Menti opposte per pensare

Da Pasqualefoglia @pfoglia2

Noi abbiamo due emisferi cerebrali e quindi "pensiamo" con due menti diverse: una emotiva (emisfero dx) e una cognitiva (emisfero sin).

Logicamente i pensieri prodotti dalla mente emotiva o inconscia o automatica sono opposti rispetto a quelli provenienti dalla mente cognitiva o conscia o volontaria.

Nel primo caso si tratta di pensieri involontari e irrazionali, per lo più negativi e strettamente legati alle emozioni, nel secondo caso invece si tratta di pensieri volontari, razionali e neutri.

La mente emotiva è molto più potente di quella cognitiva. Ciò perché non appena ci emozioniamo, viene escluso l'emisfero sinistro del cervello, proprio quello cognitivo, perché le emozioni rappresentano bisogni insoddisfatti e impellenti. I bisogni hanno sempre carattere d'urgenza e in molti casi attivano reazioni emotive automatiche, arcaiche e disfunzionali. Poiché viene escluso l'emisfero sinistro quando si prova un'emozione intensa, non capiamo più nulla. Ecco perché si perde facilmente il controllo della situazione e si commettono errori anche gravi di cui poi a mente fredda ci pentiamo.

È il caso del raptus di gelosia e del raptus di follia e anche della fatale dimenticanza del proprio bambino in macchina sotto il sole per ore e ore, che si spiega proprio con l'insorgere inatteso di un potente fatto emotivo dopo essersi allontanati dalla macchina, che fa dimenticare tutto.

La complementarità genera la sintonia, ossia il funzionamento equilibrato e armonico dei due emisferi. In assenza di sintonia tra i due emisferi cerebrali, quello emotivo provoca rimuginamento, mentre quello cognitivo agisce in maniera egoistica e cinica.

Dunque, sono del parere che i due emisferi cerebrali, le nostre due menti, producano pensieri totalmente opposti: quello destro produce pensieri negativi e involontari, legati alle emozioni negative, mentre quello sinistro produce pensieri razionali e volontari, emotivamente neutri. Infatti, ogni emozione s'accompagna sempre a determinati pensieri, e ciò signfica che noi pensiamo non solo con l'emisfero sinistro, quello cognitivo, ma anche con quello destro, l'emisfero emotivo.

Tuttavia, non è detto che i pensieri razionali, logici e freddi, ossia non dettati da emozioni, siano quelli giusti, mentre quelli irrazionali siano sempre sbagliati.

Dunque, ogni emozione genera pensieri e viceversa. Senza emozioni la vita non esisterebbe neanche! Tutte le nostre azioni (compresi i blocchi interiori) sono causate dalle emozioni.

Ecco perché la principale funzione dello sviluppo personale è quella di insegnarci a gestire le emozioni - la paura e la rabbia in particolare - in maniera funzionale e appropriata alle circostanze. Se non si è capaci di intervenire sui propri stati emotivi, si resta in balia di forze interne spesso animalesche e incontrollabili, con gravi conseguenze per la nostra vita personale e di relazione.

E allora come ci dobbiamo comportare con le emozioni negative? Le emozioni negative non si devono evitare, né si deve opporre resistenza, e neanche identificarsi con esse.

Quando si è soggetti a un'emozione spiacevole come la paura, viene naturale cercare di evitarla per non ritrovarsi ancora in quella brutta situazione. La strategia di evitamento tuttavia è dannosa perché limita non poco la nostra vita e tende a rafforzare sempre più l'emozione stessa, e con il trascorrere del tempo si resta sempre più bloccati. Anziché evitare le situazioni spiacevoli che ci fanno paura, è assolutamente necessario affrontarle!

Le paure e tutte le emozioni negative si vincono soltanto vivendole, ossia affrontandole. In tal modo ci abituiamo ad esse, e quando ci siamo abituati, la paura cessa di farci paura. Questo discorso vale per tutte le paure, compresa quella di parlare in pubblico. In poche parole, bisogna allenarsi ad affrontare ogni genere di paura.

Classico è l'esempio dei vigili del fuoco, dei paracadutisti e degli artificieri dell'esercito che praticano mestieri molto pericolosi proprio perché si esercitano a lungo e quindi sono abituati ad affrontare le situazioni di pericolo. Infatti, la paura è causata proprio dal non sapere come affrontare il pericolo.

