Tra le due guerre, i movimenti cooperativi europei vissero una fase cruciale della propria storia. In molti paesi, un ampio e variegato fronte conservatore individuò nella cooperazione uno dei principali obiettivi polemici, e invocò provvedimenti legislativi contro questo genere d’impresa. Proprio il caso italiano è centrale per comprendere questo dibattito politico; infatti, il fascismo denigrò e attaccò violentemente il movimento cooperativo, legato a culture antifasciste, come il socialismo, il cattolicesimo sociale o il repubblicanesimo, ma una volta conquistato il potere volle farsi carico di un intento riformatore e, fra ombre e luci, tentò di elaborare una nuova cultura cooperativa. Nella pratica, però, i risultati furono alquanto controversi. Questo volume analizza, per singoli settori economici e con opportuni distinguo, gli effetti che il fascismo ebbe sulla cooperazione italiana, sullo sfondo di quello che contemporaneamente stava accadendo nei principali paesi europei. Questo approccio comparativo, su basi quantitative e qu
Tito Menzani, dottore di ricerca in Storia dell’impresa, è assegnista presso il Dipartimento di scienze economiche dell’Università di Bologna, ed è stato recentemente visiting fellow alla London School of Economics. Lavora a vari progetti di ricerca di storia economica con specifica attenzione a quelle organizzazioni che si muovono tra mercato e finalità sociali, come le imprese cooperative. Tra le sue recenti pubblicazioni: La cooperazione in Emilia-Romagna - Dalla Resistenza alla svolta degli anni settanta, Bologna 2007; Le Bonifiche in Romagna – La realizzazione del Canale in destra di Reno (secc.XVIII-XX), Imola 2008.