Quest'anno anche il grazioso albero
nella Grand Place
rispecchia bene il mio umore
Il periodo natalizio è per me un gran tormento. Il mio umore, già di per sè instabile, tra palle di neve e abeti decorati diventa del tutto incontrollabile.
L'intolleranza si spinge ai massimi livelli: chi mi sta sulle palle normalmente, nel periodo natalizio mi ci sta cento volte di più. Anche il sentimento opposto subisce degli stranissimi stravolgimenti, fatti di slanci di entusiasmo, eccitazione immotivata e la pretesa assurda che ci mi sta intorno capisca e salga con me sull'ottovolante. Questioni aperte lasciate a sonnecchiare pacifiche durante i mesi precedenti tornano violentemente alla ribalta, e pretendono una soluzione definitiva in tempi brevissimi.
Nel periodo natalizio tendo a raggiungere nuove vette di sincerità,
Nel periodo natalizio oscillo fra un desiderio struggente di sentirmi a mio agio nella Tradizione e una spinta altrettanto potente alla distruzione della falsità imperante. Mi si potrà così trovare - nel giro di poche ore - in preda a shopping compulsivo oppure chiusa in un ostinato rifiuto della convenzione del regalo. Amorevole agli antipasti di una cena con i migliori amici e acidamente critica nell'intavolare polemiche nei confronti degli stessi prima di arrivare al dessert.
La situazione precipita di solito attorno all'ora di pranzo il 25 dicembre. Dopo una vigilia regolarmente passata a cercare di annegare nell'alcol il pensiero della ricorrenza imminente, il giorno di Natale mi sveglio gonfia e intorpidita che l'arrosto è già in tavola e i parenti arrivati. L'alcol allenta il controllo che avevo mantenuto a stento fino a quel momento, e in un attimo ho scelto la preda contro cui avventarmi.
Le scenate del giorno di Natale sono proverbiali. Senza urla e pianti non si può dire che sia stato un successo. Finora nessuno è stato immune da queste risse da me scaturite: nonni, zii, genitori, sorella, fidanzato della sorella, migliori amiche. Tutti, una volta o l'altra, ci sono passati.
Ogni anno ci tento, mi dico che sarà diverso, che ho un anno in più, che sono ormai un'adulta soddisfatta (eeeuh), che non c'è più motivo.
Ma il motivo c'è sempre. Quindi siete avvisati, o voi che avrete a che fare con me in questi giorni. Se evitarmi non potrete, armatevi di una buona dose di pazienza e non rispondente alle provocazioni fittizie.
Ci avvieremo con calma verso il Capodanno, quando, passata la delusione per l'ennesima festa non riuscita, il mio umore si stabilizzerà sul basso fino all'arrivo della primavera.