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Mercati, spread e ue: la situazione dopo le parole di draghi e monti

Creato il 23 agosto 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

I mercati hanno accolto come una resa le parole del presidente della Bce Mario Draghi. Una resa ai falchi, al presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ai rigoristi nordeuropei che tracciano i confini degli interventi che la Bce può permettersi di fare. In conferenza stampa, Draghi ha affermato che la Banca centrale europea potrebbe tornare a svolgere operazioni calmieranti sul mercato, a una serie di condizioni, tra cui quella che i paesi dell’eurozona attivino i fondi salva stati Efsf e Esm contro le tensioni dei mercati. In più Draghi ha escluso che, nella sua configurazione attuale, l’Esm, con una eventuale licenza bancaria, possa ottenere i rifinanziamenti della Bce. Possibilità, insomma, nessuna certezza. Per Draghi, non c’è stato «nessun passo indietro» rispetto al discorso di Londra . Il presidente della Bce ha ricordato che nel suo intervento «non c’era alcun riferimento ad un programma di acquisto titoli», ma l’affermazione che quella dell’Euro «è un’area forte» e che la moneta unica «è irreversibile». Draghi, a Londra, aveva anche detto che la Bce è «pronta a tutto, nell’ambito del suo mandato, per preservare l’euro». In Finlandia, Monti ha avvertito che se lo spread dovesse rimanere a livelli elevati per troppo tempo, il rischio è di avere in Italia un governo non europeista, non favorevole all’euro e non orientato alla disciplina fiscale. È l’avvertimento lanciato alla Germania di Angela Merkel e alla Bundesbank, la potente banca centrale tedesca e socia di maggioranza della Bce (quota 19%). Ieri il premier ha chiarito che l’Italia non chiederà alcun sostegno a nessun meccanismo europeo: «Siamo il terzo più grande contributore Ue e siamo il terzo più largo contributore in termini di impegno per il salvataggio di Irlanda, Portogallo e del sistema bancario spagnolo. Ma se calcoliamo il netto siamo molto più vicini alle cifre di Germania e Francia. Perché? Perché essendo più grandi contribuiscono di più, ma tutti sanno che parte di queste somme tornano indietro in termini di sollievo per le banche tedesche e francesi che sono altamente esposte in Grecia, mentre le banche italiane non hanno questa grande esposizione». Nonostante le parole di Draghi, Monti resta ottimista. Secondo il Presidente del Consiglio «nel giro di quattro o sei mesi, anche i rigoristi si convinceranno della necessità di consentire all’Esm di agire come una banca». Non subito, «nel momento in cui sarà percepito da parte delle autorità responsabili europee che un rafforzamento delle attività dell’Esm è necessario».

Francesco Amicone

Nota di Redazione: Il presidente Monti si dice ottimista, a naso pensiamo che sia l’unico in Italia ad ammetterlo, e dice anche anche che nel giro di quattro – sei mesi, finalmente l’ Esm agirà come una banca. I pochi  “sopravvissuti” alla crisi saranno  felici.

 



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