Mental Coaching: La Fatica? È un BALLA e lo sai!

Creato il 12 settembre 2011 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Mi rendo conto che il titolo sia molto forte, ma grazie al mental coaching, sto diventando un attento osservatore delle dinamiche della nostra mente e credo fortemente che nella maggior parte dei casi sia davvero così: FATICA FISICA = BULLSHIT!

Oggi parlo sia ad atleti, che ad allenatori (in qualità di “gestori” di atleti), sia a Mental Coach e per farlo, prendo spunto dall’attualità e dalla quotidianità per dare una chiave di lettura in termini di mental coaching.

A proposito di attualità, pochi giorni fa la Juve ha inaugurato il nuovo stadio e a prescindere dagli aspetti economici e dalle preferenze calcistiche, voglio soffermarmi su quanto è importante per un atleta e per il suo Allenamento Mentale, essere circondato da un Ambiente Motivante, a questo proposito ti invito a leggere un articolo che scrissi qualche tempo fa proprio su questo argomento.

Ma oggi voglio parlare di altro: ultimamente sui canali dei “Documentari” di Sky viene trasmesso un programma che mostra come vengono addestrati i corpi speciali dei vari Eserciti. L’altra sera era il turno dei famosissimi Navy Seals.

Il documentario non parlava di Navy Seals già “formati” ma di reclute che stavano sostenendo un periodo di addestramento, al termine del quale ci sarebbe stata una Prova Finale e solo chi fosse stato in grado di superare tale prova avrebbe potuto proseguire nell’addestramento.

La prova finale consisteva (e consiste) nel partire la mattina presto e superare varie prove fisiche e mentali per le 17 ore successive… 17 ORE CONSECUTIVE!

Come detto questa è la prova finale di un periodo di addestramento, ma MAI questi ragazzi sono stati allenati a stare per 17 ore consecutive in pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali. L’obiettivo della prova è capire chi di queste persone potrà essere in grado di, non solo essere un Ironman, ma prendere nel modo giusto decisioni importanti (spesso per la vita propria e di molte altre persone) in pochi istanti e con una grande pressione addosso.

Ai ragazzi non era stato detto quanto sarebbe durata la prova e quali erano le varie sfide da affrontare… sapevano solo che il loro obiettivo era ARRIVARE ALLA FINE.

La sveglia era prevista per le 6 del mattino, ma alle 5 sono stati tirati giù dalle brande e con l’obiettivo di essere pronti in 15 minuti (fino a quel momento erano stati addestrati essere pronti in 20 minuti). Dopodiché sono stati buttati in piscina dove CON IL MATERIALE ADDOSSO (circa 10 kg) hanno dovuto fare 10 vasche da 50 metri l’una. Finite le vasche sono state gettate in acqua delle monetine (una a testa) e l’obiettivo era di recuperarle sul fondo. Tieni presente che la piscina viene utilizzata per addestrare i sommozzatori, quindi la profondità media è di 5 metri ed erano le 6 del mattino. Recuperate le monetine, tutti sul bordo a fare 100 flessioni “modificate” (mani a larghezza delle spalle e piedi sopra ad una panca alta 150 cm). Durante le flessioni, ad ognuno veniva richiesto di fare dei calcoli. Ogni risposta sbagliata ed ogni richiesta di ripetere il quesito erano 10 flessioni in più.

Ecco, questa era solo la prima prova! Al termine della quale i ragazzi erano SFINITI e avevano davanti a loro altre 16 ore di prove estenuanti, con addosso tutta l’attrezzatura e sotto un caldo torrido.

La prova successiva è stata “Il miglio di Mogadiscio”, che consiste nel portare, in gruppi da 6 persone, una barella da elicottero (senza ruote e di ferro) con dentro un manichino di 90 kg, per 1.600 metri in meno di 10 minuti e anche lì una volta arrivati test di logica.

Le prove si sono susseguite una dopo l’altra, passando attraverso il trasporto dei tronchi (vedi foto in alto), un lancio in paracadute con atterraggio in mare a 800 metri dalla costa, con l’obiettivo di arrivare sulla spiaggia e “conquistarla” utilizzando le tecniche e strategie apprese durante l’addestramento (il tutto in un tempo precedentemente comunicato) e molte altre.

