Domenica 27 ottobre si terranno nella provincia autonoma di Trento le elezioni che decreteranno chi sarà, dopo un quindicennio di amministrazione Dellai, il prossimo presidente della Giunta; i principali contendenti sono due: l’assessore alla Salute uscente Ugo Rossi, che rappresenta la continuità con il precedente governo, e l’imprenditore Diego Mosna, proprietario del Gruppo Diatec e della squadra di pallavolo Trentino Volley, candidato con una coalizione composta principalmente da liste civiche, i cui esponenti sono in gran parte alla loro prima esperienza politica.
Uno dei partiti che appoggia Diego Mosna è Fare Trentino, lista collegata a Fare per Fermare il Declino che alle scorse politiche è stata guidata da Oscar Giannino e che, in questa tornata elettorale, vede come capolista Andrea Bonetti che ha concesso questa intervista.
Signor Bonetti, la vostra coalizione è formata interamente da liste che, ad esclusione di Amministrare il Trentino, non si sono mai presentate alle precedenti elezioni e, nonostante la presenza di un ex esponente della giunta Dellai quale è Grisenti, vi siete posti come una forza che rappresenterebbe una discontinuità ed una rottura rispetto alle amministrazioni precedenti; vorrei chiederle: cosa terrebbe e cosa “butterebbe via” di questi quindici anni di ininterrotto governo Dellai?
Una cosa importante della nostra coalizione è che ha un impianto fortemente civico a parte la nostra lista che, pur avendo un riferimento nazionale, è comunque nata come un’alternativa sia al centrosinistra che al centrodestra liberale.
Un’altra caratteristica fondamentale delle formazioni che sostengono Mosna è che il 90% dei nostri candidati non ha mai fatto politica o ricoperto ruoli nella pubblica amministrazione.
Riguardo a ciò che terrei e ciò che butterei via di questi quindici anni, prima di tutto partirei da una valutazione: in ogni democrazia l’alternanza è fondamentale e lo è per una ragione, in un governo così lungo e continuativo come è stato quello del centrosinistra porta innegabilmente a creare reti di clientelismo, dirigenti che non cambiano, di fatto si consolida un potere che quantomeno richiede un’alternativa per poter fornire anche una migliore esperienza di governo.
Gli ultimi quindici anni di governo hanno sicuramente segnato anche un’epoca, ci sono state politiche che hanno favorito lo sviluppo del Trentino negli anni ’90 ed inizio 2000, sono state costruite grandi opere ed infrastrutture; di contro c’è però stato, a parer mio, un grandissimo vizio, quello di un eccessivo interventismo del pubblico in settori che dovrebbero essere competenza solo di privati ed affidati alla libera concorrenza. Se pensiamo che ci sono oltre 600 milioni di euro di partecipazioni dirette o indirette della Provincia in società controllate o in realtà come l’aeroporto di Verona e quello di Brescia, entrambi in perdita, e mi chiedo che senso abbia quindi questo, secondo me, è la prima cosa da cambiare radicalmente.
La nostra Provincia sembra, per ora, aver sopportato meglio di altre il colpo che la recente crisi economica ha inferto al nostro apparato produttivo, probabilmente pure grazie al sistema di contributi pubblici alle aziende su cui anche Fare Trentino ha espresso perplessità; in vista di una probabile riduzione delle risorse disponibili negli anni futuri, lei che politiche propone di applicare per riavviare la crescita e contrastare il problema della disoccupazione che si sta affacciando anche nella nostra Provincia?
Sicuramente il primo freno al lavoro ed alle politiche sul lavoro è rappresentato dalla burocrazia, questo lo vedono tantissime imprese di ogni dimensione, ormai ci sono anche situazioni al limite come quella di una commerciante di Riva del Garda che, per ottenere un contributo di 1200 euro, ha dovuto investirne 1000 e quindi porta anche a paradossi che rendono assolutamente superfluo qualsiasi intervento in questa direzione; occorre quindi una drastica riduzione della burocrazia e, in un medio e lungo periodo, una delle nostre proposte è quella di andare verso un Terzo Statuto di Autonomia che ci consenta di avere la gestione sulle entrate fiscali, questo con l’obbiettivo di abbattere l’IRAP e le addizionali IRPEF, e non un sistema come quello attuale, basato sui trasferimenti dei costi dallo Stato alla Provincia.
In sintesi: da un lato va ridotta la pressione fiscale, che è un’anomalia tutta italiana e il Trentino non fa eccezione, va ridotta appunto la burocrazia che è un freno alle start up ed alla libera iniziativa di chi vuole creare impresa e di conseguenza lavoro e, terzo punto, come dicevo prima, va fatto assolutamente ritirare il pubblico da settori che non sono e non devono essere di sua competenza a favore della libera concorrenza, la quale crea benefici sia per i lavoratori che per i clienti che potrebbero usufruire di servizi migliori a prezzi più bassi.
