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Il cartello dei Los Zetas è uno tra gli ultimi gruppi creatisi all'interno della guerra tra cartelli che ormai da tempo insanguina le strade del Messico, tanto che è stato lanciato ormai da tempo l'allarme sulla trasformazione dello stato centro-americano in un vero e proprio narco-stato, dove né il Presidente Felipe Calderon né gli accordi con gli Stati Uniti per arginare il fenomeno (colpiti qualche mese fa dal “Mexicogate”, nel quale si attestava un coinvolgimento in un contrabbando di armi con i cartelli del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosive o Atf) sembra essere di aiuto.
Una delle caratteristiche di questo cartello – tra i principali partner internazionali della 'ndrangheta calabrese – è che molti dei suoi esponenti sono stati prelevati da corpi di speciali della polizia creati appositamente per fronteggiare il narcotraffico. Per cui che “La Flaca” sia passata dall'altra parte della barricata non dovrebbe poi stupire più di tanto.
Così come non deve stupire, nonostante la concezione machista che ancora pervade i narcos, l'uso delle donne in posizioni di rilievo. È questo, infatti, uno degli ultimi “trend” della criminalità organizzata a livello globale (basti considerare il ruolo delle donne degli arrestati nelle 'ndrine o nei clan camorristici). Barbie, Bonbon, Comandante Stella sono solo alcune tra le più agguerrite killer di cui possono disporre i Los Zetas, il Cartello del Golfo o quello di Sinaloa. Per non parlare di Sandra Ávila Beltrán, conosciuta come la “la Reina del Pacífico”, prima leader assoluta di un cartello e dal 2007 ospite delle patrie galere.