Mercoledì al Museo (9): Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo)

Creato il 25 giugno 2014 da Phoebes

Questa rubrica sarà postata di mercoledì, ma sicuramente non ogni mercoledì. Si parla di arte, di artisti, di musei, di archeologia, di architettura… tutti argomenti che mi appassionano ma di cui non sono sicuramente un’intenditrice. Lo scopo di questa rubrica è quindi fare una chiacchierata su cose che vedo, sento, leggo, eccetera. Spero vi piacerà! :)

Crisantemo coronario (dagli affreschi della villa di Livia). Particolare.

Piccola nota tecnica: le foto presenti in questo post le ho fatte io, col cellulare, perché mi ero dimenticata di portare la macchina fotografica, quindi non sono particolarmente riuscite, mi dispiace!

Il Governo ogni tanto fa qualcosa di buono, anche se per un ristretto gruppo di persone. In questo caso parlo del decreto che permette agli insegnati (anche quelli a tempo molto determinato come me) di entrare gratis nei musei. Ovviamente io ne ho subito approfittato! Purtroppo meno di quanto avrei voluto, ma comunque sono riuscita a farmi un giretto completamente gratuito al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo a Roma. Avevo già espresso il mio desiderio di visitare questo museo QUI, e finalmente, proprio un mercoledì, circa un mesetto fa, sono andata a visitarlo. Veramente un Museo meraviglioso, con opere di tutti i tipi (pitture, sculture, mosaici, affreschi, monete, opere d’oreficeria…) e di svariate epoche (II sec. a.C. – V sec. d.C.), sullo sfondo di Palazzo Massimo che già di suo meriterebbe una visita, anche solo per le splendide scalinate.

Erma della cosiddetta Saffo.

La prima cosa che incontriamo visitando il museo sono le erme: dei pilastrini di sezione quadrangolare sormontati da una testa scolpita a tutto tondo (fonte). Tra questi quella che mi è piaciuta di più è questa qui, chiamata “Saffo”, fatta in alabastro nero. Le “teste” erano in realtà tutte molto belle, piene di particolari, specie le acconciature femminili, ma solo questa ha attratto maggiormente la mia attenzione sia per il soggetto probabilmente raffigurato (da quando ho letto le sue Poesie mi sono irrimediabilmente affezionata a lei!) sia proprio per il materiale, visto che era l’unica statua di pietra non bianca. Da bibliofila irrecuperabile appena vedo qualcosa sia pur vagamente somigliante alla parola scritta vado in brodo di giuggiole. Ecco perché mi sono emozionata moltissimo di fronte ai Fasti Antiates, che non sono altro che calendari, ma ditemi voi se non vi affascina almeno un pochina l’idea di essere di fronte ad un testo (seppur frammentato) così antico. Quelli di questo museo sono i resti del più antico calendario romano conservato (84-55 a.C.) e provengono da Anzio.

Mosaico di un mostro marino

Nei giorni in cui sono andata a visitarlo io nel Museo c’era una mostra dedicata ai Mostri: le più bizzare e spaventose creature della mitologia nelle opere scultoree, pittoriche e quant’altro, attraverso i secoli, con pezzi in prestito da altri musei, quindi per questo ancora più interessante. Tra le tante creature semiumane presentate in tutte le salse mi hanno colpito in particolare due opere. La prima è la sfinge. Se pensiamo ad una creatura misteriosa, quale può esserne l’epitome più della mitica Sfinge? Quello che però mi ha colpito di questa statua in particolare non è tanto l’opera in sé, quanto il suo danneggiamento: Le manca il naso! Proprio come quella grande di Giza! Ma che è, si rompano tutte lì? :) Scherzi a parte, mi è molto piaciuta questa sezione della mostra, anche perché ho scoperto che di sfingi ne esistono di svariatiti tipi, non solo col corpo da leone, ma anche di altri animali. L’altra opera che mi è rimasta impressa di questa mostra è la Medusa. Eccola qua: Di questa statua, che rappresenta solo la testa della Medusa, mi hanno colpito le dimensioni: è proprio grossa! Dalla foto non si vede, e ora come ora non saprei fare una stima delle dimensioni, ma sicuramente diverse volte il normale. Insomma, proprio un bel testone di Medusa, davvero imponente! Nel piano interrato del Museo è conservata una bellissima collezione di monete, in un’area blindata tipo caveau. All’inizio pensavo fosse scenografia, ma poi ho notato che le porte spesse venti centimetri erano proprio vere! Bè, immagino che la precauzioe sia necessaria, viste le notevoli ricchezze contenute all’interno: praticamente percorriamo, tramite svariati espositori di monete, la storia dell’Italia dall’età romana ad oggi, attraverso i secoli e i popoli che l’hanno occupata, cambiando di volta in volta la valuta.

Bambola di legno trovata nel sarcofago della Mummia di Grottarossa (II secolo d.C.)

