’America giustificandone tutte le azioni. Chris Kyle ha certamente fatto storia, ma eticamente e personalmente non credo ci sia bisogno di tutta questa autocelebrazione per qualcuno che ha ucciso migliaia di persone, ok sì sto criticando la base del soggetto del film…ma c’è differenza tra un eroe, e una macchina da guerra.
Errori e sviste
Se hai tra le mani un film di questa portata, non puoi commettere errori grossolani di distrazione, poca cura nei dettagli come il vistosissimo bambolotto che tengono in braccio, tatuaggi che sembrano cambiare ubicazione, zip della camicetta che torna misteriosamente su dopo essere stata abbassata in una scena in cui quel movimento è in primo piano, tutti dettagli sì, ma sono errori che non possono essere presi alla leggera. Errore molto meno grossolano, quello della scena in cui Chris lascia una pistola carica su uno stipite della porta vicino dei bambini piccoli, pistola con cui poco prima minaccia la moglie, sempre davanti ai figli. In quale universo tutto questo è la normalità? Ma il film chiude in bellezza, con la scena più eclatante, (se non avete visto il film evitate di leggere in basso in quanto è presente un grande spoiler) Tutti sappiamo che i cecchini hanno bisogno di grande concentrazione e stabilità per sparare, il film ne parla già dall’inizio, addirittura bisogna imparare a controllare la frequenza cardiaca e sparare tra un battito e l’altro. Tutto questo ragionamento va a farsi benedire, quando al momento di un tiro decisivo, impossibile e da distanza record durante una tempesta di sabbia, come supporto al fucile, si prenda una struttura palesemente dondolante e instabile, e si centri il bersaglio.
American Sniper è una storia vera ovviamente romanzata per l’adattamento cinematografico, ma anche quì c’è stato qualche intoppo. Il film non si salva neanche dal punto di vista emozionale, per quanto ci abbiamo provato inserendo scene che stimolino una qualche emozione, nulla, non sprigiona empatia: dal soldato che compra l’anello di fidanzamento ma poi muore (un elemento mai ricorrente in questo genere di film!) all’amore sbocciato nel giro di 2 secondi nei protagonisti. Quello che colpisce invece sono le immagini di repertorio dei titoli di coda, emozionano di più delle sequenze girate per il film, a questo punto è normale chiedersi se farne un documentario non sarebbe stata una scelta più azzeccata. In conclusione è un’altro film sull’argomento terrorismo e guerra in Iraq o Afghanistan ma che non ha niente da aggiungere, piatto e privo di pathos. Bradley Cooper è ok, ma non di certo da oscar.
Vorrei chiedere a chi lo esalta, cosa ci abbia visto di tanto fenomenale, anzi ve lo chiedo, magari mi sono persa qualcosa…
LA RECENSIONE DI "SOLARIS"
American Sniper in origine doveva essere diretto da Steven Spielberg, e chissà cosa ne sarebbe venuto fuori. Probabilmente un film ultra-nazionalista, retorico, una smielata agiografia di un 'eroe' moderno americano. In pratica, esattamente quello di cui viene accusato oggi Clint Eastwood, che ne ha raccolto il testimone alla regìa...
Strana critica quella italiana, in particolar modo quella 'di sinistra' (cioè quasi tutta): finchè il 'compagno' Clint demistificava crudelmente l'America in modo inequivocabile e toccante, celebrando coloro che stavano ai margini della società (con il dittico Mystic River e Million Dollar Baby, ma soprattutto con Gli Spietati) allora era 'uno di noi', la voce narrante sincera e disillusa di una nazione che doveva fare i conti con la propria coscienza. Poi, dal giorno del famoso discorso alla sedia vuota pro-Romney alle ultime presidenziali, l'intellighenzia sinistrorsa ha cambiato diametralmente opinione su di lui, fingendo di stupirsi per la sua presunta 'svolta a destra', e dimenticandosi che il buon Clint non ha mai nascosto le sue idee conservatrici e repubblicane (non dimentichiamo che negli anni '80 è stato anche sindaco, repubblicano, della cittadina californiana di Carmel. Più chiaro di così...). Ciò ovviamente non gli ha impedito in passato di criticare, anche aspramente, la politica a suo parere interventista e guerrafondaia dei due Bush, continuando a girare i suoi film con la coerenza e lo stile di sempre.
Lo ripeto: lo scopo di American Sniper non è quello di mettere in discussione la politica americana. Anzi, è un film americano fino al midollo, nel senso che Eastwood non fa altro che mostrare la vera faccia dell'America: quella della gente comune, semplice, che in assoluta buona fede è convinta di essere nel giusto e che acclama Kyle come eroe nazionale senza preoccuparsi minimamente di chi sia e cosa faccia una volta smessa la divisa. La regìa del 'veterano' Clint (ottantacinque anni da compiere) fotografa magnificamente questo contrasto: ci mostra scene di guerra brutali e terribilmente realistiche, alternando i primi piani dei soldati al fronte con riprese dall'alto che riproducono la complessità e il rischio delle loro azioni, inframezzandole con i rari momenti di vita familiare tra una missione e l'altra del protagonista, palesemente a disagio in un ambiente che non riconosce e che lo tiene lontano dalla guerra, ormai unica sua ragione di vita.