Quale coach sportivo non ha mai sognato di poter essere, anche solo per un minuto, Tony D’Amato. Risorgere collettivamente partendo dalla volontà individuale è il miglior modo per vincere una partita, per farcela nella vita. Al Pacino riesce a spaccare lo schermo con il suo carisma e fa sentire sulla pelle anche un altro ruolo che tutti i coach sportivi dovrebbero avere: aumentare le performance attraverso un lavoro di mental coaching.
Questa figura è fondamentale per il collettivo e come dice Mike Edger “i coach e i capitani devono supportare la fiducia per permetter alla squadra di essere vincente”. In altre parole quello che Edger con il suo articolo cerca di trasmettere è che bisognerebbe metter in testa ai propri atleti che gli viene data fiducia e si crede nelle loro capacità atletiche. Ciò permette di ottenere grandi successi e raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissati.
Per farcela i coach dovrebbero incontrarsi, con la squadra nel ritiro pre-campionato, discutendo con loro gli obiettivi che si vogliono raggiungere a fine stagione. In questa fase è importante motivare i giocatori utilizzando grafici e tabelle che mostrino schemi, obiettivi etc.
Terminata questa fase sarebbe opportuno fissare alcuni punti chiave sulle strategie e gli schemi che possono aumentare le possibilità di successo e raggiungimento degli obiettivi.
Per avere successo è importante che lo sport mental coach non si scordi mai di inculcare nella testa dei suoi giocatori l’idea di diventare una squadra vincente.
Questo significa aver costruito giocatori pronti per le grandi partite: se la tua squadra ha come aspirazione quella di vincere il campionato bisogna riflettere sul fatto che ogni partita è importante e nessuna squadra avversaria deve essere affrontata alla leggera.
È fondamentale quindi che un coach sportivo riesca a trattare i giocatori come campioni, anche con le loro responsabilità, in questo modo essi giocheranno da campioni. Il giocatore è un essere umano con tutte le sue fragilità e problematiche, quindi necessità di essere ascoltato per capire quali sono i suoi problemi: personali, accademici, fisici etc.
Un mental coach d’eccellenza deve essere preparato a eventuali blocchi mentali dei suoi giocatori. La perdita di un match o di un giocatore chiave sfiderà la capacità di tenere la squadra in pista, pertanto è necessario re-inquadrare l’evento e girare in positivo, trovando la soluzione più efficace. Non esiste una cosa come un problema, solo sfide.
Alla fine per chi non lo sapesse la squadra di football americano allenata da Tony D’Amato, il grande mental coach sportivo, ha vinto la partita e l’autostima data ai giocatori in quei tre minuti è stata la scossa del successo raggiunto.
E voi cosa ne pensate del mental coaching? vi sentite un po’ un Tony D’Amato?