I ragazzi erano a pezzi e, per rendere il tutto più televisivo, in basso c’erano le ore passate e quelle restanti: a metà prova alcune delle facce e delle dichiarazioni erano di gente che era lì lì per mollare per lo sfinimento.

In tutto questo c’erano gli istruttori che li insultavano e sfidavano con frasi tipo “Non fa per te!”, “Ti basta dire I QUIT e starai meglio”, oppure “Non sarai mai un Navy Seals” e altre cose abbastanza INDICIBILI.

Via via i ragazzi sono arrivati all’ultima prova: rifare la prima prova, ma raddoppiando le distanze. 20 vasche da 50, recupero di 2 monetine sul fondo (erano le 10 di sera) e fare 200 flessioni “modificate”.

La cosa incredibile è stata che quell’ultima prova è sembrata più facile e agevole di quanto non fosse stata la prima. I ragazzi erano in trance: pupilla dilatata, respiro profondo e sguardo fisso in avanti. Sembrava andassero con il “pilota automatico”.

Finita anche l’ultima prova, gli istruttori hanno detto STOP e nonostante le 17 ore di sforzi sovraumani, tutti hanno esultato come pazzi.

Alcune delle dichiarazioni rilasciate al termine di tutto stavano ad indicare come, dopo un po’, il dolore e la fatica non c’erano più, il focus era tutto nel superare la quella prova, senza pensare alla successiva o ad altre cose.

Mi ha davvero colpito questo programma e mi ha fatto capire quanto il nostro corpo sia in grado di fare cose di molto oltre a quelli che noi crediamo essere i nostri limiti.

La percezione di NON FARCELA è notevolmente al di sotto della REALTÁ.

Mi piace pensare alla Trance Agonistica come quel momento dove si è assolutamente QUI ED ORA, dove la mente diventa un tutt’uno con le potenzialità del nostro corpo e prende consapevolezza delle grandi cose che è in grado di fare.

Il dolore e la fatica ci sono, ma semplicemente non vengono prese in considerazione dalla mente in quanto il focus è tutto sull’obiettivo e sulle risorse che posso essere utilizzare per raggiungerlo. Dolore e fatica diventano stimoli che in quel momento non servono.

Possono essere scartati, tanto quanto scartiamo la maggior parte delle informazioni che ci circondano: quante insegne pubblicitarie ci sono nel tragitto da casa tua al lavoro? Ma come BO??!! La fai tutti i giorni quella strada!!! Evidentemente è un’informazione che non è importante rispetto a quello che è il tuo obiettivo… quindi la tua mente la può SCARTARE.

Probabilmente molti di quei ragazzi avrebbero mollato molto prima se non ci fosse stato in ballo IL SOGNO di diventare un giorno un Navy Seals.

Portando tutto questo nella quotidianità mi vengono in mente le sessioni di allenamento mattutino dell’ultimo Vitality Coaching, dove il grande Allenatore Motorio MARCO CAGGIATI, rispondendo a lamentele di fatica (Leggi il suo ultimo articolo su come affrontare la fatica) di alcuni dei partecipanti ha detto: “È solo un piccolo dolore per ottenere un beneficio molto più grande” e io aggiungo che il DOLORE è spesso SOLO mentale ed è tanto più grande quanto meno si ha chiaro il BENFICIO o l’OBIETTIVO.

Credi nelle potenzialità del tuo corpo e quando senti la fatica, FIDATI del fatto che è una percezione errata e FIDATI che puoi andare di molto oltre.

La parola chiave è FIDATI… e a questo proposito ti invito a guardare questo video, dove un bravo allenatore e ottimo Mental Coach dimostra ad un suo giocatore come il suo corpo possa fare cose estremamente al di là di quelli che lui crede essere i suoi limiti fisici.
Il video è tratto dal film “Affrontando i Giganti” (Facing the Giants):

Se sei un atleta fa in modo che quel Coach non sia una persona esterna a te, ma fallo diventare il tuo Dialogo Interno e prometti a te stesso il tuo meglio… SEMPRE!

Se sei un allenatore, ALLENA i tuoi atleti a FIDARSI del proprio corpo e CREDERE che possono già ora ottenere risultati straordinari a cui non pensano nemmeno di potersi avvicinare. Pretendi da loro il MEGLIO ogni giornoALLENALI a dare il 110%.

Non è questione di FATICA o MALE… è questione di CUORE!

Di Giuseppe Montanari


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