Questa mattina in spiaggia mi sono domandata quanti dei signori in acqua e dame sull’arenile abbiano fatto i conti con la stagionale “prova costume”: a parte i cinque bagnini under venti, credo nessuno.
I signori, quasi tutti ammogliati e sotto l’ombrellone, avranno anche un certo fascino seduti dietro le scrivanie, o nella bmw ultimo modello; potrebbero anche far venire qualche pensiero hard alla trenta-quaranta-cinquantenne single, vestiti della loro autorità lavorativa e pieni di quel “non so che” da solida stabilità economica ma visti così, non sono nemmeno passibili.
Forse, al supermercato, e se hanno la decenza di infilare pantaloni chiari e camicia a maniche lunghe, ampia e ben ventilata, evitando accuratamente le infradito di gomma visto che esistono sandali eleganti e maschili, possono anche attirare per un attimo lo sguardo ma, haimè, ne vedo troppi in bermuda combat, l’aria sfatta di chi non ha più ambizioni.
E se è vero che la donna, una volta gratificata dal matrimonio e dai figli, si lascia andare a bigodini e pigiami in pile è anche vero che l’uomo non ha un grande rapporto con lo specchio.
Innumerevoli sono le vittime di affettuose mogli sazie dall’acquisto compulsivo da “saldi di fine stagione”. La Polo da uomo di mezza età è generalmente di colore squisitamente femminile, gialline o azzurrine. Oggi ne ho visto uno taglia extralarge e appena rosato dal sole che mi pareva i tre porcellini fatti uomo.
Io sono per la camicia e i pantaloni lunghi, sempre, per quelli corti ci vuole una gamba “significativa” e abbronzata, non depilata (per carità) ma cosparsa di peluria leggera e per l’appunto giovane, non maculata e terribilmente deturpata da varici.
Sono del partito dell’elegante ed eternamente comoda sahariana che fa tanto tè nel deserto e Rodolfo Valentino.
Grassi che sembrano all’ottavo mese o magri come cerini, storti come rami d’ulivo e bitorzoluti sembrano voler nascondersi dietro giornali e gialli d’autore: e fanno bene.
Messi così e tutti insieme danno addirittura nell’occhio.
Una buona alimentazione e poco, pochissimo ma giornaliero esercizio fisico sono sufficienti a evitare problemi seri, e conoscere il modo giusto per farlo non è poi così difficile. Siamo nella società dell’informazione, esistono una quantità immensa di dispensatori di buoni consigli in radio per televisione e sul web, eppure, ogni anno e d’estate, mi accorgo che in troppi non tengono a mente le basilari regole del vivere sano.
In troppi credono che basta un mese di palestra per rimettere a posto le cose, un po’ di dieta ma le cose non stanno così.
Siamo umani e spesso piegati da una vita stretta e caustrofobica e la tentazione alla gratificazione facile è la via più rapida per sentirsi veramente “in vacanza” e appagati.
E poi in estate si beve il vinello fresco, l’aperitivo con tanto di noccioline salate, tostate e dorate, e il gelatino assieme alla bambina, e la pizza perché non ci va di cucinare, e la fettina un giorno sì e l’altro pure perché a pranzo abbiamo mangiato leggero. E possibilmente ci teniamo a fare una cena rapida e veloce! In fretta perché i ragazzi devono uscire, guardando la TV e magari anche discutendo con la moglie o con i figli, bevendoci sopra quanto più è possibile e per chiudere, soddisfatti e satolli, una bella frutta mista o uno strazuccherato gelato ci sta decisamente bene.
Basta fare un giro per il litorale per avere una grande quantità di esempi di uomini da “colesterolo alle stelle”. Il venerdì e il sabato non fai nemmeno a tempo a contarli, stretti nella giacca che solo l’anno passato andava bene, il passo incerto, paonazzi e ridanciani per quanto vino hanno bevuto.
E, a notte fonda, quando a digestione dovrebbe essere nulla o in fase calante, buttano giù – tanto per stare in compagnia-, del buon bourbòn, una o più grappe o una granita di caffè con panna, che li alleggerisce anche da un certo senso di frustrazione generalizzato e antico.
Affaticati dalla vita che ci sfianca, dalla solita tiritera politica che ci ammorba e dal nulla che sentiamo di avere davanti, cediamo a tutto, che sia estate o inverno. Cediamo alla sbornia, al cioccolatino, e poi alle dieci sigarette di troppo e alla sterile passioncella via web che ci distrae dalla moglie che blatera da vent’anni qualcosa di troppo.
Avere un corpo il più possibile in forma è un dovere che abbiamo in primo luogo verso noi stessi.
Se evitassimo di riempirci di grassi animali, di bibite gassate e di gelati, per compulsione o semplice golosità, il numero di certe patologie mortali legate al colesterolo diminuirebbe sensibilmente e invece, all’ora di pranzo, il ristorante della spiaggia è pieno zeppo come se fossimo a Natale.
Avere un regime alimentare corretto dovrebbe essere insegnato a scuola e nei corsi pre parto.
Non mi meraviglia vedere bambini obesi rotolare sul campo di calcetto viste le merende che vedo nei carrelli delle mamme e mi domando cosa cambia nel dare ai figli una fetta di pane con la marmellata –io ero ghiotta di pane e zucchero- o una di quelle merendine da frigo piene di conservanti e coloranti.
Mi domando perché risulti così difficile fare lo yogurt in casa anziché riempire il frigo di barattolini di plastica inquinante, comprare succhi di frutta con valori nutrizionali pari a zero, invece che spremere due limoni e tre arance.
La nostra forma fisica va curata quotidianamente, come la mente e lo spirito.
Non dico che si debba diventare degli Yogi, ma mangiare lentamente e possibilmente concentrandoci sul cibo anziché sulle notizie del Tg, farsi una bella macedonia a pranzo o un grosso gelato di frutta e senza panna, e a merenda una mela e tre noci e magari del pane azimo, e poi chiederci ogni mattina: come va?