Oh, finalmente fra cime innevate, rocce rosse giganti, deserti desertici, si profila all'orizzonte in direzione di Mesa Verde qualche scorcio della profonda America come l'immagino, un mastodontico camion rosso tutto tirato a lustro, segni di vita agricola, una fattoria solitaria come nei quadri di Hopper, che ci vuole coraggio a viverci ma piena di fascino per chi la guarda, silos che tra congetture varie ipotizziamo stracolmi di "beans".
Già, a proposito di fagioli, non ne possiamo più, al momento dello spuntino di mezzogiorno nel gruppo esplode la rivolta: basta con chili, enchiladas e fagioli, la passione del capobranco Jere, siamo in America e vogliamo mangiare americano, un buon vecchio hot dog per favore! Sommossa sedata al "Milts Legendary Chili" davanti a hamburger e wuerstel di pollo per chi non mangia maiale e anelli fritti di cipolla, una bomba per il povero fegato, però sono squisiti.
Se per l'Arches National Park tocca passare per Moab, per Mesa Verde la sosta prevista è Cortez, città agricola di 8600 abitanti che si snoda praticamente su una sola strada che non può che chiamarsi Main Street; aiuto! ci vuole fantasia per trovare cosa vedere e oltretutto piove e fa freddo. C'è chi si mette a giocare a burraco in camera, la sottoscritta meglio che niente va a fare un giro al mega supermarket di fronte all'albergo. Quantità incredibile di merce, bella frutta e verdura impeccabilmente allineate, colpisce una corsia lunghissima solo di cibo per animali, l'equivalente di 10 supermarket di casa nostra. Ma quanti milioni di cani e gatti circolano da queste parti?
Buona parte del nostro itinerario si è articolato tra i 1500 e i 2500 metri d'altezza, perché siamo quasi sempre stati sul Colorado Plateau, la più alta regione pianeggiante degli USA che si estende fra gli stati Utah, Colorado, New Messico e Arizona; nella sezione sud-occidentale di questo vastissimo altopiano del Colorado si trova l'altopiano di Mesa Verde, un altopiano nell'altopiano, se così mi posso esprimere. A Mesa Verde non si va per la natura, pure spettacolare, ma per l'uomo, difatti è il primo parco nazionale degli Stati Uniti, creato nel 1906, destinato alla conservazione dell'opera dell'uomo e riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
Quando arriviamo al mattino presto c'è un tempo da lupi, strada e paesaggi innevati, non vediamo come ci riuscirà invece al ritorno le vallate sottostanti, punto d'incontro dei vari stati, ma è questione di versante, inoltrandoci nella Mesa troveremo poi persino il sole. Millecinquecento metri circa di passeggiata a piedi e davanti agli occhi la spettacolare Spruce Tree House, uno dei cinque insediamenti "trogloditi" splendidamente conservati, patrimonio di questo parco e di noi tutti.
Mesa Verde è stata abitata dal quinto o sesto secolo fino al 1300 dagli Anasazi (parola indiana navajo che significa "gli antichi"). Gli Anasazi, coltivatori di mais, fagioli e zucche, vivevano in cima alla Mesa in dimore semi sotterranee scavate fino a un metro di profondità nella terra e coperte di un rudimentale tetto di paglia, fango e terra (Pit-houses) poggiato su dei pali semplicemente infilati nella terra.
Non è che tra la fine del XII° secolo e l'inizio del XIII° che si abbandonano queste prime essenziali strutture abitative per costruire in grandi nicchie naturali delle rocce delle articolate abitazioni che si sviluppano in altezza e riconducibili a modelli archetipali delle nostre case odierne. Queste costruzioni sono state abitate per un centinaio di anni e risalgono all'ultimo periodo di occupazione di Mesa verde, il periodo di massimo splendore degli Anazasi.
Gli Anazasi si servivano di sentieri o antesignani dell'odierno free climbing si arrampicavano per le rocce (grazie a fori da loro scavati) per raggiungere dalle caverne la sommità della mesa dove c'erano le colture; gli alimenti, l'acqua o i materiali di costruzione venivano trasportati in recipienti portati sulla testa o sulla schiena. Come noi usiamo mettere i quadri alle pareti, loro decoravano i muri di motivi geometrici o di rappresentazioni di animali.
Nel loro periodo aulico gli Anazasi hanno raggiunto una notevole abilità nel realizzare manufatti di terracotta decorati come recipienti, ciotole e altri oggetti dalle probabili funzioni rituali, abili anche nell'intrecciare canestri con le fibre vegetali. Verosimilmente erano le donne a praticare queste attività artigianali tramandate di madre in figlia. Intorno al 1300 Mesa Verde viene abbandonata e gli studiosi propongono varie ipotesi, cambiamenti climatici, siccità, sovrappopolazione, guerre interne, incursioni degli Aztechi dal vicino Messico che prendevano gli Anazasi come schiavi, forse tutte queste ragioni insieme.
Tunisia: Matmata
Spruce Tree House è molto più grande di un'abitazione troglodita media. Presenta 114 stanze e 8 "kiva", quelle cerimoniali e si ipotizza che vi vivevano 100-125 persone. Anche a Matmata in Tunisia ci sono delle case troglodite e naturalmente non posso dimenticare la strepitosa Petra, tutta scavata nella roccia, l'unicità però di Mesa Verde consiste nella particolare ubicazione di questi villaggi ancestrali ricavati nelle fenditure della pietra, come dei presepi sospesi fra cielo e terra e non a caso vengono chiamati "cliff dwellings", dimore sulle rupi o meglio ancora sul precipizio.
Modernissimo il Chapin Mesa Archeological Museum, con ricca documentazione, filmati, mostre e una libreria.
Presente in ogni villaggio troglodita un Park Ranger che sorveglia i siti e dispensa generosamente spiegazioni. A Spruce Tree House ce n'era una sorridente e simpaticissima e quando ho visto la targhetta appuntata sul petto col suo nome, Jill Blumenthal, non ho potuto fare a meno di ringraziarla e salutarla con un cordiale Shalom!