Il tasso di cambio si può definire come il prezzo di una valuta (o moneta) in termini di un’altra valuta, ovvero il valore equivalente di una unità di valuta rispetto ad un’altra. Una valuta può considerarsi infatti come un bene, soggetto a compravendita e quindi negoziabile. E come avviene per qualsiasi bene, il prezzo di una valuta subisce variazioni per effetto di cambiamenti che riguardano la domanda e l’offerta. Per il risparmiatore italiano è chiaramente l’euro la valuta di riferimento, ed esistono tanti tassi di cambio quante sono le valute negoziate sul mercato.
I tassi di cambio sono soggetti a variazioni giornaliere. Nel caso di un aumento del
prezzo in euro di una determinata valuta, si avrà un deprezzamento, o svalutazione, dell’euro nei confronti di quella valuta. Nel caso contrario di una diminuzione del prezzo in euro di una determinata valuta, si avrà un apprezzamento dell’euro nei confronti di quella valuta.
Il risparmiatore italiano che ha investito una quota del proprio patrimonio in titoli esteri, ad esempio giapponesi, avrà un guadagno in conto capitale nel caso di una svalutazione dell’euro nei confronti dello yen, e una perdita in conto capitale nel caso contrario di un apprezzamento dell’euro sullo yen.
Facciamo un altro un esempio per capire meglio. Se utilizziamo il cambio euro/dollaro, e il tasso di cambio nominale dell’euro rispetto al dollaro passasse da 0,85 a 1,00 (parità col dollaro) e poi a 1,15, avremmo che, inizialmente, per “comprare”, ad esempio, mille dollari, sarebbe necessario pagare 1.176,47 euro, mentre al raggiungimento della parità, per “acquistare” gli stessi mille dollari basterebbero mille euro e, quando infine il cambio euro/dollaro fosse pari ad 1,15, mille dollari “costerebbero” 869,57 euro.
In sintesi il rapporto tra le valute è determinato essenzialmente da quattro fattori, e precisamente:
1) la valuta nazionale si apprezza quando aumenta il tasso di interesse interno rispetto a quello estero;
2) la valuta nazionale si apprezza quando gli operatori si aspettano che in futuro essa debba farlo, trasferendo nel presente almeno una parte dell’effetto della previsione;
3) la valuta nazionale si apprezza quando il livello dei prezzi interni diminuisce rispetto a quello dei prezzi esteri, cioè quando guadagna potere d’acquisto nei confronti della valuta estera;
4) la valuta nazionale si apprezza quando il saldo della bilancia dei pagamenti del Paese è positivo.
Negli ultimi tempi si è però notata una sempre maggiore correlazione tra i movimenti dei mercati azionari e le oscillazioni delle valute, ignorando a volte il trend delle economie sottostanti. Per cui possiamo affermare che molti fattori finanziari pesano sempre di più sull’andamento dei tassi di cambio rispetto all’economia reale.
Le transazioni medie giornaliere sui mercati dei cambi ammontano a più di 2.000 miliardi di dollari. E l’interesse per il mercato delle valute è sempre crescente.