Uscendo spesso dalla cosiddetta zona di comfort, ossia mettendosi in gioco e sottoponendosi volontariamente allo stress, si fa esperienza e si diventa sempre più sicuri di sé ed esperti, ossia ci si abitua a non aver paura.

Chi non si sottopone volontariamente allo stress per imparare, ad esempio, qualcosa di nuovo e di difficile, non progredisce e andrà soggetto a ogni genere di stress involontario in futuro perché non sarà in grado di affrontare le difficoltà della vita in maniera efficace!

Anche opporre resistenza, ossia negare l'esperienza emotiva spiacevole, è estremamente controproducente perché la resistenza esercita una forza uguale o ancora più intensa dell'emozione stessa a cui si resiste. Gli inglesi dicono: "What you resist, persists" (Ciò a cui resisti, persiste). Anziché negare e reprimere l'evento spiacevole, per esempio un lutto, un crac finanziario, una rottura sentimentale, un tradimento, una grave malattia, ecc. e restare tristi, confusi, impotenti e depressi, la cosa più giusta da fare è accettare il cambiamento rappresentato dall'evento spiacevole.

Infatti l'accettazione della realtà (ossia del cambiamento) elimina l'effetto nocivo e paralizzante delle emozioni negative e ci consente di recuperare rapidamente la lucidità mentale e il senso di responsabilità, e quindi si è in grado di riprendere velocemente la vita normale.

L'accettazione della realtà e l'accettazione di se stessi nonostante gli eventi contrari, sono i fattori fondamentali per affrontare con successo le immancabili avversità della vita. Purtroppo, la maggior parte delle persone vorrebbe soltanto il bello dalla vita e rigetta il brutto, e così facendo si ritrova proprio ciò che non desidera.

Esistono ormai molte prove scientifiche che dimostrano una chiara correlazione tra emozioni represse (come la rabbia) e disturbi fisici vari come l'ipertensione, l'ictus, l'infarto del miocardio e malattie autoimmuni. È risaputo che forti dispiaceri danneggiano gravemente il sistema immunitario.

Molti si sentono sbagliati e si autoflagellano di fronte ai propri insuccessi e ai propri sbagli, mentre dovrebbero capire che persino i miliardari fanno errori e vanno incontro a delusioni e dispiaceri, ma non per questo si sentono sbagliati, perciò riescono a riprendersi e a ritornare di nuovo a galla.

È un errore grave quello di identificarsi con le proprie emozioni, i propri pensieri negativi e i propri errori. Infatti, in circostanze spiacevoli si dice "sono impaurito", "sono arrabbiato", "sono sbagliato" mentre si dovrebbe dire: "In questo preciso momento mi sento impaurito, arrabbiato, ho fatto un errore", ecc. L'emozione è causata da una data esperienza e si prova in quel dato momento, quindi è una condizione temporanea dovuta alla particolare situazione che si sta vivendo.

Identificandosi con le proprie emozioni, i propri sogni, i propri obiettivi, i propri desideri, i propri pensieri e i propri errori si va incontro inevitabilmente alla sofferenza al minimo rifiuto.

E si avrà sempre davanti agli occhi l'evento negativo che ci fa sentire una nullità perché, a causa dell'identificazione, non è il nostro progetto o il nostro desiderio che ha ricevuto il rifiuto o la bocciatura, ma la nostra stessa persona! Il fallimento di un nostro desiderio lo prendiamo come il fallimento di noi stessi e questo errore (di identificazione) è devastante!

La più importante acquisizione dello Sviluppo Personale è proprio quella che, per stare bene con se stessi, non si deve mai smettere di accettarsi, amarsi e approvarsi a prescindere dai risultati.

Per non identificarci con i nostri progetti non dobbiamo caricarci di troppe aspettative, anche perché quanto più vuoi una cosa, tanto più diventa difficile averla e può diventare un'ossessione.

Dunque non bisogna mai identificarsi con i propri errori, ma imparare da essi! Anzi, il più grande segreto per avere successo nella vita è uno solo: partire, agire, fare, lanciarsi fiduciosi nella vita! Non dobbiamo mai smettere di metterci in gioco e non dobbiamo mai avere paura di sbagliare, altrimenti non partiremo mai!

Il più grande vantaggio del passaggio all'azione è quello di interrompere immediatamente i pensieri che ci torturano perché attraverso l'azione cambia la fisiologia del corpo e quindi le emozioni che proviamo. La tensione emotiva è causata proprio dal rimuginare eccessivo senza mai agire.

