LUCIO FONTANA, Concetto spaziale. Trinità, 1966, courtesy Fondazione Marconi Milano
MERCATO DELL’ARTE, QUOTAZIONI ARTISTI , tra aste e gallerie d’arte moderna. Cristina Palmieri per MAE Milano Arte Expo: Il Filo d’Arianna dell’arte contemporanea. > Abbiamo già avuto modo di sottolineare come – in un periodo di importante crisi economica quale quello che ormai da alcuni anni l’economia mondiale sta attraversando - purtroppo anche il mercato dell’arte, già spesso vittima di naturali oscillazioni, dettate da mode e tendenze, soffra di un fisiologico “tumulto”. Squarci di verità, in queste circostanze, dovrebbero arrivare, o almeno in genere così ci si attende nell’ambiente, dalle aste. Questo perché la libera e pubblica gara fra persone per l’aggiudicazione di un dato bene consente, forse più di ogni altra transazione, di determinarne il valore.
In fondo è verificabile che le maggiori case d’asta cerchino di frequentare le più rilevanti Fiere d’arte internazionali per comprendere quali siano gli artisti che le gallerie propongono e a quali prezzi.
Rimane pur vero, però, che gallerie e case d’asta si rivolgono a due segmenti di pubblico, almeno in origine, differenti, poiché dissimile è – storicamente - la loro genesi.
Quanto caratterizza l’asta è il fatto che, agli opposti di essa, agiscono due diverse figure: un venditore che cerca di ottenere dalla vendita di un bene il maggior profitto, avendolo molto spesso acquisito al di sotto del prezzo di mercato, nonché un acquirente che, ovviamente, cerca di aggiudicarsi tale bene al minor prezzo possibile.
Ecco perché Christie’s e Sotheby’s ormai da tempo immemore sono le case d’asta più importanti, con i calendari più incalzanti. Ed ecco spiegata la ragione per cui Londra è la piazza del mercato dell’arte più determinante e frequentata.
E’ evidente quindi che, se una casa d’asta mette all’incanto un dipinto di un artista, consegna al mercato un segnale determinante circa la sua valutazione.
In un contesto in cui le aste sono ormai numerose, dovrebbe accadere che, stabilendo una continua reale concorrenza, vi sia un maggior equilibrio nei prezzi e una diminuzione del rischio di manovre speculative, rendendole più complesse e costose. In realtà è palese a tutti come, soprattutto su alcuni artisti, le speculazioni si siano fatte e si facciano eccome. Da tempo il cliente delle aste non è più solamente il collezionista in cerca di oggetti o opere particolari, o il mercante in cerca di rarità. Negli ultimi trent’anni sono entrati in scena senza sosta nuovi investitori, la maggioranza dei quali non strettamente correlati all’ambiente.
MAN RAY, Venus restaurée, 1936-1971, courtesy Fondazione Marconi Milano
Sono comparse le Banche, le istituzioni finanziarie, le Fondazioni, i Musei. La conseguenza, a mio parere, è che molti degli attuali fenomeni artistici (soprattutto epigoni di certo concettualismo) siano stati creati ed imposti a tavolino da precise lobbies finanziarie. Infatti, nel contesto del mercato tangibile, certi nomi (che sicuramente hanno una collocazione nei più importanti musei del mondo) non trovano con facilità riscontro né di interesse, né, tanto meno, di vendita. Se un artista non ha un pubblico (ad esclusione di quello di qualche limitata élite) – quindi, per intenderci, non entra nelle case – qualcosa non torna.
Dall’avvento del nuovo millennio, lo abbiamo accennato, l’arte contemporanea riscuote maggiore attenzione. Si creano operazioni commerciali sempre più dilatate e costituite da una rete di artisti, critici, musei, gallerie, case d’asta, organizzatori di mostre che la pongono sotto potenti riflettori. A questo settore, un tempo di nicchia, fenomeno quasi strettamente culturale, vengono oggi applicati i medesimi strumenti del marketing, nonché le più efficienti tecniche di comunicazione, che si sostituiscono a quelli che per decenni sono stati i criteri di imposizione, legati a valori intrinsecamente innegabili da un punto di vista estetico.
La promozione delle opere diventa oggi quasi più importante delle opere stesse, e la moda del collezionismo d’arte contemporanea si estende a macchia d’olio. Innegabile che, in tutto questo, molta parte abbiano avuto e abbiano, appunto, le case d’asta. Solo in Italia, negli ultimi vent’anni, ne sono sorte (a volte anche scomparse) decine e decine, organizzate e strutturate come moderne aziende.
Questi nomi sono resi eclatanti, appunto, dai mercanti influenti, dai critici più affermati che con essi collaborano, da tutta una summa di operatori del sistema che hanno un’ autorità da un punto di vista di comunicazione mediatica. Questo fa sì che alle aste i loro lavori partano già da prezzi elevati ed eclatanti, in grado di creare un’eco considerevole, sebbene spesso i medesimi vadano poi, nel contesto dell’asta, invenduti, o acquistati da prestigiosi collezionisti che – a loro volta – hanno peso nel sistema. Ma queste quotazioni, come questi artisti, in che misura esistono davvero?
Concludendo, e – ovviamente – semplificando, possiamo affermare che le case d’asta rappresentano il luogo ideale dove la domanda e l’offerta si incontrano. Ma sono anche la realtà con il maggior potere, oggi, di garantire la commercializzazione e la circolazione delle opere d’arte, dal momento che il più delle volte sono in grado di anticipare i segnali delle tendenze di mercato. Se l’interesse del pubblico è alto, può accadere che il prezzo di aggiudicazione del bene artistico sia superiore alla quotazione riportata sul catalogo d’asta. Questo è il primo e più chiaro riscontro di un incremento delle quotazioni ed è l’esempio più palese di quanto le aste siano in grado di anticipare le loro fluttuazioni.
CRISTINA PALMIERI
per informazioni, domande e richieste di consulenza: cristina.palm@libero.it
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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Cristina Palmieri per la rubrica Il filo di Arianna dedicata alle quotazioni, al mercato dell’arte contemporanea e al collezionismo e, per questo articolo, la Fondazione Marconi di Milano per le immagini delle opere Concetto spaziale di Lucio Fontana e Venus restaurée di Man Ray .
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