Per citare un esempio, ricorderete quanto si pagavano le telefonate dieci anni fa e quanto si paga adesso in seguito alla liberalizzazione, forse l’unica fatta bene in Italia, che ha in quel caso drasticamente migliorato la situazione.
Il vostro candidato alla presidenza della Provincia, Diego Mosna, è anche proprietario del Gruppo Diatec, un’azienda di dimensioni notevoli; soprattutto negli ambienti del centrosinistra molti affermano che la frase “dovrebbe governare un imprenditore perché sa cosa serve alle aziende” risale al ’94 e non ha dato grandi risultati. Non crede che gli interessi di un uomo nella posizione di Mosna, posto ad amministrare la cosa pubblica, potrebbero in qualche caso entrare in conflitto con quelli della collettività, impedendogli di prendere le proprie decisioni in serenità?
Le rispondo su due piani: prima di tutto non si pone, a parer mio, un conflitto di interessi nei confronti di un imprenditore che è il maggior contribuente della provincia di Trento e non ha mai spostato le sue aziende, quindi ha sempre creato lavoro e ricchezza sul territorio; questo è il primo punto che si deve riconoscere quando si analizza quello che è il ruolo di Diego Mosna, senza citare poi la squadra di pallavolo (Trentino Volley ndr.), la quale ha creato una notevole ricaduta in termini di entusiasmo e di visibilità per il Trentino.
Riguardo invece al conflitto di interessi puro non si pone per una semplice ragione: innanzitutto c’è un programma di coalizione condiviso e che indica esattamente quali sono gli interventi che, in caso di vittoria, andremo ad attuare ed a quelli difficilmente si potrà sfuggire. Non reputo ci sia una diversità tra chi, come Mosna, ha fatto impresa ed ha avuto una storia di successo, anche internazionale, e ora mette le sue competenze al servizio della comunità e chi, come altri candidati, ad esempio Rossi, ha avuto anche altri ruoli professionali; per questo credo che generalmente chi ha più intrecci con il pubblico sia chi dal pubblico viene e molto meno chi proviene dal privato, quindi da questo punto di vista sarei più che tranquillo.
Però ad esempio Berlusconi, che possiede delle televisioni, tempo fa ha impedito che fossero messe all’asta le frequenze, che avrebbe dovuto pagare molti milioni di euro, portando vantaggi alla propria azienda ma causando una perdita notevole per la comunità.
Il programma è una cosa certo di base ma, nei successivi cinque anni in cui potrebbe ricoprire la carica di presidente, è probabile che si presentino situazioni che prescindono dal programma e che impongono decisioni che potrebbero ledere i suoi interessi.
Prendiamo un esempio come è stato Whirpool: questa decise di delocalizzare, pur di convincerla del contrario è stato acquistato il suo immobile con un investimento di quasi 40 milioni di euro, il risultato è stato che si è ripresentata la stessa identica situazione a pochi anni di distanza quindi, in questo caso, ci sono stati degli interventi che, sicuramente, sono andati per certi versi a drogare il mercato, quelli sono interventi che andavano comunque a vantaggio di qualcuno e, innegabilmente, non a vantaggio delle piccole e medie imprese che invece soffrono anche di fronte ad una situazione come questa.
Il caso per caso va sempre ovviamente analizzato, però nulla ha impedito a chi non proveniva dal mondo dell’impresa di attuale politiche che di sicuro non sono state un incentivo alla crescita.
Se la coalizione di Ugo Rossi dovesse vincere ma senza ottenere una maggioranza sufficientemente ampia per governare, lei sarebbe disponibile ad un’alleanza con il centrosinistra autonomista per garantire un’amministrazione stabile alla Provincia?
Assolutamente no, non sarei per nulla disponibile.
Quindi se ci si trovasse di fronte ad una situazione di ingovernabilità lei sarebbe favorevole a nuove elezioni?
Prima di tutto si vedrà se riusciranno a trovare una maggioranza alleandosi anche con altre realtà che hanno corso da sole, Rossi dovrà quindi fare le sue valutazioni, ad esempio a sinistra ci sono liste che potrebbero essere disponibili ad appoggiarlo.
Una cosa che io ho ravvisato in molti dibattiti a cui ho partecipato, anche quando si parlava di TAV, di partecipate, di democrazia diretta è che c’erano molti esponenti della maggioranza uscente che criticavano le politiche provinciali quindi, spesso, chiedevo loro se sanno che stanno sostenendo Rossi, perché spesso mi sembra se lo dimentichino…Probabilmente Rossi, se vincerà, dovrà dimostrare di avere una notevole abilità anche nel costruire possibili maggioranze più o meno variabili ma spero, onestamente, che dal 28 ottobre ci sia una nuova maggioranza in Trentino, guidata da Diego Mosna e da una coalizione che abbia preso almeno il 40% dei voti.