Poi, sempre all’interno di questo caveau, c’era una sezione dedicata ai gioielli. All’interno di quest’ultima c’era una sottosezione, se così possiamo chiamarla, dedicata ad un ritrovamento assai interessante per un’antropologa come me, che mi ha emozionato moltissimo trovare nel Museo, perché non ne sapevo nulla. Sto parlando della Mummia di Grottarossa. Si tratta della mummia di una bambina di circa 8 anni, ritrovata appunto a Grottarossa, un reperto più unico che raro perché in ambito romano la mummificazione è attestata assai di rado. Non ho messo qui foto della mummia perché a causa della teca in cui è conservata (a temperatura e umidità controllate, illuminata con luce attenuata e depurata delle radiazioni dannose, per garantirne la conservazione) non mi sono venute bene. Se volete vederla cliccate sul link di poco prima, che rimanda alla pagina della Wikipedia. La foto non è esteticamente gradevole, anzi, fa anche un certo effetto pensando che si trattava di una bimba. Però la testimonianza giunta a noi così poco alterata di una persona vissuta quasi venti secoli fa è di sicuro qualcosa che merita di essere ammirato. Nella sala, insieme alla mummia, sono esposti tutti gli oggetti rinvenuti nel sarcofago, tra cui la bambola che vedete qui a fianco, che mi ha colpito moltissimo perché è estremamente ben fatta, quasi una Barbie dell’antichità: chissà se aveva anche vestiti e accessori vari! Ed ecco il motivo principale per cui sono andata a visitare questo museo: volevo vedere dal vivo i bellissimi affreschi del ninfeo sotterraneo della villa di Livia, esempio straordinariamente ben conservato di quella pittura di giardino di cui avevo già parlato in un altro Mercoledì al Museo. Bè, devo dire che non erano come li immaginavo, ma molto molto più belli! Sapevo che erano molto ben conservati, ma non immaginavo ci fosse la stanza intera! Praticamente si entra in questo locale e si ha proprio l’effetto che doveva crearsi nel primo secolo d.C., si è al chiuso ma pare di stare all’aperto! I disegni sono molto realistici, e la varietà di vegetazione notevole, i colori stupendi! Questa è proprio un’opera da contemplare con calma, sedersi e godersela, e entrarci dentro tanto che dopo un po’ si cominciano a sentire gli uccellini cinguettare, e il vento tra le fronde… Un’esperienza meravigliosa!! Infine veniamo all’opera che penso mi è piaciuta di più, dopo la pittura di giardino: l’ermafrodito dormiente.

Ermafrodito dormiente (II secolo d.C.). Immagine presa da QUESTO sito

Quello che mi è piaciuto di più di questa statua è la posa, così viva e vera, di questo fanciullo che dormendo si volta su un fianco mettendo a nudo la sua doppia sessualità. In particolare mi ha colpito la posizione del piede sinistro (il destro purtroppo è mancante), che a causa del movimento rimane come incastrato nel lenzuolo, tirandolo involontariamente.

Ermafrodito dormiente (II secolo d.C.), particolare

Siccome è una cosa che succede spesso anche quando nelle afose notti estive mi giro e rigiro nel letto non riuscendo a prendere sonno, ne sono rimasta enormemente affascinata! La fluidità, la perfezione del movimento, unite al fatto che il soggetto sta dormendo, danno proprio l’idea di un’immagine rubata, un momento privato spiato dall’artista che con grande maestria ha saputo fermarlo nella pietra, perché noi, due millenni dopo, potessimo ammirarne lo splendore. Meraviglioso! Ci sono moltissime altre cose di cui avrei voluto parlare, o che avrei anche solo voluto citare, tra quelle viste in questo bellissimo museo, ma ho cercato di contenermi e raccontarvi solo di quelle che mi hanno colpito maggiormente. Consiglio veramente a tutti di andare a visitare il Museo Nazionale Romano! E’ facile arrivarci (si trova vicinissimo alla Stazione Termini), il biglietto vale per tre giorni e comprende anche la visita alle altre sedi del Museo Nazionale Romano, ovvero Terme di Diocleziano, Crypta Balbi e Palazzo Altemps. Di queste tre non so (ma prima o poi vedrò di andare anch lì), ma il Museo di Palazzo Massimo merita veramente una visita! Sono sicura che ognuno di voi potrà trovare la sala o l’opera che gli farà perdere la testa! Io di sicuro ci riandrò, anche perché quando ci sono andata questa prima volta mancava la statua di Augusto di via Labicana, in prestito a qualche mostra sull’Imperatore (quest’anno ricorre il Bimillenario della morte, per cui le mostre si di lui abbondano!). Bene, ho finito di tediarvi, vi lascio con qualche altra immagine di qualche altra opera che più delle altre ha suscitato la mia attenzione.

Sarcofago delle muse

Sarcofago di Portonaccio
Questo sarcofago doveva essere la tomba di un generale romano impegnato nelle campagne germano-sarmatiche di Marco Aurelio (anni 172-175 d.C), infatti presenta degli altorilievi di combattimento tra Romani e barbari. [fonte]

Questa statua, se non ricordo male, rappresenta un Ercole anziano, ma quel che mi ha colpito di più è stato vedere l’eroe in una forma fisica non proprio perfetta: non me l’aspettavo!

Atleta.
Non trovate che la fascia sulla fronte sia praticamente identica a quella degli atleti di oggi?

Affresco nel triclinio C, dalla Villa della Farnesina.
Mi ha colpito il colore: non avevo mai visto un affresco nero! Ora, la foto non rende: dal vivo è davvero molto bello!

Decorazioni ad intarsio.
Non ricordo da dove provengono, ma mi sono piaciute molto perché non avevo mai visto opere del genere così antiche, e i colori così vividi sono senza dubbio affascinanti!

Link utili sul Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo

Wikipedia
Soprintendeza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

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arte, Mercoledì al Museo

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