Quanto ai brutti ricordi, alle fobie e ai traumi, esistono diversi modi per ridurre o eliminare l'intensità dell'emozione a essi legata, ma il più efficace, secondo me, è la reinterpretazione in chiave positiva degli eventi del passato. Infatti, al momento dell'impatto traumatico è inevitabile interpretare l'evento in maniera negativa date le conseguenze non certo piacevoli, ma col trascorrere del tempo si riduce l'intensità dell'evento negativo e accadono anche tante cose nuove, se non proprio favorevoli, che consentono di reinterpretare l'evento in maniera positiva e quindi di dargli più luce, più brillantezza, più chiarezza e più consapevolezza. Molte volte la sfortuna si trasforma col tempo nella nostra fortuna, ed è anche per questo che non bisogna mai perdere la speranza e rialzarci subito dopo ogni caduta.

Il passato ormai è cosa fatta e non si può cambiare; ma anche se non hai potere su di esso, hai un enorme potere sul tuo futuro proprio grazie ai tuoi errori che ti hanno conferito non solo una grande esperienza di vita, ma hanno anche irrobustita la tua resilienza, la tua resistenza al dolore. Dunque, è giunto il momento di ringraziare il tuo passato!

Quando ci emozioniamo, pensiamo con l'emisfero destro e siamo portati nel passato dove esistono i nostri ricordi carichi di energia emotiva, ricordi che rivoltano il coltello nella ferita ogni volta che si riattivano e che comunque producono emozioni e pensieri negativi e/o ossessivi in maniera involontaria.

Tutte le volte che siamo distratti si attiva sempre il pilota automatico, l'emisfero emotivo, e siamo bombardati dai pensieri negativi che ci impediscono di ragionare con lucidità e di prendere decisioni assennate e risolute.

Quando invece siamo attenti e tutto presi da ciò che stiamo facendo, agisce l'emisfero sinistro, e in questi casi la mente emotiva non può interferire negativamente e possiamo agire e operare con freddezza e razionalità.

Purtroppo però, quando siamo sotto l'influsso esclusivo dell'emisfero sinistro, ci facciamo prendere dalla fretta - ed ecco l'ansia! - e ci mettiamo in contrasto con l'inconscio che è lento, fraccomodo e boicottante; ed inoltre, credendo di essere razionali e di sapere già tutto, pensiamo anche di avere ragione e perciò facciamo molti errori perché in realtà si è quasi sempre a corto di informazioni.

Quando, infine, oltre ad essere attenti, riusciamo anche a concentrarci, si ottiene la sintonia tra i due emisferi cerebrali e siamo nel qui e ora, nel presente, dove non c'è sofferenza perché non ci sono emozioni negative, ma soltanto consapevolezza e benessere: e si ottengono le migliori prestazioni.

In fondo, la cosiddetta mente superiore di cui hai sicuramente sentito parlare, si attiva proprio grazie alla concentrazione e alla sintonia emisferica perché l'inconscio dispone della conoscenza universale per cui è quasi impossibile fare errori o dire e scrivere cose sbagliate. Infatti, quando si realizza la sintonia emisferica, la creatività e l'intuito che sono prerogative della mente emotiva, sono coordinati e sostenuti dalla logica e dalla razionalità che sono prerogative della mente cognitiva, come pure la veduta d'insieme della mente inconscia è corroborata dalla visione analitica della mente conscia.

E quando, oltre ad essere perfettamente concentrati, si è anche molto bravi e preparati nell'attività che si sta svolgendo, attività che costituisce la nostra passione e perciò ci piace tanto, come nel caso degli atleti professionisti, durante le gare essi entrano facilmente nello stato di flow o di grazia e ottengono prestazioni eccezionali.

E allora, potresti chiedermi, perché non siamo sempre attenti e concentrati? Il motivo è che l'attenzione e ancora di più la concentrazione, consumano enormi quantità di energie e producono molte scorie che ci fanno sentire stanchi. Per esempio, nel tiro al piattello e nel tiro con l'arco, si trattiene per un attimo il respiro tanto grande è la concentrazione dell'atleta, e quando non si respira bene, il cervello non riceve ossigeno a sufficienza e ci stanchiamo facilmente. Al contrario, quando viene attivato volontariamente il pilota automatico, in condizioni di volo di relativa sicurezza, i piloti possono rilassarsi e riposarsi un attimo perché sarebbe assai faticoso e insostenibile restare concentrati per ore e ore.

A presto