L’ospite dello scorso martedì è stato Taglio – La pizza per fetta, le cui pizze avevo già avuto modo di apprezzare in una tiepida sera primaverile dello scorso anno. Per l’occasione ha preparato:
La Muffuletta: Enkir, cumino, pepe nero e finocchietto selvatico.
La Sfiziosa: Mozzarella di Bufala “Moris”, acciuga di Sciacca e origano di Pantelleria.
La SEAT P.G.: Patata di montagna lessata con Pistilli di Zafferano Italiano,pancetta naturale “Luiset” marinata nel Tabasco,sale dolce di Cervia e fiori di fiordaliso essiccati.
La Sciannera: Burro fresco della Savoie,zucchero di canna grezzo e cannella di Ceylon.
L’apprezzamento dei dipendenti è stato evidente, ma vediamo cosa pensa Vincenzo Santelia del progetto e, da milanese, della nostra Torino.
Secondo lei Torino ha qualcosa in più dal punto di vista gastronomico, rispetto ad altre città?
Torino ha nella gastronomia una eccellenza certamente europea e probabilmente mondiale. È stata sede di una delle corti più importanti d’Europa. È circondata da un territorio molto vario per ambienti e climi. Ha assorbito molte delle altre culture italiane, soprattutto quando è diventata capitale industriale. E, negli ultimi anni ha attraversato una crisi di identità che ha aperto spazio alla riscoperta della propria specificità. Non c’è da stupirsi se è culla del movimento slow food e sede di uno dei distretti italiani di maggior successo nel mondo – quello del caffè e del cioccolato. Sono forse cose ovvie per chi ci abita. Ma una forte sorpresa per chi, come me, è cresciuto a Milano con l’idea che Torino sia una città triste. E per i miei ospiti milanesi, quando mi vengono a trovare. Perché a Torino c’è molta più attenzione alla qualità, più accessibilità e molta più sperimentazione. Dal Cambio a Poormanger (una patata al cartoccio straordinaria – una certezza quando ci si vuole gratificare con un quarto d’ora di estasi).
Perché la scelta di una mensa aziendale oltre gli schemi (tristi) a cui viene normalmente associata?
La mensa è forse triste per chi non ce l’ha. Per me è invece un gran vantaggio non essere costretti ogni giorno ai panini, alle insalatone, ai piatti riscaldati. Certo la mensa può essere ripetitiva. Per questo è bene ogni tanto spezzare la routine. A volte stimolando i nostri cuochi a proporre qualcosa di nuovo e, ogni tanto, invitando qualcuno da fuori a farci vedere di che cosa è capace.
Come rispondono i dipendenti a questa nuova iniziativa gastronomica?
Ahah. I torinesi sono sempre piuttosto riservati nei loro commenti. Ed è una caratteristica che apprezzo. Vedo però che quando abbiamo ospite uno chef da fuori non avanza mai nulla. Direi che è c’è un consenso che si manifesta nei fatti!